Quando papa Francesco e il cardinale McElroy si confrontano sui temi LGBT+
Riflessioni di padre James Martin, S.J. pubblicare sul sito cattolico Outreach (Stati Uniti) il 7 Febbraio 2023, liberamente tradotte da Andrea del gruppo Cristiani LGBT+ Sicilia
Nelle ultime settimane, il rapporto della Chiesa (cattolica) con la comunità LGBTQ ha fatto molto parlare di sé.
Papa Francesco ne ha discusso durante un’ampia intervista con l’Associated Press e, nelle dichiarazioni successive, sia su Outreach che durante una conferenza stampa in volo. In un saggio per (la rivista) America, il cardinale Robert W. McElroy, arcivescovo di San Diego, ha ripreso l’argomento, concentrandosi sull’accoglienza e sull’inclusione.
Nel loro insieme, questi commenti continuano la conversazione sul rapporto della Chiesa con le persone LGBTQ, iniziata da Papa Francesco nei primi mesi del suo pontificato, quando ha dichiarato: “Chi sono io per giudicare?”.
Ecco alcune citazioni significative.
“Condannare queste persone è un peccato“.
Questa è stata la risposta del Santo Padre alla domanda di un giornalista di Radio France durante una conferenza stampa in volo dal Sud Sudan a Roma il 5 febbraio. Bruce De Galzain si riferisce alle storiche parole del Papa contro la criminalizzazione dell’omosessualità.
Dalla trascrizione della conferenza stampa di Vatican News:
Bruce De Galzain (Radio France): Santo Padre, prima di partire per il suo viaggio apostolico lei ha denunciato la criminalizzazione dell’omosessualità, che non è accettata dalle famiglie né in Sud Sudan né in Congo.
Questa settimana a Kinshasa ho incontrato cinque omosessuali, ognuno dei quali è stato rifiutato e persino espulso dalla propria famiglia. Mi hanno spiegato che il loro rifiuto deriva dall’educazione religiosa dei loro genitori: alcuni di loro vengono portati da preti esorcisti perché le loro famiglie credono che siano posseduti da spiriti impuri.
La mia domanda, Santo Padre, è: cosa dice alle famiglie in Congo e in Sud Sudan che ancora rifiutano i loro figli, e cosa dice ai sacerdoti, ai vescovi?
Papa Francesco: Ho parlato di questo tema in due viaggi. La prima volta [al mio ritorno] dal Brasile: “Se una persona con tendenze omosessuali è credente e cerca Dio, chi sono io per giudicarla?”. L’ho detto in quel viaggio.
In secondo luogo, tornando dall’Irlanda, è stato un viaggio un po’ problematico perché quel giorno era stata appena pubblicata una lettera di un giovane (…) In quel caso ho detto chiaramente ai genitori: “I bambini con questo orientamento hanno il diritto di stare a casa; non potete cacciarli da casa”. E poi recentemente ho detto qualcosa, non ricordo bene le parole esatte, nell’intervista con l’Associated Press.
La criminalizzazione dell’omosessualità è un tema che non può passare sotto silenzio. Si stima che, più o meno, cinquanta Paesi, in un modo o nell’altro, promuovano questo tipo di criminalizzazione – mi dicono di più, ma diciamo almeno una cinquantina, e alcuni di questi, credo siano dieci, prevedono addirittura la pena di morte [per le persone omosessuali].
Questo non è giusto. Le persone con tendenze omosessuali sono figli di Dio. Dio li ama, Dio li accompagna. È vero che alcuni si trovano in questa condizione a causa di varie situazioni indesiderate, ma condannare queste persone è un peccato; criminalizzare le persone con tendenze omosessuali è un’ingiustizia. Non parlo di gruppi, ma di persone.
Alcuni dicono: si uniscono in gruppi che danno fastidio. Io parlo di persone; le lobby sono qualcosa di diverso. Sto parlando di persone. E credo che il Catechismo della Chiesa Cattolica dica che non devono essere emarginate. Questo punto, credo, è chiaro”.
Sulla “inclusione radicale”
Nel suo articolo per (la rivista cattolica) America, il cardinale McElroy ha discusso l’idea di “inclusione radicale” per le persone LGBTQ, le donne e altri soggetti nella Chiesa. Ha anche toccato diversi argomenti riguardanti la sinodalità:
È importante notare che i dialoghi sinodali hanno dedicato un’attenzione sostanziale alle esclusioni dei cattolici LGBT al di là della questione dell’Eucaristia. Sono stati espressi ampi appelli per una maggiore inclusione delle donne e degli uomini LGBT nella vita della Chiesa, nonché vergogna e indignazione per il fatto che ci siano ancora odiosi atti di esclusione.
È un mistero demoniaco dell’anima umana il motivo per cui così tanti uomini e donne nutrono un profondo e viscerale astio nei confronti dei membri delle comunità LGBT. La testimonianza principale della Chiesa di fronte a questo bigottismo deve essere quella dell’abbraccio piuttosto che della distanza o della condanna.
La distinzione tra orientamento e attività non può essere l’obiettivo principale di tale abbraccio pastorale, perché suggerisce inevitabilmente di dividere la comunità LGBT in coloro che si astengono dall’attività sessuale e coloro che non lo fanno.
Piuttosto, la dignità di ogni persona in quanto figlio di Dio che lotta in questo mondo, e l’amorevole protrarsi di Dio, devono essere il cuore, l’anima, il volto e la sostanza della posizione e dell’azione pastorale della Chiesa.
La relazione sinodale italiana ha affermato che “la chiesa-casa non ha porte che si chiudono, ma un perimetro che si allarga continuamente”.
Noi negli Stati Uniti dobbiamo cercare una chiesa le cui porte non si chiudano e un perimetro che si allarghi continuamente se vogliamo avere qualche speranza di attrarre la prossima generazione alla vita nella chiesa, o di essere fedeli al Vangelo di Gesù Cristo. Dobbiamo allargare la nostra tenda. E dobbiamo farlo ora”.
Il linguaggio ‘intrinsecamente disordinato’ è un disservizio”.
Quello che segue è uno scambio di battute tra il cardinale McElroy e il direttore esecutivo di America, Ashley McKinless, co-conduttore del podcast Jesuitical. L’intervista era incentrata sul precedente articolo del cardinale sempre su America.
Ashley McKinless: Lei ha parlato del ruolo delle donne nella Chiesa come di uno dei frutti più bassi, dove c’è più accordo, e dove sono necessari meno cambiamenti ufficiali nell’insegnamento della Chiesa. Penso che in termini di inclusione, l’altro gruppo che spesso viene fuori in queste conversazioni è quello dei cattolici LGBT.
E penso che, uno, non ci sia tanto accordo negli Stati Uniti e nella Chiesa globale su come dovremmo approcciare i cattolici LGBT. E due, abbiamo questo linguaggio sull’omosessualità come intrinsecamente disordinata, e la distinzione che lei ha menzionato nel suo pezzo sull’orientamento e l’attività sessuale. È questo un punto in cui lei vorrebbe cambiare il linguaggio e la disciplina ecclesiastica?
Cardinale McElroy: Per alcuni anni ho detto, e anche altri lo hanno fatto, che il linguaggio “intrinsecamente disordinato” è un disservizio. Il problema è che nel catechismo viene usato come termine filosofico, ma per noi, nel nostro Paese e nella maggior parte del mondo, il disordine è considerato un fatto psicologico. È una parola terribile e dovrebbe essere tolta dal catechismo.
Per quanto riguarda la distinzione tra attività e orientamento, il punto che cercavo di fare nell’articolo era che l’abbraccio di Dio alle persone LGBT, così come l’abbraccio della Chiesa, non dovrebbe basarsi sul fatto che siano o meno sessualmente attive; questo non dovrebbe determinare se cerchiamo di includere le persone, se le raggiungiamo, se le consideriamo come compagni di lotta con punti di forza e di debolezza e aree in cui stanno facendo bene.
Non è che la differenza tra attività e orientamento non sia importante. È così. Ma questo non dovrebbe essere il fondamento del nostro approccio alle persone LGBT. Dovremmo dire in generale: “Vi guardiamo come noi: persone che cercano, in circostanze spesso difficili, di vivere la propria vita qui in questo mondo, di vivere secondo il Vangelo, sapendo di fallire, sapendo che a volte falliamo più volte nello stesso ambito”. Questo è uno degli aspetti della natura umana.
Quando ero un giovane sacerdote, ascoltavo spesso le confessioni, le persone venivano e dicevano: “Oh, sono così sconvolto perché confesso sempre gli stessi peccati”. Siamo fatti così perché la nostra personalità ha una struttura piuttosto rigida. Questo è il quadro in cui, secondo me, dobbiamo considerare l’intera questione della LGBT.
La mia visione pastorale qui a San Diego è quella di far sì – ed è difficile da realizzare – che le persone LGBT si sentano accolte nella vita della Chiesa come tutti gli altri. Come ci arriviamo è difficile e ci sono dei passi da fare ancora. Ma questo è il mio obiettivo. E sento che Cristo sarebbe totalmente d’accordo con questo. Che vorrebbe che ogni persona, ogni persona LGBT e le sue famiglie, si sentissero ugualmente accolte nella Chiesa.
* Il gesuita americano padre James Martin è editorialista del settimanale cattolico America ed autore del libro “Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt” (Editore Marcianum, 2018). Padre James ha portato un contributo sull’accoglienza delle persone LGBT nella Chiesa Cattolica all’Incontro Mondiale delle Famiglie Cattoliche di Dublino e ha una sua riflessione anche al 5° Forum dei cristiani LGBT italiani (Albano Laziale, 5-7 ottobre 2018).
Testo originale: Pope Francis and Cardinal McElroy speak out on LGBTQ issues