Questioni gay: “ToscanaOggi” ci ricasca
Articolo di ingrid colanicchia tratto da Adista Notizie n.6200 del 12 ottobre 2013, pp.7-8
La discussione in Parlamento della legge antiomofobia riaccende il dibattito sulle pagine del settimanale cattolico ToscanaOggi, che, già nel 2012, aveva dato il via a una accalorata discussione sulla questione dei matrimoni gay, prima nello spazio delle lettere al direttore, Andrea Fagioli, poi con la pubblicazione di uno speciale sul rapporto fede-omosessualità (v. Adista Notizie n. 28/12).
Nell’edizione del 1° settembre Toscana Oggi dà spazio a due lettere – una delle quali firmata da Elena Bardelli, consigliera comunale Pdl di Serravalle Pistoiese, Patrizio La Pietra, consigliere provinciale Pdl di Pistoia, e Sandra Palandri, consigliera comunale Pdl di Lamporecchio – che bocciano il ddl, asserendo che il suo vero scopo sarebbe quello di «abbattere uno dei pilastri su cui poggia la nostra società, ossia la famiglia “naturale”, fondata sul matrimonio tra uomo e donna».
Preoccupazioni che il direttore asseconda, sottolineando che il testo di legge «fa discutere proprio per quel rischio evidenziato nelle due lettere e cioè che possa diventare reato, ad esempio, essere contrari al matrimonio tra omosessuali e che non lo si possa esprimere liberamente».
Alcuni lettori di Toscana Oggi però non ci stanno. Il settimanale, per esempio, sull’edizione del 15 settembre, pubblica la lettera di Annalisa di Pontassieve, proprio lei che lo scorso anno aveva dato il via alla discussione, che ribatte punto per punto. «Purtroppo la legge Mancino esiste in quanto ci sono cittadini perseguiti non per ciò che fanno, bensì per ciò che sono», scrive Annalisa. «E allora perché non estendere questa legge anche agli omosessuali e ai transessuali ogni volta che sono denigrati o picchiati a causa di ciò che sono, della loro identità sessuale?».
«È intollerabile – prosegue la lettrice di Toscana Oggi – questa confusione strumentale che viene fatta ogni volta si parli di omosessualità: con questa proposta di legge niente c’entra la coppia o l’adozione da parte di omosessuali, niente c’entra il matrimonio gay: qui si parla di un’aggravante nel caso che una persona venga picchiata (come purtroppo accade di frequente), venga derisa o esclusa semplicemente in quanto omosessuale».
«Chi l’ha detto che nessuno, nel caso che passasse finalmente questa legge, potrebbe più esprimere la propria opinione riguardo ai matrimoni gay, e addirittura verrà mandato in galera? Dove è scritto? Non le sembra talmente assurda come ipotesi da sembrare quasi ridicola?».
«Ben venga il dialogo tra pensieri differenti», conclude Annalisa, ma «a partire da un’eguaglianza di diritti che in questo momento in Italia è assente».
«Personalmente – le risponde il direttore – resto dell’idea che il testo del disegno di legge sull’omofobia sia molto discutibile, così come resto convinto che da anni, in Italia, un certo tipo di cultura spinga in maniera sempre più decisa verso una discriminazione al contrario, chiamiamola così, ad esempio nei confronti della famiglia (come la intende la nostra Costituzione) alla quale non si vorrebbe più riconoscere alcun diritto, nemmeno quello di poter chiamare un padre, padre e una madre, madre. Si pensi – scrive ancora Fagioli – all’assurda proposta di una consigliera comunale veneta (condivisa dal ministro dell’Integrazione) di sostituire “padre” e “madre” con “genitore 1” e “genitore 2” per non discriminare le coppie omosessuali».
La questione non finisce lì e, a distanza di qualche settimana, Toscana Oggi pubblica l’ennesima lettera che condanna l’estensione della Legge Mancino e il commento del caposervizio Claudio Turrini (sul sito diversi i commenti di lettori che dissentono) il quale liquida la questione affermando sì che «un dibattito, pacato e rispettoso, su un tema così delicato sia davvero utile», ma concludendo con le parole spese da Paola Binetti: c’è «il rischio che si trasformi in reato d’opinione qualcosa che non ha nulla a che vedere con la violenza né con la istigazione alla violenza, ma costituisce semplicemente un punto di vista diverso, discutibile, magari anche sbagliato da parte di chi la pensa diversamente, ma pur tuttavia semplicemente attinente alla libertà d’opinione».