Quaresima queer. La prima ferita
Riflessioni di Luigi Testa
La prima ferita è quella che ti lascia sulla guancia il bacio del traditore – «Gli si accostò dicendo: “Rabbì” e lo baciò» (Mc 14,45). Le altre ferite, dopo la resurrezione, non le sentirai più, ma forse questa – invisibile – ancora oggi ti fa male, Gesù.
Mi sono chiesto a volte perché gli hai permesso di avvicinarti così; perché gli hai permesso di baciarti. Forse è perché speravi che le sue labbra sulla tua pelle gli ricordassero i baci di una volta, quelli dell’inizio, dell’intimità, dei primi giorni, quando tutto sembrava non sarebbe finito mai.
Forse è perché speravi che il calore del suo fiato contro l’odore della tua pelle gli premesse sul cuore e lo inondasse di nostalgia – «Hai abbandonato l’amore di una volta» (Ap 2,4). Povero Giuda. Povero Gesù.
Comincio a baciarti da qui, Signore, e torno ancora a baciarti, e ancora, ancora, fino a quando sorriderai come si fa con un bambino – fino a quando non ricorderai più la ferita di quel bacio di notte, nell’orto – fino a quando i miei baci saranno così tanti da cancellare il bacio del traditore.