Quando l’omofobia ti fa sentire come un cassonetto della differenziata
Ieri sera, proprio mentre si stava svolgendo la veglia per le vittime di omotranfobia organizzata dal gruppo Ruah di Trieste, è giunta, in diretta, la notizia di un nuovo episodio di omofobia. La vittima è Fabio, un nostro amico del gruppo Zaccheo. E’ stato aggredito poche ore prima sul lungomare di Manfedonia.
Ha immediatamente chiamato la polizia ed è riuscito anche a scrivere un resoconto dettagliato dei fatti, che ci ha inviato e che riportiamo. Gli siamo grati dell’una e dell’altra cosa.
Dopo una giornata faticosa con il mio amato Roberto, tra mal di schiena e trasloco in atto per ristrutturare la nostra casa in campagna a Macchia, dopo un caffè preso con la mamma di due amiche, dopo una interessante telefonata con un amico sacerdote, decido di farmi una passeggiata per il lungomare di Manfredonia con il mio Camillo, uno sharpei cinese che puzza di caciotta.
Passo da un negozio di abbigliamento per acquistare un papillon e aggiungerlo alla mia collezione ma l’addetta alla vendita me ne regala due: un gesto gradito e inaspettato che mi ha fatto tenerezza.
Incontro delle amiche che non vedevo da tempo: gli occhi, in questo periodo di pandemia, parlano ancora di più con la mascherina che ti copre ogni espressione e percepisci nostalgie di abbracci e baci, di calore e odori.
Decido di tornare al luogo in cui ho parcheggiato la mia auto, quella che io ho fatto benedire col nome di Priscilla. Per raggiungere la postazione ripercorro il lungomare e costeggio un antico torrione che sostiene Piazzetta Mercato.
In quel momento il mio pensiero va a Roberto, l’uomo che amo da 14 anni. Il mio passo rallenta per prendere il cellulare dalla tasca della giacca e chiamarlo ma improvvisamente mi arriva dall’alto una bottiglia di birra seguito da risate e versacci omofobi.
Ho visto passare quella bottiglia a pochi centimetri dal mio naso, un tiro al bersaglio. Alzo la testa e vedo un gruppo di ragazzi con berretti ma era già troppo buio per poterli identificare. Mi ritrovo col cellulare tra le mani e chiamo la polizia anziché Roberto. Mi arriva la seconda bottiglia, poi la terza e la quarta. Per fortuna sono rimasto illeso dalla scarica di vetro.
Così, in una sera di Maggio alle h20.45 del 2021.
Grazie Roberto, il pensiero di te mi ha salvato.
Un abbraccio a tutt*”
Nella stessa sera, alcuni pregano per le vittime dell’omofobia (e fanno bene) mentre altri ne subiscono gli effetti.