Quando l’odio degli integralisti travolge l’animatore gay di una parrocchia cattolica
Articolo di Laurie Goodstein* pubblicato sul sito del quotidiano The New York Times (Stati Uniti) il 29 dicembre 2018, seconda parte, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il lavoro di Antonio (un animatore gay della parrocchia di San Giovanni Evangelista di San Diego negli Stati Uniti) ha cominciato a dare frutti. Nell’ottobre 2017 i banchi erano strapieni per la Messa speciale dedicata alle persone cattoliche omosessuali, i loro amici e le loro famiglie, per commemorare il ventesimo anniversario di Always Our Children (Sempre nostri figli), il messaggio pastorale dei vescovi statunitensi che è uno dei segni più tangibili della volontà di accoglienza verso le persone omosessuali.
Alla Messa hanno partecipato politici e notabili locali. Il vescovo McElroy ha chiesto scusa per come la Chiesa ha trattato le persone LGBT: “Molta gente in chiesa piangeva. Ero molto contento, perché mi ero diplomato in una scuola cattolica, avevo insegnato religione per diciotto anni e mi sentivo non voluto. È stata davvero una bella sensazione” dice Tom Kirkman, membro del ministero LGBT della parrocchia, che ha scritto una cronaca della Messa per un giornale gay locale. Fuori dalla chiesa c’erano anche dei manifestanti ostili, ma dopo quella Messa le minacce gradualmente sono cessate: “Credevo che avessero deciso di lasciarmi in pace” dice Antonio.
Tutto è cambiato dopo l’estate 2018, quando un gran giurì della Pennsylvania ha documentato gli abusi sessuali di centinaia di sacerdoti; è risultato poi che l’ex arcivescovo di Washington ha abusato sessualmente di diversi seminaristi. In autunno il vescovo McElroy ha svolto un’indagine sugli abusi sessuali nelle parrocchie; alcuni presenti gli hanno gridato di licenziare Antonio e di giurare di non ordinare sacerdoti gay. Il vescovo ha risposto che i sacerdoti fanno promessa di celibato e ha aggiunto “Non ho intenzione di discriminare chi ha un orientamento omosessuale”.
Alla parrocchia di San Giovanni il ritmo delle minacce si è così intensificato. Dopo il tentativo di incendio e l’irruzione la parrocchia ha installato delle porte di sicurezza. La polizia di San Diego ha confermato che ci sono state almeno cinque segnalazioni da parte della parrocchia, tra cui due crimini d’odio, compreso il pugno sferrato ad Antonio, su cui stanno ancora indagando.
Antonio riferisce che ha incontrato degli agenti dell’FBI che stanno indagando sul caso; l’FBI di San Diego non ha voluto rilasciare commenti. Alcuni articoli che mostrano foto di Antonio con suo marito e sua madre, ora defunta, sono apparsi su siti cattolici conservatori come Church Militant e Lifesite News. Poi hanno pubblicato anche il suo indirizzo di casa, ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: temendo per la propria sicurezza, ha rassegnato le dimissioni nelle mani del vescovo. Probabilmente non sono stati i responsabili del sito ad attaccarlo fisicamente, ma “le loro accuse e menzogne senza fondamento” può aver aizzato altri.
Il vescovo ha accettato le dimissioni “con vivo dispiacere” perché il ministero di Antonio è stato efficace. In un comunicato pubblicato sulla prima pagina del bollettino settimanale della parrocchia il vescovo ha scritto “I vigliacchi pieni di odio che hanno perseguitato Aaron Bianco fino a farlo dimettere non hanno nulla di cattolico, né di cristiano”.
La settimana successiva, alla Messa domenicale, un giovane padre ispanico ed etero che Antonio aveva seguito nella fede, ha ricevuto il battesimo. Antonio non c’era, ma i moltissimi membri del ministero LGBT da lui messo in piedi erano lì ad assistere.
* Laurie Goodstein è corrispondente nazionale per le tematiche religiose del New York Times. Lavora per il nostro giornale dal 1997, dopo aver lavorato per Metro e per il Washington Post per otto anni. Laurie Goodstein è in cerca di storie che facciano capire come gli Americani vivono la loro fede in un’epoca di sempre maggiore diversità religiosa e di conflitti sui limiti delle espressioni religiose.
Si è guadagnata molto rispetto nel suo campo perché rifiuta di trattare le fedi e i gruppi religiosi come monoliti e perché descrive la grande varietà di voci e di discussioni all’interno dei vari gruppi: cattolici, ebrei, mormoni, musulmani, protestanti conservatori. Appare spesso in TV, in radio e su internet e tiene conferenze nelle università. È produttrice di un documentario, basato principalmente sui suoi articoli sul tema, che racconta di alcuni ragazzini sordi abusati sessualmente da sacerdoti cattolici, che hanno cercato per decenni di ottenere giustizia. Laurie Goodstein è cresciuta a Los Angeles e ha conseguito un master in giornalismo nel 1989. Vive con il marito e i due figli a New York.
Testo originale: He Was a Gay Man on Staff at a Catholic Parish. Then the Threats Began Coming In.