Quaresima queer. Dimmi quelle parole d’amore che gli altri non sanno
Riflessioni di Luigi Testa
«Intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo» (Gv 19, 2). La corona è la reliquia della tua passione più pericolosa. Con un po’ di attenzione, le altre le puoi toccare, baciare, senza farti male.
Questa no: se la tocco, rischio di ferirmi; se mi avvicino a baciarla, le spine mi pungono le labbra. È impossibile baciarla senza farsi male. «Impossibile amarti impunemente, / dolce rovina, Cristo, / che rovini in me tutto ciò / che non è amore» (D.M.Turoldo, Cristo mia dolce rovina).
Bisogna essere un po’ incoscienti per arrampicarsi sulla croce e toglierti quella corona dalla testa, Gesù. (Incoscienti, o innamorati. Ma non è la stessa cosa?). Tanto poi, se mi pungo, ci pensi tu a guarirmi. Ti faceva tanto male?
E mentre sono così vicino alle tue labbra, mentre ti copro di baci la fronte insaguinata e ti accarezzo i capelli, ripetimi sottovoce le parole dell’amore, le parole dell’intimità, le parole che ci diciamo solo io e te, e che gli altri non sanno.