Rapporto 2016 sulle realtà dei cristiani Lgbt in Italia. Quali cambiamenti nelle diocesi italiane con Papa Francesco?
A cura dell’equipe del Progetto Gionata su Fede e Omosessaulità
E’ stato diffuso oggi ai media il “Terzo Rapporto 2016 sulle realtà dei cristiani lgbt in Italia” curato dalla dott.ssa Giuliana Arnone, dottoranda della Scuola Superiore di Studi Storici Geografici e Antropologici dell’Università di Padova, e commissionato dal Forum dei Cristiani LGBT, la Rete che riunisce dal novembre 2009 le diverse realtà locali e nazionali dei cristiani LGBT italiani.
Il Rapporto 2016 indaga 21 delle 28 realtà di cristiani LGBT, oggi esistenti in Italia, e ne descrive in maniera schematica: le caratteristiche (età, sesso e numero dei partecipanti, etc.), i cammini di inclusione esistenti in ambito cattolico ed evangelico; il dialogo che essi hanno sviluppato nella società e nelle chiese; le motivazioni che spingono i cristiani LGBT a partecipare a queste realtà; ma sopratutto cerca di dare risposta alla domanda se “l’avvento di Papa Francesco abbia portato a un cambiamento concreto per le persone LGBT nella Chiesa cattolica“.
CARATTERISTICHE: Dal Rapporto 2026 si evince che fanno parte delle 21 realtà indagate (gruppi e associazioni) circa 531 persone, di cui gli uomini rappresentano l’80%, le donne il 18% e i trans l’2%. Nonostante lo scarso numero di trans e donne presenti è bene precisare che alcune realtà possono avere al loro interno un bilanciato numero di uomini e donne (come il gruppo Ali D’Aquila di Palermo e Nuova Proposta di Roma). Non vi sono minori tra gli aderenti a queste realtà. Colpisce che il 62% delle realtà dei cristiani LGBT non hanno uno statuto, ne sono registrate come associazioni, anche se il 19% di queste realtà hanno una carta dei valori che ne definisce l’organizzazione.
MOTIVAZIONI: Il Rapporto 2016 ha indagato tra i partecipanti a queste realtà le motivazioni che li spingono ad avvicinarsi ad esse. Le risposte mostrano dei dati interessanti: il 75% degli aderenti partecipano a queste realtà per “trovare un posto dove sentirsi accettati e accolti”; mentre “dare il proprio contributo al cambiamento della Chiesa e della società” è una motivazione che divide, per il 45% degli aderenti è abbastanza importante, ma per un buon 30% è poco importante. Come si può evincere dalle risposte, le motivazioni personali sono ritenute più importanti di quelle pubbliche o di carattere rivendicativo.
OSPITALITÀ’: Colpisce il dato che attualmente il 67% di queste realtà viene ospitato in parrocchie cattoliche o nelle strutture di un ordine religioso (19%); mentre solo un 19% viene ospitato in chiese Valdesi e Metodiste. Da segnalare che 5 gruppi di cristiani LGBT fanno parte stabilmente anche del consiglio pastorale della parrocchia in cui sono ospiti.
PAPA FRANCESCO, PAPA DEL CAMBIAMENTO?: Il Rapporto ha chiesto agli aderenti alle diverse realtà di cristiani LGBT se percepiscono nella chiesa un cambiamento concreto dopo l’avvento al soglio pontificio di Papa Francesco.
Per 38% degli intervistati l’avvento di Papa Francesco non ha portato nessun cambiamento concreto per le persone LGBT nella Chiesa cattolica; il 28% non ha avvertito un cambiamento a livello vescovile, ma una maggior interazione con le realtà parrocchiali; solo il 10% ha invece avvertito un cambiamento sia ufficiale che con i Vescovi; mentre il 14% pensa che i cambiamenti siano stati precedenti a papa Francesco, il 5% ha invece avvertito un maggior irrigidimento su questi temi da parte di alcuni Vescovi.
E’ dunque evidente che – seppure molti ritengano che sul piano istituzionale e teologico non ci sia stata una apertura concreta – “sul piano pastorale viene percepita invece un’apertura in diversi ambiti cattolici (parrocchie, conventi, associazionismo cattolico, etc.)“.
DIALOGO CON LA CHIESA: Un dato interessante che emerge dal rapporto è che il 42% dei gruppi, dal 2012 a oggi, sono stati invitati a parlare della propria esperienza nelle parrocchie. Sorprende anche l’apertura di alcuni gruppi scout cattolici che hanno accolto le testimonianze del 29% dei gruppi, stessa percentuale riguarda i gruppi invitati presso Chiese Evangeliche; il 34% gruppi sono stati invitati presso associazione cittadine locali; mentre il 24% è stato invitato a parlare presso associazioni LGBT.
La dott.ssa Giuliana Arnone*, a conclusione del Rapporto 2016, scrive che la ricerca mette in evidenza che “le diverse realtà di cristiani LGBT cercano principalmente un dialogo che parte “dal basso”, dalle piccole realtà, dalle persone “in carne ed ossa” più che dall’istituzione ecclesiastica. In questo senso, non ci sono percorsi già stabiliti, ma aperture da parte di alcune parrocchie cattoliche e chiese evangeliche.
L’inclusione delle persone LGBT cristiane è sempre dunque costantemente negoziata e ridefinita. … Al di là dei diversi percorsi esistenti e dell’eterogeneità che caratterizza le realtà aggregative di cristiani LGBT italiani, dobbiamo rilevare che questo è un movimento in costante crescita che sta prendendo piede in seno alla comunità ecclesiale e rappresenta una realtà viva fonte di “contraddizione” nella chiesa e nell’arena pubblica, cosa che spinge le comunità di cristiani a doversi confrontare con loro“.
Per consultare il rapporto completo cliccare qui.
* Il Rapporto 2016 è stato curato da Giuliana Arnone, laureata all’Università Cà Foscari di Venezia con una tesi dal titolo “Il difficile equilibrio tra azione e contemplazione Strategie di riconoscimento di un gruppo di omosessuali credenti”. Attualmente dottoranda della Scuola Superiore di Studi Storici Geografici e Antropologici dell’Università di Padova, sta curando una ricerca etnografica riguardante la realtà di LGBT cristiani in Italia, in cui sta cercando di approfondire i percorsi di riconoscimento del gruppo Il Guado di Milano.