“Religiosità, amori e diversità sessuali” (Trento 14, 21, 28 novembre 2009)
Voglio partire da un paradosso provocatorio: l’omosessualità non esiste! Così come non esiste l’eterosessualità, non esistono cioè gabbiette e scatoline chiuse in cui circoscrivere zoologicamente i nostri sentimenti e le dinamiche affettive.
Se mi innamoro di Giulio, Elisa, Roberto, sono piuttosto definibile come “Giulio-sessuale”, “Elisa-sessuale”, “Roberto-sessuale”… ogni amore ha la sua identità, ogni amore ha le sue dinamiche emotive.
Tra catechismi, dogmi, encicliche, lezioni magistrali e proclami mediatici, vige l’obbligo del “modello unico”: l’amore affettivo-sessuale è “buono” solo se inserito in un legame di coppia inscindibile tra uomo e donna, fondato sul matrimonio religioso e aperto alla procreazione (ossia, no preservativo, no pillola, no aborto, no no e poi no… e non si parli di fecondazione assistita o aberrazioni simili). Tutto il resto è immorale, illecito, persino perversione o “contro natura”.
Don Franco Barbero nel suo intervento per il ciclo “Religiosità, amori e diversità sessuali” a Trento, ha ben chiarito questo concetto: «la chiesa e il Vaticano sono rimasti al medioevo, modello unico e unica natura. Mentre ormai la scienza come l’antropologia hanno ben chiaro che le nature sono molteplici.
Se io volessi vivere come un omosessuale sarei contro natura, ma se un omosessuale volesse vivere da eterosessuale sarebbe contro natura parimenti, contro la “sua” natura.
Quando negli anni ’80 volli intervenire ad un convegno con una relazione dal titolo ‘il dono dell’omosessualità’, questa gerarchia vaticana ben mi fece scontare le mie affermazioni, che mai dal canto mio ho rinnegato, perché non potevo andare contro la realtà e contro la mia coscienza di studioso e di ministro di Dio».
E’ un cambiamento di paradigma etico-sociale, potremmo dire. Uscire dal concetto di “peccato originario”, dove tutto è soggetto al male primordiale dell’uomo, inserito in un costrutto mitico, ben lontano da una verità rivelata e intoccabile.
A questo possiamo perfettamente accostare il commento di don Marcello Farina, nel suo intervento al convegno: «ci vogliono far credere che la bibbia indichi dei peccati là dove è evidente che si tratta di “racconti”, non di verità assolute e inconfutabili.
Ormai ci sono studi di ogni sorta, tra biblisti, teologi e moralisti che fanno un’esegesi e una critica efficace e moderna ai testi sacri. Come possiamo credere ancora a certe fandonie che ci vengono spacciate dalle alte gerarchie e basarci sui passi biblici in modo letterale, per condannare certe categorie di persone: omosessuali, divorziati, preti con una relazione di coppia…?»
Posizioni coraggiose e forti, che nel corso degli anni hanno prodotto sia l’allontanamento di don Barbero dal culto con una sospensione a divinis, sia l’allontanamento di don Farina, allora predicante dall’altare del duomo di Trento, ora relegato a dir messa in una chiesa di periferia.
Ma certamente non è questo che ha intimorito questi uomini di fede. Barbero e la sua comunità di Pinerolo sono più prolifici e attivi che mai e le lezioni di filosofia di Farina, docente all’università di Trento, sono gremite, così come le conferenze in cui interviene e i loro libri sono tra i più letti da chi tra le “pecorelle” del gregge di Dio ha capito che non vi è l’obbligo di essere “pecoroni” privi di coscienza critica.
Lo stesso Giorgio Desto – intervenuto accanto a Farina – cattolico veronese che ha chiesto di essere tolto dal registro dei battezzati, in protesta alla politica omofoba vaticana, si è detto in accordo con don Farina e forse addirittura sorpreso di quest’apertura da parte di un sacerdote. Allo stesso tempo è stato ben chiaro nell’invitare tutti coloro che non condividono la linea della curia romana a “uscire” e fare apostasia.
Forse con un’interpretazione strettamente giuridica di appartenenza alla chiesa, l’atto di “sbattezzarsi” ha comunque un significato simbolico evidente.
A questo però don Farina risponde: «non serve cancellarsi da un registro per non essere più battezzati, il battesimo è un segno e un dono che accogliamo o rifiutiamo con la nostra vita, giorno dopo giorno, non basta dell’acqua sul capo per dirci ‘per sempre’ fedeli. Così come non può essere la gerarchia ad allontanare nella “sostanza” dalla comunità dei figli di Dio».
Un capitolo particolare meriterebbe poi l’incontro in cui si è tentato un approccio all’Islam e alla sua visione dell’omosessualità.
Sono del resto migliaia nel mondo gli omosessuali incarcerati, torturati o condannati a morte per aver praticato la loro “natura”. Nei paesi integralisti e che leggono il Corano in modo fondamentalista, dove non esiste un vero e proprio stato laico, il buio delle coscienze è totale da questo punto di vista e diventa un moltiplicatore ideale delle fobie e dei pregiudizi di popolazioni spesso lontane da un pieno concetto di “uguaglianza” e “parità dei diritti” anche nei confronti delle donne.
E qui scatta la miriade di domande e sogni che ognuno di noi può immaginare: ma possiamo dire che la nostra bella Italia sia molto lontana da questo? Certo non abbiamo la pena di morte, ma bullismo e discriminazione imperversano.
I giornali fanno a gara a pubblicare notizie truculente di trans coinvolti in scandali politico-sessuali, così come il nostro parlamento è incapace di produrre una qualunque legge a favore delle coppie di fatto, men che meno delle unioni omosessuali, dio ce ne scampi e la Binetti ce ne liberi.
Non è forse questa una piena ingerenza cattolica nelle scelte politiche di un paese? Non chiamiamo fondamentalismo questo modo di agire nei paesi con altre religioni? Perché dovremmo definirla piena democrazia nel nostro?
Il nostro Governo ha saputo a malapena produrre un’imbarazzante campagna e spot TV contro l’omofobia, dove si inneggia all’indifferenziazione delle identità: non conta l’orientamento sessuale di chi hai di fronte se ti opera in un pronto soccorso, è pari al suo numero di scarpe, non conta cosa fa nella sua vita privata, non conta e non ‘essere tu il diverso’…
Ma l’orientamento sessuale e la vita affettiva non sono forse ben più di un fatterello privato e da nascondere? E la battaglia civile non sta proprio nel riconoscimento pubblico di omosessuali e trans per cancellare il “modello unico”, perché alla fine ognuno di noi “è” effettivamente diverso?
Invece ritorniamo sempre agli stessi cliché, la paura si smonta davvero attraverso la negazione della diversità? O valorizzare la diversità significa dare dignità individuale, segno di vita luminosa e autentica e non di ombra malsana?
Quanta strada dobbiamo ancora fare, a partire da una piena assunzione del concetto di laicità nel nostro paese! Cosa che garantirebbe un pieno discrimine e un’appartenenza più autentica e critica alla personale visione di fede e alla propria chiesa… stiamo dunque sognando o tutto questo lo vedremo realizzato in un non troppo lontano futuro?
Dobbiamo per forza essere atei per essere omosessuali felici, così come eterosessuali non ingabbiati? Non esiste una possibile integrazione tra orientamento sessuale diverso e religione cristiano-cattolica? O addirittura mussulmana?
Siamo ad un bivio, dice Barbero, o la Chiesa cattolica si aprirà alla società in modo accogliente e collaborativo o si ridurrà ad una setta, escludente e autoreferenziale, negando il principio stesso della fede cristiana: l’amore e il riconoscimento della dignità di ogni essere umano.
Gli stessi credenti devono “riconvertirsi”, dal principio dell’obbedienza cieca al primato della coscienza e della testimonianza fiduciosa, per togliere le mistificazioni e gli aloni magici cuciti addosso alla fede da secoli di oscurantismo, ridando luce alla vera tela nascosta con l’immagine di un Dio appassionato che ha creato l’uomo come Vangelo vivente. “Gli uomini sono stati fin qui fanciulli agli occhi degli dei, ora inizieranno gli dei ad essere fanciulli agli occhi degli uomini” (Eneide)
Forse chi, anche nel movimento GLBTQ, afferma che pensiamo (come gruppi omosessuali credenti) troppo alla religione e non siamo più “moderni” e laicisti, non coglie che per secoli la coscienza collettiva è stata guidata da leggi e dogmi religiosi che hanno promesso l’inferno e la dannazione per le trasgressioni e non è sufficiente dire “sono tutte fandonie” per cancellare questa visione del mondo e le sue conseguenze anche in termini di eccessi libertari e neganti la responsabilità individuale.
Non sono certa che l’Italia sia pronta a questo cambiamento di mentalità. Laicità e controllo delle coscienze, religione e morale collettiva…Sarebbe interessante aprire un capitolo su questi temi che sono poi alla base di ogni discussione che riguardi la libertà e le scelte individuali, ma certo implicherebbe un approfondimento di pagine e pagine.
Rimando per chi volesse ad alcuni testi interessanti: dal più accademico Adriano Prosperi, “Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari” Einaudi 1996; al più spirituale Enzo Bianchi “Cristiani nella società” Rizzoli 2003 e “La differenza cristiana” Einaudi 2006; all’appassionato Franco Barbero “Omosessualità e Vangelo” Gabrielli Ed. 2008 (nonché tutti i testi di don Barbero); al teologo oggi molto di moda Vito Mancuso: “Disputa su Dio e dintorni” Mondadori, 2009 (insieme con Corrado Augias), “L’anima e il suo destino” Raffaello Cortina, 2007 (con prefazione di Carlo Maria Martini) e “Per amore. Rifondazione della fede” Mondadori, 2005.
E proprio Mancuso, su “Repubblica” del 10 dicembre, afferma: «La teologia può far tornare a far pensare gli uomini a Dio solo a due condizioni: radicale onestà intellettuale e primato della vita. […]
In questa prospettiva la teologia deve intraprendere una lotta all’interno della Chiesa e della sua dottrina, talora persino contro la Chiesa e la sua dottrina, senza timore di dare scandalo ai fedeli perché il vero scandalo è il tradimento della verità e l’ipocrisia […] non sto auspicando la scomparsa del Magistero, ma il superamento della convinzione che la verità della fede si misuri sulla conformità ad esso […] Ciò comporta il passaggio dal principio di autorità al principio di autenticità».
Fino a un testo poco conosciuto e diffuso da una piccola casa editrice, citato da don Marcello Farina: Roger Lenaers “Il sogno di Nabucodonosor – o la fine della Chiesa medievale” Massari Editore 2009, in cui l’autore, 85enne gesuita belga, si pone l’obiettivo di esprimere “la fede unica ed eterna in Gesù Cristo e nel suo Dio nel linguaggio della modernità”, nella consapevolezza che il “monumento grandioso” della vecchia Chiesa istituzionale finirà come l’imponente statua dai piedi d’argilla sognata da Nabucodonosor, concludendo che le “verità” tradizionali fanno la fine di quella statua quando vengono a contatto con la luce dirompente del messaggio evangelico.
All’interno di questi suggerimenti di lettura, concludo questa lunga e spero non troppo noiosa dissertazione, inserendo un’altra citazione di don Marcello Farina, tratta da Leandro Rossi – Un prete scomodo, ed. Ancora 2007, in cui don Rossi, dopo una ‘conversione’ dalla chiesa tradizionale e moralista alla chiesa dell’amore e dell’accoglienza, dice testualmente e con splendida capacità di sintesi: “L’omosessualità (e potremmo dire lo stesso per il divorzio, il matrimonio dei preti, il sacerdozio femminile, l’agire ecumenico e il dialogo interreligioso …) è oggi il luogo della credibilità delle Chiese.
In base agli atteggiamenti che assumono si potrà vedere da che parte stanno: se per i principi astratti o per le persone concrete; per il sabato o per l’uomo; per l’autoritarismo o per la coscienza; per il moralismo o per la libertà; per il fissismo o per la duttilità; per emarginare o per togliere gli emarginati; per la diversità o per l’uguaglianza; per il conservatorismo o per la Profezia”.
“Religiosità, amori e diversità sessuali” (Trento 14, 21, 28 novembre 2009)
Sabato 14 novembre 2009
“Amore cristiano e coppie gay, lesbiche e trans”
dialogo e conversazione tra/con don Franco Barbero, Animatore e presbitero della Comunità cristiana di base di Pinerolo e collaboratore dell’associazione “Viottoli”, autore del libro “Omosessualità e Vangelo” e un appartenente al gruppo di spiritualità GLBTQ “La Ressa” di Trento
“Religiosità islamica e diversità/differenze sessuali, valori e relazioni”
Presentazione del film documentario “Beirut Apt” di Daniele Salaris, Italia, 2008, 50’.
dialogo e conversazione tra/con un giovane mussulmano di origine marocchina, volontario del comitato provinciale Arcigay di Piacenza
Sabato 28 novembre 2009
“Quale religione o no per le persone LGBTQ”
dialogo e conversazione tra/con dr. Giorgio Desto, gay non-cattolico e componente del gruppo Rebis di Verona e don Marcello Farina, sacerdote, docente di filosofia all’Università di Trento e al Corso Superiore di Scienze Religiose della “Fondazione Kessler”.