Quante volte abbiamo usato la bibbia per discriminare gli uomini, le donne, i gay?
Testo tratto dal sito wouldjesusdiscriminate.org (USA), libera traduzione di Silvia Lanzi
Si dice spesso che “Chi non può può imparare dalla storia è condannato a ripeterla”. La Chiesa (e i cristiani presi individualmente) certamente non sono immuni dal commettere degli sbagli – a volte orribili. Nel passato, abbiamo abusato delle Sacre Scritture per difendere – e anche promuovere – certe idee e certe azioni indifendibili.
C’è stato un periodo in cui i cristiani credevano che la schiavitù fosse il volere di Dio. C’è stato un periodo in cui molti cristiani credevano che alle donne non fosse permesso di votare. C’è stato un periodo in cui molti cristiani credevano che i matrimoni interrazziali fossero sbagliati. Ogni posizione era supportata in modo elaborato da argomenti biblici – e ogni posizione, lo possiamo vedere chiaramente ora, era completamente sbagliata.
Ora capiamo che erano all’opera pregiudizi culturali – che hanno plasmato il modo in cui quei cristiani hano leggtto la Bibbia. È essenziale, per quelli di noi che cercano di conoscere e seguire la volontà di Dio in tutto quello che fanno, che imparino dagli errori della nostra storia così da non ripeterli più. Sono in gioco vite preziose, e noi semplicemente non possiamo permetterci di essere di nuovo in errore. Se sappiamo come questi errori sono stati fatti in passato, abbiamo una maggiore possibilità di riconoscerli ed evitarli oggi. Consideriamo questi esempi del passato.
I cristiani hanno usato la Bibbia per sostenere il sistema americano della schiavitù
I fautori della schiavitù hanno utilizzato tre argomenti distinti: la natura, la Scrittura e l’ordine sociale. Hanno sostenuto che la natura della gente africana (spesso vista come la “maledizione di Cam”) li relegasse alla schiavitù. Questo punto di vista è stato sostenuto da una stretta lettura di una selezione delle Scritture. Essi hanno inoltre sostenuto che la società umana sarebbe crollata se non si fosse mantenuto lo status quo:
“La maledizione di Cam è stata marchiata sulla pelle e sulle caratteristiche dei suoi discendenti africani. La mano del fato ha unito colore e destino. L’uomo non può separare ciò che Dio ha unito” James Henry Hammond senatore degli Stati Uniti (1807– 1864).
“[La schiavitù] è stata stabilita per decreto di Dio onnipotente… è sancita dalla Bibbia, in entrambi i Testamenti, dalla Genesi alla Rivelazione… è esistita in tutte le epoche, è stata trovata tra le genti con il più alto grado di civilizzazione, e nelle nazioni con la massima competenza nel campo delle arti.” Jefferson Davis, presidente degli Stati Confederati d’America (1808 – 1889) .
“Il diritto di possedere schiavi è stabilito chiaramente nella Sacra Scrittura, sia come precetto, che come esempio” Rev. R. Furman, battista del South Carolina (1755 – 1825).
“Non c’è un verso nella Bibbia che impedisca la schiavitù, ma molti che la regolano. Non è dunque, concludiamo, immorale” Rev. Alexander Campbell (1788 – 1866).
“La speranza di civiltà stessa poggia sulla sconfitta del suffragio nero.” Affermazione di un importante pastore presbiteriano del XIX secolo, citato dal reverendo Jack Rogers, moderatore della Presbyterian Church (USA).
Forse uno dei documenti più tristi di quel periodo è questo rendiconto in cui “[I sostenitori] della schiavitù accuvano gli abolizionisti di dare [un’interpretazione storico-critica della Bibbia] che ne distorceva il significato letterale. John Henry Hopkins (1792 – 1868), religioso pro-schiavitù e vescovo episcopale del Vermont, affermava: ‘Perché non posso immaginare trasgressione più odiosa agli occhi di Dio, e più sicura per perdere la sua benedizione, che la determinata volontà di distorcere la sua Parola rivelata, non come è veramente, ma come gli uomini, nel loro orgoglio folle di una filantropia superiore, immaginano dovrebbe essere.’
Il vescovo Hopkins credeva che un malinteso senso della filantropia avesse rimpiazzato la Bibbia, come fonte della verità. In uno dei passaggi più rivelatori della letteratura pro-schiavitù, il vescovo Hopkins aveva sostenuto ulteriormente questo punto. Egli stesso era torturato da un disagio morale circa la bontà della schiavitù; non di meno rimase convinto che l’ermeneutica del senso letterale fosse la chiave per comprendere la verità divina. Egli piegò la propria coscienza all’autorità biblica:
‘Se fosse una situazione da determinarsi con simpatie personali, gusti, o sentimenti, dovrei essere pronto come qualsiasi altro uomo a condannare l’istituzione della schiavitù, perché tutte le mie esperienze d’istruzione, abitudine, e la mia posizione sono del tutto contrari ad essa. Ma, come cristiano, sono stato ammonito solennemente di non essere “saggio nella mia presunzione” e di non “basarmi sulla mia comprensione”. Come cristiano, sono obbligato a sottomettere il mio intelletto debole ed errante alla volontà dell’Onnipotente. Perché solo allora io posso essere al sicuro delle mie conclusioni, quando so che sono in accordo con la sua volontà, davanti al tribunale al quale dovrò rendere un resoconto rigoroso nell’ultimo grande giorno.’
Lacerato tra la razionalità della coscienza umana e l’irrazionale ortodossia dell’interpretazione letterale, il vescovo Hopkins si sentì costretto ad aderire dall’ermeneutica del senso letterale e ad appoggiare un’istituzione che intuiva essere malvagia. La sua personale avversione della schiavitù, poichè confliggeva con il senso letterale della Bibbia lo convinse che l’inclinazione morale era relativa e così inaffidabile. L’aderenza pro-schiavista nella lettura letterale alla Bibbia era così estrema da rendere per lui il giudizio razionale, nel dibattito su questioni morali, una forma di infedeltà religiosa. Cosa incredibilmente triste – il vescovo Hopkins ha ignorato le sollecitazione dello Spirito di Dio nella sua anima, e altri potenti e positivi scritti contro lo schiavismo, perché credeva che la Bibbia lo imponesse.
I cristiani hanno usato la Bibbia per negare alle donne il diritto al voto
Usando le stesse ragioni di quelli che appoggiavano la schiavitù (natura, Scrittura e ordine sociale) alcuni cristiani hanno resistito ad ogni tentativo di migliorare la condizione delle donne nella società, in particolare nella lotta per la concessione del diritto di voto alle donne. Sono state invocate la natura e dei brani scritturali selezionati per mostrare che il posto della donna era la casa, non l’impegno come cittadino. Riguardo al desiderio di votare delle donne, il Council of Congregationalist Ministers of Massachusetts affermava:
“I doveri appropriati alle donne e la loro influenza sono stabiliti nel Nuovo Testamento… il potere della donna sta nella sua dipendenza, derivante dalla coscienza della debolezza che Dio le ha dato per la sua protezione… Quando assume il posto e il tono di un uomo come riformatrice pubblica… esercita male il potere che Dio le ha dato… e il suo carattere diventa innaturale.”
Anche gli oppositori hanno chiamato in causa il carattere di quanti sostenevano l’uguaglianza:
“Chi chiede il voto per le donne? Non sono quelli che amano Dio, né sono quelli che credono in Cristo, come classe. Possono essere eccezioni, ma la maggioranza preferisce l’allegria degli infedeli al favore di Dio e ll’amore della comunità cristiana. È a causa di questa tendenza che la maggioranza di coloro che sostengono il voto per la donna danno il benservito alla legislazione del Cielo, ai piaceri di una casa, e vanno verso l’infedeltà e la rovina” Justin Fulton, 1869, in opposizione al diritto delle donne al voto. Quelli che hanno lottato contro il voto alle donne hanno spesso usato passi selezionati dagli scritti di Paolo che facevano al caso loro.
I cristiani hanno usato la Bibbia per condannare i matrimoni interraziali
Questo mese (giugno 2007) celebriamo il quarantesimo anniversario di Loving contro la Virginia, il caso è un punto di riferimento dei diritti civili ed ha colpito le leggi che vietavano il matrimonio interrazziale.
“Dio Onnipotente ha creato le razze, bianca, nera, gialla, malese e rossa, e le ha messe in continenti separati. E se non fosse stato per l’interferenza con il suo progetto non ci sarebbe alcun motivo di tali matrimoni. Il fatto che abbia separato le razze mostra che non voleva fossero mescolate”.
Questa è la dichiarazione di giudice della Virginia, nel 1959, che ha poi portato nel 1967 la Corte Suprema degli Stati Uniti ad abolire le leggi che in 16 stati proibivano il matrimonio interrazziale. Incredibilmente, questo giudice, stava invocando gli stesi pregiudizi sulla comprensione di Dio e sull’ordine sociale per fare le sue regole. E questo a quasi cento anni dalla lezione della schiavitù!
Conclusione
Parti della Bibbia, quando applicate isolatamente senza il contesto dell’intera Scrittura e senza la guida dello Spirito, sono state usate per giustificare schiavitù, razzismo e il soggiogamento della donna. Quindi, la domanda che bisogna farsi è, lo stesso errore lo stiamo facendo oggi quando gli stessi argomenti (natura, passi isolati della Scrittura e ordine sociale) sono usati per condannare le relazioni gay e lesbiche?
Tutti questi argomenti storici sulla razza e il genere suonano ossessivamente famigliari a gay e lesbiche cristiani. Ci è stato detto che siamo contrari alla natura, condannati nelle Scritture, che ogni riconoscimento dei nostri diritti o delle nostre relazioni porterà alla rovina dell’ordine sociale.
Come il resto di questo sito rende evidente, ci sono modi di leggere la Bibbia – ad esempio spirituamente o intellettualmente – che sono pro-gay. Si può avere un’interpretazione anti-gay, ma è una scelta. Le Scritture non ci costringono. La Bibbia è stata usata dagli esseri umani come uno strumento sia di oppressione che di liberazione. Dio, però, promette di essere sempre dalla parte degli oppressi e dei liberatori.
Testo originale: Biblical Evidence: History Lessons