Quanta confusione e malafede sulle persone gay
Lettera pubblicata nella rubrica di Corrado Augias su La Repubblica, 22 giugno 2012, p.32
Caro dottor Augias, ho letto le lettere inviate dalle persone dichiaratesi omosessuali e ci sono rimasta davvero male. Nella mia famiglia allargata c’è sempre stato posto per tutti. Ora anche per il compagno del mio ex cognato, che i miei figli adolescenti chiamano zio (se fosse una donna l’avremmo chiamata zia, mi hanno detto molto tranquillamente).
Loro ridacchiano dei loro amici che sono un po’ omofobi, perché́ lo sono le loro famiglie, e mi dicono: «Se sapessero che andiamo in discoteca con gli zii chissà̀ che faccia farebbero!».
Non ho alcun problema ad affidargli i miei ragazzi, sono persone responsabili, perbene, pagano le tasse, conducono una vita più̀ etica di certi maschi che ho avuto la sfortuna di incontrare.
Giorni fa, uscendo dalla casa dei nonni, dopo essersi trovati tutti insieme, anche con “loro”, i miei figli mi hanno detto: «Che bello però, noi siamo come gli hippies, Peace and Love, nessuno si detesta e ci vogliamo bene, dovrebbe vederci il Papa, magari si calma pure lui».
Monica Lupato
La risposta…
Nei giorni scorsi sono rimasto piacevolmente sorpreso nel leggere quanto ha scritto il ct della nazionale Cesare Prandelli a proposito di omosessualità̀. Parole che fanno da prefazione al libro di Alessandro Cecchi Paone, omosessuale dichiarato, Il campione innamorato (Giunti ed.).
«L’omofobia è razzismo — ha scritto — nel mondo dello sport resiste ancora il tabù dell’omosessualità̀, mentre ognuno deve vivere liberamente sé stesso, i propri desideri e i propri sentimenti. Dobbiamo tutti impegnarci per una cultura dello sport che rispetti l’individuo in ogni manifestazione della sua verità̀ e della sua libertà».
Ho ricevuto varie lettere improntate ai sentimenti espressi dalla signora Lupato. Lorenzo Finzi mi scrive: «Penso che il mondo Lgtb [omosessuali e trans gender — nda] debba fare di più̀ per interagire con la società̀ e potrebbe fornire un modello di convivenza pacifica, tollerante, pluralista.
Questa è secondo me la “cultura” Lgtb, invece c’è sempre una lastra, trasparente ma dura che ci separa dagli “altri”».
Il tabù sull’omosessualità̀ è influenzato dalla componente religiosa sorta, secondo una verosimile ipotesi, quando il genere umano aveva bisogno di riempire ampi spazi riproducendosi alla svelta.
Come altri tabù, anche di tipo igienico, la prescrizione s’è poi stabilizzata in un divieto. C’è poi la confusione tra amore omosessuale e prostituzione che sarebbe come confondere un rapporto di coppia e un rapporto a pagamento in campo etero.
Pesa anche la confusione tra amore omosessuale e il rapporto perverso di tipo pedofilo o, come si diceva una volta, pederastico. Insomma c’è molta confusione in materia, interessi di varia natura e una buona dose di mala fede tendono a perpetuarla.
Corrado Augias