Quei cristiani che condannano i gay persi nella loro casa di specchi
Riflessioni di John Shore* pubblicate sull’Huffington Post (USA) il 1 settembre 2013, liberamente tradotte da Laura C.
I cristiani che credono che l’omosessualità sia un abominio contro Dio immancabilmente indicano la Bibbia per giustificare le loro convinzioni. Cos’altro possono fare? Persone del genere non accuseranno se stesse del loro bigottismo.
La Bibbia è tutto quello che hanno: non esiste praticamente altra “prova” che le persone omosessuali offendano Dio. Sfidate un cristiano a citare un singolo argomento che spieghi perché l’omosessualità è sbagliata, e subito si troverà in una casa di specchi: l’unica cosa che può fare è indicare se stesso. Questi cristiani chiuderanno solo gli occhi. “Non importa!” grideranno nella loro oscurità creata da loro stessi. “La Bibbia dice così! La Bibbia condanna l’omosessualità!”
Sono nettamente in errore su questo punto; la Bibbia non lo fa. Ma consigliare a un cristiano simile di pensare razionalmente sull’argomento è come consigliare a uno squalo di pensare razionalmente dopo che aver versato del sangue nella sua vasca. Non lo farà; non lo può fare. Tutto quello che sa fare è seguire il suo istinto più basico e attaccare inconsapevolmente, guidato dal desiderio di placare la sua furia.
Parliamo, quindi, al nostro cristiano dell’unica cosa che gli interessa: Gesù.
E qual è la qualità principale di Gesù nei Vangeli? La compassione. Nessun’altra cosa stava a cuore a Gesù quanto alleviare il dolore degli altri. Per questo è venuto sulla terra. Per questo è stato qui. È il suo scopo principale.
Uno degli episodi più famosi di Gesù che allevia le sofferenze degli altri si trova in Giovanni 5, nel passo in cui viene guarito un uomo che è stato paralitico per 38 anni:
Gli disse Gesù: Alzati, prendi il tuo giaciglio e cammina. *L’uomo fu guarito all’istante; prese il suo giaciglio e cominciò a camminare.
Boom. Fatto.
Sulla scena ci sono anche alcuni leader ebraici, che hanno qualcosa da ridire su quello che Gesù ha fatto. E perché? Hanno così poca compassione da preferire che il pover’uomo resti paralitico? Certo che no. Sono indignati perché Gesù ha disobbedito alla Bibbia. E non in modo lieve. Curando l’uomo, Gesù ha violato sfrontatamente l’ottavo comandamento: ha lavorato di sabato. (“Ricordati di santificare il sabato… … quel giorno non lavorerai”).
I leader religiosi trovano la mancanza di rispetto di Gesù nei confronti della lettera della legge un’offesa troppo grande da accettare. E non scherzano: “Per questo i capi ebraici cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. ”. Lo perseguitano. Perché non ha aspettato il giorno dopo per guarire l’uomo infermo.
Quindi ricapitoliamo.
Di fronte alla sofferenza, Gesù non ha esitato; non ha tergiversato; non è rimasto disorientato. Ha agito. Era perfettamente cosciente del fatto che curare le sofferenze dell’uomo infermo significava violare un comandamento monumentale ed esplicito della Bibbia. Ma non gli importava. Lo ha fatto lo stesso. Gesù ha scelto la compassione rispetto al legalismo.
Ha deciso di ignorare una delle leggi più significative e importanti della Bibbia perché interferiva con il compimento dell’azione giusta da fare. Ancora: Gesù ha scelto la compassione rispetto al legalismo.
Per questo impariamo che ogni cristiano che sceglie di obbedire alla lettera della legge biblica invece di estendere la compassione al prossimo sta completamente e palesemente abbandonando Cristo non seguendo il suo esempio.
Le persone LGBT soffrono, e hanno sempre sofferto, perché i cristiani legalisti usano la Bibbia come giustificazione per trattarli nel migliore dei casi come cittadini di seconda classe, nel peggiore per perseguitarli ferocemente. Questi cristiani disonorano il Dio che danno a intendere di imitare ignorando continuamente il suo unico Figlio.
La risposta del cristiano devotamente legalista a questo ragionamento chiaro e semplice è prevedibile quanto inevitabile: dirà che proprio come l’uomo infermo era fisicamente malato, le persone omosessuali sono malate spiritualmente.
“Vedi?” diranno, “Entrambi hanno bisogno di Gesù che li curi!”
Il che può sembrare ragionevole. Questo ragionamento non tiene conto, però, del fatto che c’è qualcosa di oggettivamente sbagliato nell’uomo infermo, mentre non c’è niente di oggettivamente sbagliato nella persona omosessuale al di là di quello che i cristiani sostengono ci sia usando la Bibbia per provarlo.
Ma quando ci rivolgiamo ai nostri cristiani legalisti sperando in una risposta a tutto questo ci accorgiamo che loro, dopo aver esposto il proprio punto di vista, sono spariti nella loro casa di specchi, per passare le ore guardando estasiati le immagini distorte da loro stessi create, scambiandole sempre per Dio.
* John Shore è uno scrittore e blogger
Testo originale: Gay-Condemning Christians and Their House of Mirrors