Ricorda che anche tu fosti straniero
Negli ultimi tempi gli stranieri hanno occupato spesso le prime pagine dei giornali e numerose trasmissioni televisive, nonché portato la preoccupazione in ognuno di noi. Alcuni episodi di violenza commessi da stranieri hanno acuito un senso di paura e di ostilità.
La stessa crisi economica suscita legittime perplessità: se molti posti sono a rischio per gli italiani, non è forse meglio riservare a noi stessi i pochi residui lavori a disposizione?
Improvvisamente, in questa situazione, la voce antica ed autorevole della Bibbia ti ammonisce con il suo ricordo: ricorda Israele che anche tu fosti straniero in terra d’Egitto. Ricorda, quando tu, o i tuoi genitori, o i tuoi nonni, siete andati in America, in Australia, alla ricerca di un lavoro incerto e faticoso che permise alla tua famiglia e a tante altre famiglie italiane di sopravvivere.
Ricordati che in un antico mobile hai ancora la Bibbia di uno zio emigrato che insieme al pane aveva trovato la fede e la speranza, attraverso l’accoglienza amorevole e fraterna di amici che lo avevano saputo capire, nonostante le voci tutt’altro che favorevoli che accompagnavano questi emigranti del sud Europa incapaci di parlare la lingua del nuovo paese e senza la possibilità economica per rendersi attraenti.
Nessun’altra delle nazioni ricche del mondo ha la nostra stessa possibilità di ricordare un passato di povertà. Per almeno tre volte nel 1876, nel 1908 e nel 1946, il nostro paese è stato salvato dalla bancarotta dalle rimesse di denaro dei suoi emigranti. Ricorda!
Quando un dominio straniero o una dittatura hanno costretto gli italiani a cercare un paese libero e i nostri migliori hanno dovuto fuggire, da Ugo Foscolo a Ignazio Silone, da don Sturzo ai fratelli Rosselli, senza passaporto né alcun altro documento, hanno trovato chi li ha accolti: ricorda!
Tu, evangelico italiano, ricorda quando i valdesi e poi i riformati italiani del Cinquecento, tuoi avi spirituali, hanno voluto vivere liberamente la loro fede, hanno dovuto cercare un rifugio all’estero.
Al di là dello stereotipo per cui si tratta di “diversi”, quanti di quelli che oggi battono alla tua porta sono cristiani come te? Ortodossi, cattolici, evangelici: milioni di persone.
Il Nuovo Testamento contiene il racconto di una terribile tempesta che travolse nel Mediterraneo l’apostolo Paolo e i suoi compagni di viaggio, sbattendoli poi sulle coste dell’isola di Malta. Ricorda che cosa devi a quel grande apostolo. Ricorda che vi sono stati in questi giorni degli immigrati che hanno dato la vita per salvare degli italiani, e che altri italiani riescono a trovare solo degli stranieri per accudire i loro cari ammalati.
Da questo martellante ricordo emergono degli imperativi: per le nostre autorità, di fronte a convenzioni internazionali e dichiarazioni dei diritti universali che impediscono respingimenti indiscriminati; per ognuno di noi, chiamati a riflettere sulla nostra storia personale e familiare.
Tutti, governo e cittadini, dovremmo ricordare anche le promesse di cancellazione del debito dei paesi poveri fatte nel 2000 in armonia con il Giubileo biblico. Dove sono finite quelle promesse? Ma ora noi abbiamo la crisi; e gli altri non hanno una crisi ancora più grave?
In questa situazione emerge il secondo richiamo che la Parola di Dio ci manda attraverso l’apostolo Paolo: “Tre cose durano: fede, speranza, amore” (1 Corinzi 13:13). La speranza. Quando un uomo perde la speranza, quando un uomo non sa più che cosa avere nella vita, ha perso tutto! Non possiamo togliere ai disperati anche il residuo di una speranza vera.
Per noi cristiani si aggiunge la fede. In realtà, essa non è valida solo per i cristiani, perché se per i cristiani è valida la fede nel Dio vivente, è vero che per tutti gli altri deve essere valida la fede nell’umanità che ha dentro di sé delle sue risorse e deve trovarle ed esprimerle al di là dei confini nazionali. Io so già che mi si dirà: questo è buonismo. No, non è buonismo!
Quando la Bibbia parla di amore, parla di un amore che ha in sé la giustizia, che impone la giustizia. La impone a chi arriva e la impone anche a chi accoglie, perché essa è giustizia di Dio.
* Proponiamo una predicazione del pastore Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) che verrà trasmessa domenica 7 giugno alle 7.30, dalla rubrica radiofonica di RAI Radiouno “Culto evangelico”.