Quattro passi da fare per far partire una pastorale parrocchiale con le persone LGBT+
Testo tratto dal libro LGBTQ Catholics: A Guide to Inclusive Ministry di Yunuen Trujillo (Paulist Press, 2022), capitolo 3, pagine 26-29, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Ogni parrocchia è diversa dalle altre, e non esiste una ricetta valida per tutte, ma i seguenti quattro passi possono essere un utile suggerimento.
- C’è bisogno di un ministero LGBTQ?
È importante chiedersi se nella propria parrocchia è sentito il bisogno di un ministero LGBTQ. Il bisogno c’è dove ci sono persone LGBTQ o famigliari. Nel momento in cui due o più parrocchiani hanno la medesima esigenza, il ministero è nato. Parlate assieme della possibilità di creare un gruppo, e se siete disponibili a raccontare la vostra storia al parroco o a qualche responsabile della parrocchia per creare la consapevolezza della necessità di un gruppo LGBTQ.
- Fare rete con gli altri gruppi
Le altre pastorali già in essere possono guidarvi con la loro esperienza pastorale e le loro conoscenze nella gestione dei gruppi. Il problema è che la maggior parte dei gruppi parrocchiali e diocesani sono abituati ad agire in privato, molto spesso non hanno messo per iscritto le loro conoscenze, oppure sono difficili da contattare. Se possibile, cercate di contattarli per telefono: questi ministeri sono risorse molto importanti.
- Incontrare il parroco
È importante fissare un appuntamento con il parroco in modo da potergli parlare del gruppo e dei suoi incontri. Può essere utile cominciare raccontando la propria storia, senza mettere in discussione la dottrina, perché prima di tutto bisogna creare la consapevolezza della questione, e porre al centro del dialogo le ferite di questa porzione del Corpo di Cristo. Dovrebbe essere una conversazione da cuore a cuore.
Una volta fatto questo, potete presentare le vostre idee su come potrebbe funzionare il questa pastorali LGBT+, parlando anche di cosa hanno fatto altre realtà, presentando alcune possibili dichiarazioni di intenti, spiegando perché c’è bisogno di una cura pastorale specifica, ed esplicitando la vostra visione del futuro del ministero.
A questo punto potete rispondere alle domande e ai dubbi del parroco. È molto probabile che si rifaccia alla dottrina ufficiale, di cui parleremo più avanti per aiutarvi a preparare il dialogo. Ascoltate il vostro parroco, ma ricordategli che lo scopo del ministero è soprattutto quello di offrire cura pastorale.
Prima dell’incontro procuratevi del materiale che possa essere utile al parroco, come documenti della Conferenza Episcopale, libri, articoli e materiale vario proveniente dai ministeri LGBTQ.
- Invitare qualcuno
Raccomando di invitare all’incontro due o più persone interessate a creare il ministero. Magari dei membri di gruppi già esistenti possono rendersi disponibili ad essere presenti per poter rispondere alle domande del parroco. Ricordatevi però che voi conoscete la vostra parrocchia meglio di chiunque altro, quindi tocca comunque a voi guidare l’incontro: raccontate la vostra storia, condividete i vostri progetti, e rispondete a ogni dubbio se necessario.
Se il parroco dice di no?
La cosa più importante per far nascere un ministero è il sostegno del parroco. Se non vi sostiene, continuate a raccontare la vostra storia a lui e non solo a lui, se emotivamente ve la sentite e non è rischioso farlo.
Se il parroco dice di sì?
A questo punto dovete stendere un progetto. Dovete decidere se incontrarvi in parrocchia o in case private, se il vostro sarà un gruppo di persone LGBTQ oppure di genitori, se essere un gruppo di sostegno o di evangelizzazione, dovete darvi un nome (alcuni esempi di nomi di gruppi esistenti sono “Sono sempre nostri figli”, “Missione gay e lesbica”, “Agape”, “Nessuna barriera di fronte a Cristo”, “Cuori coraggiosi”, “Una sola mensa”), stendere una dichiarazione di intenti, organizzare eventi che attirino gente, fare pubblicità al gruppo, anche sui social, e invitare gente.
Se il parroco dice di sì, ma la parrocchia si oppone?
La prima persona cui rivolgersi è il parroco, senza il quale non si potrà far partire un ministero in una parrocchia ostile.
È importante essere impegnati in parrocchia, far conoscere il proprio ministero, partecipare alle feste e alle occasioni sociali della parrocchia, organizzare attività, veglie di preghiera, presentazioni, e invitare gli altri gruppi parrocchiali. La gente ha paura di ciò che non conosce: fatevi degli amici, parlare delle tematiche LGBTQ e create la consapevolezza della necessità di una cura pastorale.
Se dopo esservi raccontati, la parrocchia comunque non vi sostiene, potete sempre spostarvi in una parrocchia vicina.