Riconciliarsi. Il mio cammino di lesbica cattolica
Testimonianza inviataci da Angela
Nella maggior parte delle storie che ho letto di solito ci si scopre omosessuali in età adolescenziale o addirittura in età adulta. Nel mio caso non è così. Da che riesco a ricordare nella mia infanzia, sono sempre stata diversa da quelli che avevo intorno. Già all’asilo ero la disperazione delle povere suore: mi azzuffavo con gli altri bambini e avevo sempre la meglio grazie al mio fisico mascolino. Quando si trattava di fare le foto per la famiglia mi rifilavano tra le braccia i soliti bambolotti e io con la faccia imbronciata: perché ai miei amici il trenino e a me no?? Anche indossare abiti femminili era per me una violenza, piangevo quando me li infilavano a forza.
Le bambine le trovavo noiose, non giocavano a pallone ed erano troppo tranquille, ma mi affascinavano per la loro dolcezza, che io non possedevo.
Non capivo quello che provavo ma temevo a parlarne con gli altri. Finché una volta, in un film, sentii quella parola: lesbica. “Che cosa vuol dire?” chiesi a mia mamma, che mi rispose: “è una brutta malattia”. Mi azzardai a domandarle: “se io lo fossi?” e la risposta mi gelò: “mi daresti un dolore grandissimo”. Ok, nessuno lo scoprirà mai – mi dissi quel giorno. E fino ai 20 anni tenni il mio terribile segreto per me.
Cercavo di sforzarmi di essere normale, ma si sa, non si può andare contro la propria natura.
Alle superiori i miei compagni di scuola mi soprannominarono Orso Baloo e Homo. Orso Baloo perché possiedo la grazia e i modi dell’orso, e Homo perché mascolina. Quando le mie amiche dicevano “ma quant’è bello quello o quell’altro ragazzo” io dicevo “si si” e pensavo dentro di me “che schifo”.
Finchè a 20 anni ho conosciuto una lesbica.
Per la prima volta mi sono sentita libera di togliere la mia pesante maschera e di confidarmi con qualcuno di ciò che ero veramente. E si sa come vanno queste cose…tra le intime confidenze…da cosa nasce cosa…il bisogno di trovare consolazione…siamo diventate molto intime…e siamo state insieme 2 anni. E a quel punto fui costretta a espormi e dirlo in famiglia e agli amici. Per mia madre fu un vero e proprio shock, tanto che le si bloccò il ciclo mestruale e andò in menopausa a 40 anni.
Subito mi sono accorta che a parte il legame fisico, non c’era niente a tenere insieme me e questa ragazza, eravamo molto diverse. Lei abusava di alcool e droghe e si comportava come una puttana.
Non mi fu facile lasciarla, ogni volta minacciava il suicidio. Ma quando finalmente tornai libera pensai: che diamine, essere lesbica vuol dire questo? Non voglio più saperne!
Mi riavvicinai alla fede, e dato che la chiesa chiede la castità alle persone omosessuali, pensai: se sono obbligata alla vita casta tanto vale prendere i voti.
Entrai in un’ordine religioso e vi stetti 6 mesi. Ma il gran parlare di carità a cui poi non corrispondevano fatti concreti, l’obbedienza, il fatto di rinunciare alla propria volontà e sottomettersi a quella di altri (a volte di dubbia coerenza), il sentirmi come un topo in trappola (gli ultimi 2 mesi ero tenuta segregata) mi spinsero ad uscire. Compresi che per fare quella vita ci vuole una vera vocazione, non può essere una scelta obbligata, come non può esserlo la castità.
Uscita dal convento ebbi un periodo difficile, delusa dalla chiesa e dalla vita, ero incapace di conciliare la mia fede con la mia natura. Non mi riconoscevo tra le persone omosessuali a causa della fede, non mi sentivo accettata dalla chiesa in quanto lesbica. E non vivevo a pieno nessuna delle due realtà.
Un giorno, presa da profonda tristezza, digito su internet “fede e omosessualità” e compare il portale di Gionata. Non ci potevo credere!! Non ero l’unica schizzata che si dibatteva tra il suo Dio e la sua natura, eravamo in tanti, in tutto il mondo, ad affrontare ogni giorno i miei stessi problemi. Mi ha molto aiutata, per questo ho pensato di ricambiare offrendo il mio aiuto a Gionata, per contribuire a dare speranza a chi l’ha perduta.
Ho compiuto un lavoro su me stessa: ho riconciliato la mia natura omosessuale con la mia fede, sono convinta che Dio ama tutto ciò che ha creato, e mi ama così come sono. E anche io amo il mio creatore con tutto il cuore, e ora amo me stessa così come sono, e amo essere lesbica perché il legame che può nascere tra due donne e più bello e più intenso di qualunque altro legame.
Ho anche riconciliato la mia parte maschile con la mia parte femminile, e ciò mi aiuta a vedere le cose da un doppio punto di vista, quindi è un bene prezioso per me.
E da quando è arrivato lui, il meraviglioso papa Francesco, ho nel cuore una speranza che la chiesa possa migliorare, sotto l’aspetto dell’accoglienza e dell’accettazione di persone omosessuali. E questo per me è molto importante, perché non potrei mai rinunciare alla comunione quotidiana. Anche noi siamo capaci di amore e fedeltà, non meno delle persone eterosessuali, basta solo darci l’opportunità di dimostrarlo.
Per questo ho voluto esprimere, attraverso una mail, le mie opinioni a riguardo al mio vescovo, neocardinale, che si è dimostrato aperto al dialogo e mi ha dato un appuntamento per un colloquio personale con lui a fine mese. Vi chiedo, a tal proposito, di pregare per me, che questo incontro possa contribuire ad una apertura e ad un dialogo costruttivo. Grazie per la pazienza nell’aver ascoltato la mia storia. Un abbraccio a tutti voi, sorelle e fratelli miei.
Angela