Riflessioni del cardinal Martini su ‘sessualità e omosessualità’
Riflessioni di Carlo Maria Martini tratte da Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede di Georg Sporschill, editore Mondadori, 2008
Conversazioni notturne a Gerusalemme sul rischio della fede è un libro in cui il cardinale Martini risponde alle domande che gli rivolge il confratello gesuita austriaco, padre Georg Sporschill, che da anni assiste minori di strada e bambini abbandonati. La ragione del fascino di queste pagine viene proprio nell’immediatezza delle domande e delle risposte, molto lontana dal linguaggio ecclesiastico di oggi, e anche per i temi scomodi affrontati come l’omosessualità, tema su cui ricorda Martini “nella Chiesa dobbiamo rimproverarci di essere spesso stati insensibili”. Ecco alcuni frammenti tratti dalle sue pagine.
Considerando come i giovani vivono la sessualità oggi, come può la Chiesa avviare un dialogo con loro su questo punto? A cosa dovrebbe tenere? A cosa dovrebbe richiamarsi?
[…] In ultima istanza, la Chiesa può e deve tuttavia richiamarsi alla Bibbia. La Bibbia limita in modo evidente i messaggi sulla sessualità. Di fronte all’adulterio traccia una linea netta. È assolutamente vietato invadere un matrimonio altrui. La Bibbia è chiarissima anche riguardo alla violenza nei confronti delle donne. È vietata. Gesù pone al centro i bambini e tutti coloro che hanno bisogno di protezione. Il modo in cui vengono trattati denuncia il grado di umanità di una società. A prescindere da queste nette linee tracciate dalla Bibbia, dobbiamo fare riferimento alla responsabilità personale e al discernimento degli spiriti.
Non dobbiamo dimenticare che, nonostante tutto, all’interno della Chiesa si è verificato uno sviluppo positivo nella comprensione della sessualità. In passato essa era considerata in modo molto limitato, orientata alla sola procreazione. I teologi della morale parlavano di finis primarius, dello scopo prioritario della sessualità. Anche in questo caso, il Concilio Vaticano II ha creato un orizzonte molto più ampio e attribuito scientemente la stessa importanza alla partecipazione e all’amore reciproco dei coniugi.
Questa libertà vale anche per il tema Chiesa e omosessualità?
Nel rispondere a questa domanda, conceda a me la riservatezza e la discrezione che a mia volta chiedo alla Chiesa in tema di sessualità. Nella mia cerchia di conoscenze vi sono coppie omosessuali, persone stimate e altruiste. Non mi è mai stato chiesto, né mai mi sarebbe venuto in mente, di giudicarle. La questione è come possiamo affrontare questo argomento. Mi riesce più facile trovare un modo quando conosco qualcuno di persona e non devo difendere tesi generali.
La Bibbia condanna l’omosessualità con parole forti. A motivarle era la problematica prassi dell’antichità, quando gli uomini avevano, accanto alla famiglia, amanti di sesso maschile, a volte anche ragazzi. Un famoso esempio è Alessandro Magno. La Bibbia invece vuole tutelare la famiglia, la donna e lo spazio per i figli. Nella Chiesa ortodossa l’omosessualità è considerata un orrore.
Nella Chiesa evangelica i rapporti sono molto più aperti. Esistono coppie omosessuali anche tra pastori, sono autorizzate a esercitare la loro funzione, purché non pubblicizzino questo modo di vivere. Sappiamo che l’argomento ha messo a dura prova la Chiesa anglicana. Nell’ebraismo gli ortodossi vietano severamente l’omosessualità, ma nell’ebraismo riformato esistono apposite sinagoghe per omosessuali.
In questa pluralità cerchiamo la nostra strada. La preoccupazione principale delle Sacre Scritture è la tutela della famiglia e uno spazio sano per i figli, che in ogni caso vengono dalle coppie eterosessuali. Di conseguenza io propendo per una gerarchia di valori e non, in linea di principio, per una parità di diritti. Ho già detto più di quanto non avrei dovuto. Percorriamo insieme e con prudenza cammini che si differenziano. Ma non dobbiamo farci la guerra a causa di questi percorsi diversi. Ho già citato i limiti tracciati dalla Bibbia.
Nel rapporto con l’omosessualità, tuttavia, nella Chiesa dobbiamo rimproverarci di essere spesso stati insensibili. Penso a un giovane che si sforzava di comprendere il proprio orientamento sessuale. Era in grande difficoltà. Non poteva parlarne con nessuno perché si vergognava. Sentiva che se Avesse confessato le sue tendenze omosessuali sarebbe stato emarginato. Questo giovane si è ammalato perrché non lo abbiamo aiutato. Le depressioni lo hanno condotto da uno psichiatra, dal quale ha trovato un orecchio pronto ad ascoltarlo e un incoraggiamento.
Che insegnamento deve trarne la Chiesa?
Questa cultura comprende anche la critica alla commercializzazione della sessualità che, dalla pubblicità al porno, entra in ogni salotto. È una minaccia al mistero dell’amore, le relazioni perdono il loro slancio. Un tempo parlavamo di profondo rispetto nel rapporto con gli altri e con il proprio corpo. Nella formazione durante il noviziato sentivamo molto parlare del profondo rispetto come virtù generale, che comprendeva le relazioni umane, la discrezione e la riservatezza.
Questa parola può sembrare fuori moda, ma oggi assume una nuova e cruciale attualità. Il profondo rispetto tocca anche la sessualità e riguarda proprio la dignità dell’essere umano. Tengo molto ad aggiungere questa provocazione invitando alla riflessione.