Ricordando Leandro Rossi, costruttore di una chiesa che sa amare
Articolo di Adriana Zarri tratto da Il manifesto del 24 agosto 2003
Adriana Zarri, teologa e saggista, ricorda il teologo don Leandro Rossi (1933-2003) di cui dice "ti sei arrabbiato perche' volevi il meglio di ciascuno; hai amato la pace, sfidando opportunismi politici e strane coalizioni. L'hai urlato in piazza, l'hai predicato in chiesa, l'hai vissuto ogni giorno. Sei stato appassionato, talvolta testardo, hai combattuto e hai lottato per cio' in cui credevi. Adesso riposati, Leandro, altri proseguiranno".
… e' mancato don Leandro Rossi (ndr il 30 giugno 2003), un illustre studioso di teologia morale, "una delle figure piu' significative" cosi' scrive Giannino Piana "del processo di rinnovamento vissuto dalla chiesa italiana nella stagione del postconcilio".
Docente di teologia morale presso il seminario di Lodi e presso lo studentato teologico del Pime di Milano, autore di numerosissimi scritti sia a livello scientifico che divulgativo, a un certo punto abbandona l'insegnamento per dedicarsi totalmente al servizio dei poveri e degli ultimi, in ispecie dei tossicodipendenti.
Lascia un toccante testamento morale in cui, tra l'altro, dice "Sento il bisogno di fare un pubblico esame di coscienza. Chiedo perdono ai poveri per aver difeso (come cattolico e come moralista) la proprieta' privata dei ricchi che l'avevano, piu' del diritto ad accedere alla proprieta' dei poveri che non l'avevano.
Non conoscendo i Padri della chiesa che dicevano "Se sei ricco o sei ladro tu o lo sono stati i tuoi avi". Chiedo perdono ai poveri per aver fatto la carita' con degnazione, convinto di privarmi di qualcosa di mio, mentre non facevo che ritornare loro per giustizia quanto era stato loro sottratto". Il testamento cosi' termina: "E fate festa quando chiudo i giorni terreni per passare ad altra vita, quella beata".
Alla chiusura dei suoi "giorni terreni" gli amici hanno scritto di lui: "Dopo tante battaglie per la pace, infine la pace. (…) La tua casa e' diventata un rifugio; ti sei arrabbiato perche' volevi il meglio di ciascuno; hai amato la pace, sfidando opportunismi politici e strane coalizioni. L'hai urlato in piazza, l'hai predicato in chiesa, l'hai vissuto ogni giorno. Sei stato appassionato, talvolta testardo, hai combattuto e hai lottato per cio' in cui credevi. Adesso riposati, Leandro, altri proseguiranno". E altri proseguono, anche grazie ad una consistente eredita' che egli aveva ricevuto dalla famiglia e aveva messo a disposizione degli ultimi e dei poveri.
Se Giovanni Paolo (ndr all'epoca della pubblicazione di questo scritto ancora Papa) leggera' queste righe spero che non gli venga in mente di canonizzarlo. Ne ha gia' fatti troppi, di santi, questo papa, e non sempre e non tutti degni. Non e' il caso che ne aggiunga uno nuovo, beatificato da Dio, senza bisogno di processi canonici.