Queste pagine di Avvenire parlano di me, cristiano e omosessuale
Lettera di Maurizio M. del gruppo Spiritualità Arcobaleno di Parma pubblicata su “Noi famiglia & vita“, supplemento di Avvenire del 23 giugno 2019, p.37
Caro direttore, riuscirò senza vittimismo e retorica a fare capire come ci si sente e come ci si sentiva? Sono un credente omosessuale: anni fa associare, o cercare di coniugare questi due sostantivi sembrava un paradosso. Ma un paradosso frustrante ed umiliante per me.
Sono una “pecora” che nel tentativo di essere fedele alla mia Identità e alla mia identità illuminala da un incontro con Cristo nella Chiesa, mi sono trovata fuori da quel recinto protettivo, familiare nel quale ero nato e vissuto. Per anni ho cercato di rientrare dalla porta, scavalcare la staccionata, scavare un buchetto sotto la palizza ta… Ma niente… mai niente: silenzio, imbarazzo e a volte rifiuti e qualche volta esclusione, aggressività e disprezzo.
Oggi quasi non credo ai miei occhi nel leggere gli articoli di Avvenire. Sembrava che di me non si potesse parlare, e ora se ne parla, sembrava che il silenzio dovesse dominare la relazione. Ma è proprio vero si interessano a me, al mio mondo, alla mia fatica? Sembra proprio di si. Si sta aprendo la porta di quell’ovile.
Fuori di metafora quello che sta avvenendo ha una portata epocale per me: mi parlano! Quindi esisto! E mi parlano con una curiosità ed inte-resse rispettosi, ma allora sono una persona degna di rispetto! Tutto ciò è nuovo!
Nasce una profonda gratitudine e l’evocazione di un profondo senso di responsabilità. Grazie.