Riconosci l’omofobia interiorizzata? Quando l’odio è dentro di noi
Articolo di Maurizio Mistrali, medico chirurgo-psicoterapeuta
Per riconoscere l’omofobia interiorizzata bisogna guardare in una direzione scomoda, che riteniamo pericolosa, che spesso alcuni di noi rifiutano aprioristicamente… dentro di noi.. nella direzione dell’odio, dell’odio che ciascuno di noi può provare, può costruire per se e per gli altri.
Vorrei fare una digressione citando un dato che mi ha preoccupato: la Gran Bretagna è uno dei paesi europei che ha più lavorato per la costruzione di una società “plurale”, l’osservatorio in Inghilterra, Galles, Scozia , per i reati di stampo razzista , nel 2007 sono stati il 23% in più rispetto al 2000.
La situazione che gay e lesbiche vivono in rapporto alla cultura dominante “eteronormativa” non è molto diversa da quella determinata da alcune forme di razzismo.
Che li accomuna è l’odio irrazionale, totalizzante, per altri esseri umani accomunati da una qualche caratteristica : razziale, culturale, religiosa, sessuale.
All’interno della Chiesa Cattolica ci sono diverse manifestazioni di omofobia che hanno come minimo comun denominatore quella che io ritengo una “spaventata negazione”: non si vuole proprio vedere questa dinamica involutiva e stigmatizzante che spesso è utilizzata da movimenti conservatori, neonazisti e neofascisti per giustificare ideologicamente il loro odio.
In molti documenti, e nelle esternazioni di molti prelati si alimenta e sostiene l’eteronormatività come un idolo al quale spesso si sacrifica il proprio “tessuto umano”, la solidarietà, la compassione, salvo poi “strombazzare” questi valori quando si è accusati o criticati, oltre a ciò, si sacrifica anche la propria intelligenza illuminata dalla Parola di Dio necessaria alla mediazione storica.
C’è un ricco campionario di casi, cito solamente il Lexicon, nel quale Tony Anatrella (gesuita e psicanalista), sembra preoccupato di avere campo libero su diversi piani, per stigmatizzare e condannare omosessualità, omosessuali, per niente preoccupato che certe affermazioni colludano di fatto con emarginazione, ripeto stigmatizzante e violenta delle persone omosessuali: “L’omofobia è un argomento di malafede e un prodotto dell’ansietà della psicologia omosessuale”, (cito l’interessante libro di Gian Antonio Stella “Negri Froci Giudei & co. l’eterna guerra contro l’altro”…”
Ogni critica, ogni riflessione che indica che l’omosessualità rappresenta un serio handicap psichico nell’elaborazione sessuale, ogni discorso umoristico che assumesse atteggiamenti derisori nei confronti dell’omosessualità (…) è giudicata come fosse razzismo o, secondo lo slogan ormai di moda, come se fosse omofobia(…) così lo slogan dell’omofobia viene ripreso in maniera incantatoria, emozionale…”).
Letture ed interpretazioni di varie fonti, anche scientifiche: Organizzazione mondiale della sanità, della società degli psicologi americana (recentemente anche italiana) sono, per Anatrella, preconcette e demonizza o glissa su ciò che non gli piace con una disinvoltura sorprendente.
Che strana analogia con la logica negazionista dell’olocausto! Per i negazionisti se non ci fosse stato l’olocausto… “sarebbe tutta una lagna da complesso di persecuzione degli ebrei” (… così se avessero dei panni sporchi, e dimostrassero che non sono mai stati sporchi… non ci sarebbe bisogno di lavarli).
E’grave la presunzione di aver carta libera per condannare di Anatrella, sembra perfino faceto, desideroso di avere campo libero in derisioni umoristiche, e non nasconde la voglia di patolocizzare ad oltranza …
E Matthew Shepard crocifisso e torturato a morte perchè omosessuale? Le coltellate di “Svstichella”? Il bullismo omofonico? I giovani impiccati o schiacciati sotto un muro in Iran ed Afganistan perché omosessuali?
Temo che il concorso ideologico nella “normalizzazione”delle condanne: vedi l’investimento colpevolizzante e ideologico dei gay “nemici della famiglia”, “nemici dell’umanità”(cito dei Prelati), e la grande voglia di equiparare gay a pedofili…tutta quest’avversione, astio e condanne, non sia solo collusivo con la violenza contro i gay, ma si collochi nella posizione di “mandante morale”, ed è grave! Ancora più grave e minimizzare o non “voler vedere”.
Per un credente tutto questo “malloppo” greve di giudizio e preconcetto è normalmente introiettato col “latte” della propria educazione cristiana insieme ai valori umani e spirituali promossi dalla educazione cristiana.
Spesso questa incomprensione un po’ torbida , sempre critica, arrabbiata, di tanti, specialmente gerarchi della Chiesa, provoca indignazione e rabbia. E se non la provocasse temo che gli intrecci con “frammenti” dell’omofobia interiorizzata siano ancora ben strutturati almeno a livello inconscio… ma poi di cosa ce ne facciamo dell’indignazione, della rabbia?
Se non la si riconosce si investe la rabbia, la frustrazione per i fallimenti, il senso di colpa, sul campo del nostro narcisismo, che è un “terreno psichico” particolare nel quale fin dalla più tenera infanzia il “destino” tramite le relazioni affettive ed educative, “ha scavato”e rimodellato “il nostro territorio”.
Voglio fare qualche esempio:
Ogni bambino ha diritto a protezione, approvazione, appartenenza, accettazione, e quando queste dimensioni non ci sono o ci sono parzialmente nascono delle “ferite”psichiche.
Esemplificativo è il “diritto ad esserci”: nascono “ferite” se manca l’accettazione benevola che un bimbo deve avere, un genitore che pensa:”non ti voglio”, spinge a vivere solo”con la testa”(senza sentire) e saranno ferite piene di rabbia e paura.
O quando un bambino non è accettato com’è: “non mi accetta nessuno, non piaccio a nessuno, il mondo è brutto”… e mi sentirò sospeso, assediato, sarò circospetto, sfiduciato, vendicativo, teso.
Un altro caso investe il diritto ad essere unito e a separarsi dall’adulto accudente… e magari qualcosa non funziona e mi sento unito malamente e separato malamente, magari simbiotico, (non posso vivere senza di te… e contemporaneamente il tuo guinzaglio non mi permette di vivere) e la rabbia e paura oscillano come un pendolo maledetto continuamente e alternativamente tra odio e amore.
Non voglio fare un manuale , ma quando si incontra un “amore” che ti vuole diverso, o ti nega, o non ti vuole vedere sessuato (magari per paura), ecc… si suscitano e si mescolano sensi di colpa, aggressività, paura, rabbia, disonestà… in una grande capacità di odio che per non distruggere noi stessi o chi amiamo (papà, mamma, Chiesa) manderemo su qualcosa di molto“diverso”, fuori e dentro di noi, “fuori”specialmente se ha a che fare con noi: magari un compagno di classe studioso che ci porta via l’ammirazione o l’affetto degli altri compagni o di un insegnante preferito.
Magari è qualcuno che intuiamo avere delle caratteristiche come le nostre e che merita tutto il disprezzo e l’odio che proviamo per quel “qualcosa” che ci potrebbe far perdere affetto, diritti, potere.
O ci stimiamo e amiamo talmente poco che vedere chiunque “sopra” di noi ci è insopportabile ed è ancora più insopportabile se quel qualcuno ha delle caratteristiche “personali”(magari l’omosessualità) che il nostro gruppo sociale ritiene inferiori, brutte, pericolose, o confuse (ogni individuo immaturo è prigioniero del pensiero dualistico: bello-brutto, buono-cattivo…la coniugazione di un pensiero più complesso fa parte della crescita, ma in certe plaghe di incultura, di inciviltà, di totalitarismo sociale, culturale, religioso…tutto è bloccato, paralizzato immodificabile).
O siamo stati, o ci siamo “stigmatizzati” per una caratteristica che non vogliamo assolutamente sia conosciuta, e siamo pronti a distruggere chiunque minacci il nostro segreto (dentro e fuori di noi).
Il problema è che vediamo negli altri questi persecutori, perché se vedessimo in noi il possibile “carnefice”potrebbe iniziare la guarigione…
Tra le persone civili, educate, religiose, benestanti, magari professionisti della “buona società” alberga una naturale repulsione a ritenerci anche lontanamente toccati da tanto orrore e malvagità (nel considerare in noi quell’odio, quell’aggressività, quella crudeltà che disprezziamo), e questo ci espone maggiormente al rischio.
Il carnefice è uno come noi convinto (magari apparentemente a freddo) che qualcun altro è un pericolo, è male, è sbagliato, e l’insegnamento “autorevole” di esercenti qualificati politici, culturali, religiosi, ci scalza con tecniche ideologiche dal naturale “buon senso”, dall’etica e dalla morale che ci appartenevano : ci spostano affettivamente sulla PAURA e sull’ODIO… e il gioco è fatto.
Credo che in me ed in ciascuno di noi possa albergare un aguzzino capace di una miserabile eccitazione aggressiva … i torturatori sono costretti per rispetto a se stessi ad odiare le vittime.
E paradossalmente (un paradosso solo apparente) boia e vittima possono albergare dentro un solo individuo… sto parlando di omofobia interiorizzata…
Vedere, guardare, cercare, scoprire, quello che c’è dentro di noi è la condizione necessaria, è “portare luce tra le tenebre”ed è il primo passo del processo CONOSCI-POSSIEDI-TRASFORMA che con l’esercizio della consapevolezza, dell’autocoscienza e della volontà può fare di noi persone autentiche, migliori, più sane e felici.
>PER APPROFONDIRE: OMOFOBIA.ORG – Cronache di Ordinaria Omofobia
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