Riferirono alla Chiesa quello che Dio aveva fatto per mezzo loro (At 14,19-28)
Riflessione biblica del rev. Roberto Rosso*
Come è significativo per noi oggi questo passo. Viviamo una situazione di scandalo come allora, in cui affermare la nostra identità e la nostra fede sono fonte di scherno, discriminazione, insulti, dolore. Oggi come allora viviamo sulla nostra pelle il peso delle tribolazioni, delle difficoltà, dell’odio, del rancore che ci atterrano. Eppure… Paolo in questo è un esempio fortissimo e vivissimo, che dovremo portare sempre con noi. Per quanto subisca, per quanto venga ferito umiliato e atterrato, trova la forza di rialzarsi in nome di una fede che ha una dimensione verticale e una orizzontale. Anche noi dobbiamo imparare ad imitarlo impegnandoci in questo doppio orizzonte: da un punto di vista verticale e spirituale la nostra fede deve essere così forte da parlare per noi, da mostrare la bellezza e la profonda dignità dei nostri cuori, spazzando via, con un forte calore spirituale, il settarismo pressapochista di quanti ci emarginano; da un punto di vista orizzontale e sociale invece, così come Paolo trovò la forza di rialzarsi per essere la voce degli ultimi e degli indifesi del suo tempo, anche noi dobbiamo raccogliere le nostre forze e tenere viva la voce della nostra dignità, dei nostri diritti e delle nostre aspirazioni. Per quanto grandi fossero le difficoltà, vediamo che il garbo e la sincera profondità della proposta paolina d’amore seppero parlare ai cuori e vincere le meschine resistenze dei seminatori d’odio. Disponiamoci ad imitarlo, reagiamo alle quotidiane offese con le armi del rispetto, della solidarietà e dell’amore, e avremo davvero avvicinato a noi l’esperienza del regno in cui la dignità di ogni persona ed il rispetto per la diversità sono due dei pilastri più importanti.
Dagli Atti degli Apostoli (At 14,19-28)
In quei giorni, giunsero [a Listra] da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali persuasero la folla. Essi lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli si alzò ed entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe.
Dopo aver annunciato il Vangelo a quella città e aver fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto.
Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede. E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.
* Rev. Rosso Roberto, laureato in storia della filosofia nel 2004,ministro cristiano unitariano dal 2008, già presidente della Comunione Unitariana Italiana nel quadriennio 2010-2014, ora responsabile delle attività seminariali del Seminario Valdes, organo di formazione pastorale della Comunione. Sono autore di diversi saggi tra cui ricordo, “Accontentiamoci di una Nuvola” (2012) e “Introduzione al Cristianesimo Unitariano” (2012)