Quell’amore omosessuale generatore del cambiamento nella chiesa cattolica
Testimonianza di Beatrice sugli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” per le persone LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali (Bologna, 28 ottobre/2 novembre 2022)
Quando ho ricevuto la mail di invito al ritiro di Bologna, non ho risposto.
Lasciamo che si iscrivano i rappresentanti dei gruppi di credenti LGBT e i loro genitori, chi viene da lontano, tanto noi a Bologna ci abitiamo…
E poi, avevo letto il programma. Quattro giorni di esercizi ignaziani… Anche no! Dai, non ce la faccio, troppo lunghi quattro giorni!
Così ho aspettato il venerdì pomeriggio per mandare un messaggio a Padre Pino, per chiedere se potevamo partecipare il sabato pomeriggio, laboratorio e lavoro di gruppo mi si confanno di più.
Da buon gesuita, mi risponde che “Certo! Dovevamo assolutamente andare e fermarci a cena.” “Già che ci siete mi fate una testimonianza su quello che succede al gruppo genitori con figli LGBT di Bologna…“ ecco la fregatura…
Quando arriviamo a Villa San Giuseppe incontriamo gli altri partecipanti alla spicciolata, chi chiacchierava fuori, chi nella sala grande, chi scendeva dalle stanze per la condivisione del pomeriggio.
Qualcuno lo conosciamo, ci siamo visti altrove, oppure ai tanti incontri online durante il lockdown, oppure nr conosco il nome, in fondo sono anche la segretaria dell’associazione La tenda fiGionata. Quindi sto molto attenta a riconoscere i volti, a recepire i nomi e le città, ad abbracciare chi mi è più familiare e non serve la presentazione.
Al sabato pomeriggio è seguita la domenica, poi anche il martedì perché non avevo salutato bene tutti e avevo ancora tanto da condividere.
Tutte le persone che hanno già descritto quei giorni, hanno descritto tutti o quasi, il senso di amicizia e fraternità, l’assenza di giudizio e anzi, il sorriso che accoglie le tue lacrime e ti fa sentire meno solo, le risate e la meraviglia di sapere che anche lontano, da un capo all’altro dell’Italia, ci sono gruppi, ragazz*, genitori, preti, suore, frati che condividono questo cammino di consapevolezza, sul fatto che puoi essere cristiano LGBTQI+ senza incertezze, senza dubbi, senza dita puntate.
Io invece voglio raccontare un aspetto che forse non è ancora stato descritto.
All’inizio non ci ho fatto caso, eravamo tanti, tutti in borghese, anche i preti, quindi era difficile capire chi veniva dalla stessa città, chi era dello stesso gruppo, chi si conosceva da tempo ma magari abitava a mille miglia di distanza.
Poi ci sono stati i racconti, i gruppetti di condivisione e pian piano, memorizzando nomi e visi, mi sono resa conto che c’era una coppia omosessuale, unita civilmente, poi due, no sono tre, anzi sono tante!
In quel gruppo di 35 persone, compresi i preti e le suore, c’erano almeno sei coppie di persone LGBTQI+ che avevano tanto creduto nel loro amore e nella loro cura reciproca da volersi sposare (lo so, dovrei dire “unirsi civilmente” ma loro volevano proprio sposarsi, lo so..).
Sposarsi a volte a dispetto delle famiglie, degli amici, dei colleghi, dei vicini, della Chiesa, di tutti quelli che “ i gay sono intrinsecamente disordinati”!
Sposarsi e continuare ad avere fede, a camminare insieme per chiedere più forte alla Chiesa di aprire finalmente le sue porte, ma davvero, a tutte le persone di buona volontà.
Sposarsi e promettersi fedeltà, generare amore da condividere con la comunità, essere fecondi nel servizio e nell’accoglienza dei fratelli.
Sono tornata a casa più ottimista sul futuro dell’umanità, se c’è ancora qualcuno che vuole sposarsi e donarsi al mondo, forse non tutto è perduto….
> Le altre testimonianze sugli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” per le persone LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali (Bologna, 28 ottobre/2 novembre 2022)