Reinas. Il cinema LGBT spagnolo nel nuovo millennio
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Scheda di Ragusa Luciano con cui è stato presentato al Guado di Milano il film”Reinas” di Manuel Gómez Pereira il 10 ottobre 2021.
Come evidenziato per il cinema LGBT tedesco, italiano, inglese (confronta www.gionata.org), l’approssimarsi del nuovo millennio, coincide con un robusto sviluppo di pellicole i cui soggetti sono riconducibili a tematiche a noi care. L’inizio del XXI secolo si sovrappone ad un particolare “momento sociologico” nel quale, la visibilità e le rivendicazioni della comunità arcobaleno, catalizzano l’attenzione un po’ di tutti, compresi produttori, attori e cineasti.
Alcuni di loro fanno “coming out”, e molti progetti che rappresentano la nostra realtà trovano finalmente terreno fertile. Per dare un’idea dell’ordine di grandezza, in Spagna, tra il 2000 e il 2021, sono stati prodotti più di centoventi tra corti, docu-film, lungometraggi LGBT, con una proporzione di quattro/cinque volte superiore ai cento anni precedenti. Come suggerisco spesso nelle schede, la ricostruzione di autori e film, non può che essere spannometrica, invitando chi legge ad arricchire il mosaico sulla base della propria esperienza visiva.
Cesc Gay:
Apro la disamina di autori e film con una vecchia conoscenza del cineforum “guadino”: il film Krámpack, diretto appunto da Gay (Barcellona, 1967), è stato protagonista di una proiezione avvenuta nel novembre 2014, per cui, sono felice di inserire in questo contesto alcuni appunti che mi servirono per la sua presentazione.
La pellicola ha partecipato nel 2000 alla Settimana Internazionale della Critica al 53° Festival del Cinema di Cannes, ed al Giffoni Film Festival, prestigiosa rassegna cinematografica dedicata ai ragazzi che si svolge ogni anno a Valle Piana, in provincia di Salerno. La presenza al Giffoni non è di poco conto, perché per esempio negli Stati Uniti, Krámpack, registrò un divieto ai minori di diciassette anni, mentre in Italia non ci furono divieti.
Il lungometraggio è l’adattamento di una commedia di Jordi Sanchez, eclettico artista spagnolo che, oltre al teatro, non disdegna piccolo e grande schermo, e costituisce una variante interessante del genere adolescenziale. Infatti, mentre nel Nord America la matrice dominante è quella demenziale, come Animal house, American pie, Porky’s, e in Europa si adagia al filone colto di Another country, o L’età acerba, in Krámpack, si sceglie una strada più realista, che assume alcune componenti triviali che non mancano ai sedicenni di tutto il mondo, ma con un segno descrittivo che sfiora la dimensione poetica, di solito presente nei turbamenti di ogni teenager.
La vicenda narra del sedicenne Dani, il quale, rimasto solo per l’estate, invita l’amico del cuore Nico a trascorrere la villeggiatura da lui. I due si sentono pronti a fare il salto di qualità nel mondo degli adulti, specie per ciò che concerne la sfera sessuale. Nico, confida a Dani di voler perdere la propria verginità con una ragazza, lasciandosi alle spalle l’infanzia e “kármpack”, nome in codice che designa l’affettività, anche fisica, dei due ragazzini. Come accade a questa età, tutto viene messo in discussione, specie per Dani, nel cui intimo è in atto una trasformazione inattesa e più complessa, rappresentata dalla constatazione che l’amicizia per Nico è amore.
A coloro che volessero approfondire i lavori di Cesc Gay consiglio Truman – Un vero amico è per sempre (2015), insignito di 5 Premi Goya tra cui miglior film e miglior regia. I due protagonisti principali, Julian (Ricardo Darín, vincitore ai Goya e già apprezzato al Guado per XXY) e Tomas (Javier Cámara, anch’esso tra i 5 Goya assegnati, interprete di Parla con lei, La mala educatión, Gli amanti passeggeri, di Pedro Almodóvar) sono amici di vecchia data che si ritrovano dopo tanto tempo per dirsi addio. Julian, infatti, è malato di cancro, e, terminate le inutili cure, vorrebbe intraprendere un percorso per salutare le cose che ama. Tomas lo aiuterà in questo viaggio, accettando, dopo tentativi falliti, di occuparsi di Truman, il vecchio cane di Julian che nessuno vuole per via dell’età. Al di là del tema, la pellicola è annoverabile tra le commedie brillanti, giocata su una sceneggiatura che sceglie toni ironici, lievi, per dimostrare che l’amicizia sconfigge ogni cosa, compresa la morte. Nel 2019, Simone Spada, ne dirige una versione italiana dal titolo Domani è un altro giorno, con Valerio Mastandrea e Marco Giallini nei panni dei protagonisti.
Susan Seidelman, Daniela Fejerman e Inés París, Miguel Albaladejo, Ramon Salazar:
Seidelman è in realtà una regista americana nata nel 1952, balzata agli onori della critica per aver girato, nel 1985, Cercasi Susan disperatamente, con l’esordio su grande schermo della cantante pop Madonna. Nel 2001, esce nelle sale una pellicola girata a Barcellona dal titolo Frankie§Ben. Un matrimonio a sorpresa, nella quale, una strana coppia, lui in un percorso M to F, lei lesbica, si contendono la figlia biologica tra finti rapimenti e tragicomiche incomprensioni. Non annoverabile tra i film più belli del secolo, restituisce una Barcellona luminosa, ormai aperta ad ogni realtà.
Daniela Fejerman e Inés París sono le autrici de A mia madre piacciono le donne, distribuito al cinema nel 2002, e vincitore al Festival GLBT di Torino nello stesso anno. Molti film spagnoli del decennio 2000 risentono pesantemente della figura di Pedro Almodóvar, e questa pellicola non fa eccezione, infatti, avrebbe potuto chiamarsi Figlie sull’orlo di una crisi di nervi (scoprono che la madre ha una relazione affettiva con una donna più giovane) senza però centrare la profondità e l’intuito del grande regista mancego.
Albaladejo è un cineasta e sceneggiatore spagnolo classe 1966, il quale, in due occasioni, si è occupato di narrare la vita di lesbiche e gay: Cachorro, 2004, racconta di Pedro, disinibito omosessuale dalla vita ricca d’incontri che, per via dell’arresto della sorella in India, si trova a dover fare da padre al piccolo Bernardo, modificando, lentamente ma irreversibilmente, la propria vita. Antagonista di Pedro è la nonna paterna, convinta che il legame tra zio e nipote possa solo trasformarsi in qualcosa di deleterio; del 2009 è Nacidas para sufrir (Nati per soffrire), film particolare in cui un’anziana signora, rimasta sola e impaurita all’idea di finire in una residenza per anziani, trova conforto e amore in Purina, donna che da anni si occupa della pulizia della casa.
Infine Ramon Salazar, nato nel 1973 a Malaga, attore, sceneggiatore, regista spagnolo. Ha diretto nel 2005 la commedia musicale 20 centimetri, storia di un transgender narcolettico che fatica a risparmiare i soldi per affrontare l’operazione. Il titolo non lascia dubbi, 20 centimetri sono proprio quelli di cui la protagonista vorrebbe liberarsi.
Nacho Garcia Velilla, Eusebio Pastrana, Maria Pilar Távora, Salvador Garcia Ruiz:
Produttore, sceneggiatore e regista, Nacho Garcia Velilla vanta successi considerevoli sul “piccolo schermo”, soprattutto per 7 Vite, e Family Doctor, serie spagnole seguitissime dal grande pubblico. Il film che giustifica la sua presenza in questa scheda è Fuori Menù, 2008, bizzarra commedia in cui la vita professionale di Maxi, chef che ambisce ad una stella “Michelín”, viene stravolta da Edu e Alba, i suoi due figli, che l’improvvisa morte della madre fa piombare nella sua quotidianità. Serve una nuova ricetta, i cui ingredienti sono composti da famiglia, amore, fiabe, ecc., cucina che Maxi dovrà in fretta imparare.
Sono due le pellicole che ci interessano del filmmaker Eusebio Pastrana. La prima è Spinnin’, 2007, e mostra il desiderio di paternità di una coppia omosessuale, la quale, dopo diversi tentativi falliti con delle amiche, incontrano una donna incinta il cui compagno è morto di AIDS. La donna, sarà pronta per un grande gesto d’amore. Il secondo film, Inertes, 2010, è un “road movie” in cui due ragazze e un ragazzo, in un triangolo amoroso che mischia gli orientamenti sessuali, tentano di ricomporre i cocci di una vita disperata.
Madre amadissima, 2009, è il lungometraggio con cui Maria Pilar Távora, scrittrice, imprenditrice, cineasta, attivista per i diritti umani, si guadagna 22 nomination ai premi Goya del 2011, senza purtroppo nessun riconoscimento. Alfredo, maturo omosessuale, mentre adorna un’immagine della vergine per la processione, le confessa e le racconta la sua vita. E dell’amore verso sua madre, che l’icona di Maria, per analogia, non può non capire.
Tratto da un romanzo pubblicato nel 2003 è Castelli di carta (2009), di Salvador Garcia Ruiz, al centro del quale si analizzano gli anni della “movida” madrilena di metà anni 80’, e di come i tre protagonisti, anche attraverso le loro relazione amorose, ben rappresentino lo spirito profondo di quella stagione ormai irripetibile.
REINAS IL MATRIMONIO CHE MANCAVA
Insieme a Boca a boca (1995, nominato ai Goya per il miglior film) Reinas è la pellicola di maggior successo di Manuel Gómez Pereira, regista madrileno nato nel 1953. Scorrendo la scheda del film, ciò che salta immediatamente agli occhi è lo straordinario cast di cui si avvale, soprattutto nella sua componente femminile: tremano i polsi a scorrere le carriere di attrici come Verónica Forqué, 4 premi Goya, equamente divisi tra miglior attrice protagonista e non protagonista, nonché una delle muse ispiratrici di Pedro Almodóvar; Carmen Maura, Dama di Gran Croce dell’Ordine Civile di Alfonso X il Saggio (2015), per meriti artistici, oltre a numerosi premi nazionali ed internazionali (European Film Awards, 2 volte miglior attrice grazie a Donne sull’orlo di una crisi di nervi, e Ay Carmela!); Marisa Paredes, forse l’attrice con “curriculum vitae” più internazionale delle tre, che vanta collaborazioni con Guillermo del Toro, Roberto Benigni, Maria Sole Tognazzi, Cristina Comencini, Arturo Ripstein, oltre ai connazionali Jésus Franco e Pedro Almodóvar, sotto la cui regia ha raggiunto i vertici della propria carriera. Da segnalare, per quanto riguarda la partecipazione maschile, Lluís Homar, attore perfezionatosi in teatro che ha lavorato, e lavora, con registi del calibro di Aranda, Miró, Víllaronga, Almodóvar.
Il lungometraggio, visto l’alto tasso di talento delle attrici presenti, non poteva che chiamarsi “Regine”, in quanto è a loro, che soggetto e sceneggiatura, volgono il meritato tributo. Del resto, la descrizione del caos della vigilia nuziale, la gelosia verso i futuri generi, e tutto l’isterismo che governa ogni matrimonio, gay o etero, senza interpretazioni convincenti e la giusta dose di umorismo scanzonato, rischierebbe il naufragio artistico.
SCHEDA DEL FILM:
Regia: Manuel Gómez Pereira.
Sceneggiatura e soggetto: Yolanda García Serrano, Joaquin Oristrell, Manuel Gómez Pereira.
Fotografia: Juan Amorós; montaggio: José Salcedo.
Musiche: Bingen Mendizábal; scenografia: Carlos Conti.
Casa di produzione: Warner Bros Picture.
Produttore e produttore esecutivo: José Luis Escolar.
Paese di produzione: Spagna.
Distribuzione in italiano: Lucky Red.
Cast: Verónica Forqué (Nuria), Carmen Maura (Magda), Marisa Paredes (Reyes), Mercedes Sampietro (Helena), Betiana Blum (Ofelia), Hugo Silva (Jonás), Paco León (Narciso), Lluís Homar (Jacinto), Fernando Valverde (Héctor).
Genere: commedia; anno: 2005; durata: 105 minuti.
TRAMA:
3 luglio 2005. La Spagna, guidata da José Luis Rodríguez Zapatero, si dota di una legge che consente alle persone dello stesso sesso di sposarsi. Cinque madri, Nuria, Magda, Ofelia, Reyes, Helena, irrompono nella vita dei propri figli in prossimità dell’unione, sconvolgendone la quotidianità. Perché si può essere lesbiche, gay, o qualsivoglia altra cosa, ma il ruolo di “regine” dell’evento, sarà eternamente loro!