Quanto vale la vita di una persona trans?
Lettera aperta di Leila Pereira Daianis, presidente Associazione di volontariato Libellula di Roma, del 27 luglio 2020
Dopo i fatti accaduti negli ultimi giorni a Roma e l’articolo sul quotidiano “La Repubblica” intitolato: “Roma, transessuale trovata senza vita in un piazzale a Tor Sapienza”, vorrei chiarire che, secondo me, chiunque prima di rilasciare qualsiasi intervista, per evitare strumentalizzazioni, dovrebbe conoscere bene i fatti, e poi, dopo averlo accertato, casomai dichiarare che “potrebbe trattarsi di Transfobia”. Perché sulla transfobia non si scherza.
La transfobia è di fatto molto complessa poiché riguarda una serie di atteggiamenti, sentimenti o azioni negative, discriminatorie o pregiudizievoli nei confronti di persone transgenere o persone percepite come tali, e le persone trans* la subiscono ogni giorno, soprattutto le sex-worker, le persone trans* anziane e le disabili, perché sono le più vulnerabili; tra queste persone, molte si rivolgono alla nostra associazione e noi cerchiamo di poter dare una risposta ai loro bisogni.
Lo Stato Italiano dovrebbe chiedere la collaborazione delle Associazioni su tutto il territorio nazionale proprio perché sono le associazioni che si occupano delle istanze delle persone LGBTQIA+, ed anche per far sì che le leggi contro l’omolesbobitransintersexafobia, la discriminazione di genere, l’orientamento sessuale e la misoginia possano essere efficaci, imparziali e non discriminanti.
Si dovrebbe attuare da parte delle Istituzioni un piano progettuale, finalizzato all’accoglienza e tutela di persone in condizione di vulnerabilità che subiscono oppressioni e violenze sociali e domestiche; erogando finanziamenti per progetti volti a istituire centri di accoglienza, percorsi formativi d’inserimento nel mondo del lavoro e campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Tutte le Associazioni LGBTQIA+ dovrebbero usufruire di questi fondi, con un accesso più snello e meno burocratico.
Lo Stato dovrebbe supervisionare l’accesso ai bandi, per esempio, ed evitare che siano sempre e solo alcune associazioni, privilegiate, a farla da padrone.
L’Associazione Libellula lavora nel campo del sociale a sostegno delle persone trans* da 22 anni; abbiamo costatato che, ogni qualvolta si deve approvare una legge dove siano presenti istanze per i diritti anche delle persone trans*; ogni volta che si istituiscono dei bandi per progetti a sostegno alle persone trans*, succede il finimondo nella comunità LGBTQIA+ e, ultime nella fila degli ultimi, le trans* sex- worker diventano “carne da macello”; le Associazioni anziché unirsi per un bene comune della nostra comunità, scatenano una guerra tra poveri senza fine; alcune, che tanto povere non lo sono, cercano di scavalcare le piccole associazioni screditandole, come se non avessero mai fatto nulla per la comunità trans*.
L’associazione Libellula negli anni ha realizzato progetti concreti al fine di garantire alle persone trans* un percorso formativo e professionale, per far sì che le persone trans* possano condurre una vita dignitosa, con finanziamenti privati.
Libellula condanna qualsiasi tipo di speculazione sulla pelle delle persone trans* che non sono più in vita. Dobbiamo supportare queste persone mentre in vita ci sono, trovando e realizzando ogni forma d’inserimento nel tessuto sociale e lavorativo.
Garantendo una casa, un lavoro, sostegno allo studio, diritto alla salute; un progetto di autonomia e cittadinanza attiva, non di emarginazione e stigma.
Dobbiamo ancora lottare, per far sì che la morte di una persona trans* abbia giustizia e che venga fatta luce sulla verità, in caso contrario non sapremo mai se la morte di una persona trans* è dovuta a suicidio, omicidio, morte naturale o transfobia; una cosa è certa in questi giorni la vita di una persona trans*, vale ben poco, tuttavia forse serve a qualcuno.
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