Quei gay nascosti nel Family Day: “Se ci scoprono siamo fregati”
Articolo di Francesco Olivo pubblicato su La Stampa il 30 gennaio 2016
«Mamma e papà, sennò è sbagliato» recitano gli striscioni del Family Day. «Il sesso non è un piacere», gridano al microfono. A 49 metri dal palco, però, l’utente Robin si connette su Grindr, la chat per gli incontri gay, e ci contatta: «Anche tu qui?». I comizi vanno avanti: «Noi non siamo una lobby come quegli altri». «Quegli altri» sarebbero gli omosessuali, evocati spesso in toni poco gentili da queste parti, i quali, però, hanno contribuito a riempire il Circo Massimo. Lo dimostrano le centinaia di utenti dell’applicazione per smartphone, che grazie alla geolocalizzazione mette in contatto gli iscritti, indicando la distanza tra loro.
La connessione, vista la folla, è difficile, ma appena torna il segnale, arrivano decine di notifiche. Alcuni nel profilo mettono la foto del volto, altri esibiscono i pettorali, altri preferiscono un’immagine stilizzata. L’anonimato è totale, ma l’indicatore della distanza non lascia dubbi: al Family Day gli iscritti a Grindr sono da tutti i lati, alcuni confessano di aver dimenticato di disattivare la chat, altri si connettono consapevolmente.
Mentre gli slogan si levano al cielo, «A noi la battaglia, a Dio la gloria», Andrea Bmc ci manda un messaggio privato: «Sei nel lato destro del palco?» e poi: «Se ci beccano siamo fritti».
Il 39enne Biz, 86 metri da noi, scrive: «Sei da solo o in compagnia? Io sono venuto con il gruppo della parrocchia a Roma, difficile vedersi». L’utente Grindr Joy confessa qualche imbarazzo: «Non è il posto giusto per incontrarci».
Alla fine della manifestazione i pullman invadono il Lungotevere, partono le canzoni con la chitarra dei gruppi che stanno per tornare a casa, l’atmosfera è allegra, anche da lì arriva un messaggio: «Ciao, sto salendo sul bus, se rifanno una manifestazione torno a Roma e ti scrivo».