Riflessioni sull’accompagnamento spirituale dei cristiani LGBT nella Chiesa
Documento conclusivo del Corso di formazione “Accompagnare Spiritualmente persone Lgbt” tenuto al Centro di spiritualità ignaziana di Villa San Giuseppe (Bologna, 26-28 Febbraio 2019)
Questo corso era dedicato ad operatori pastorali e accompagnatori spirituali che nella Chiesa si dedicano, o intendono dedicarsi, all’accompagnamento spirituale delle persone credenti che non si riconoscono in un orientamento eterosessuale. Erano presenti più di 35 operatori pastorali da varie parti d’Italia, in maggioranza sacerdoti. Questo ha permesso di delineare una mappa – pur approssimativa – dell’impegno pastorale nella Chiesa Cattolica italiana a favore delle persone che desiderano integrare la fede cristiana che vivono, con il loro orientamento omosessuale.
I lavori sono iniziati con una lettura ragionata dei principali documenti vaticani che, in parte o nella loro completezza, trattano la questione della cura pastorale delle persone omosessuali: da Persona Humana (1975) all’Amoris Laetitia (2016), fino al Documento Finale del Sinodo dei Vescovi sui giovani (2018), tenendo conto del grado di autorevolezza di ciascun documento.
I laboratori in piccoli gruppetti hanno caratterizzato tutti i lavori di questo corso e hanno favorito lo scambio sereno, accogliente e a tratti dialettico, tra i vari operatori a partire dalle posizioni e sensibilità di ciascuno. Il momento più intenso è stato quello delle testimonianze di fede e desiderio ecclesiale di alcune amiche e amici vicini al gruppo credenti Lgbt “In Cammino” di Bologna, che da 36 anni opera in città.
In serata è stata significativa la testimonianza dell’incaricato dell’arcivescovo per la pastorale persone Lgbt nella diocesi di Bologna, e la testimonianza dello stesso arcivescovo (di Bologna), padre sinodale al Sinodo dei Vescovi sui giovani. Infine, nei laboratori sono state delineate alcune linee di sintesi dei lavori del corso, che offriamo come Conclusione.
Il Corso per molti è stato un’occasione per conoscere più da vicino la realtà dei credenti Lgbt, con lo stupore di riconoscere, nella loro vita di fede, semi di bene che chiedono di essere riconosciuti. è stata anche sottolineata la bontà dei cammini dei gruppi credenti Lgbt, e la necessità di questi stessi cammini – come indicato nel Documento Finale del Sinodo 2018, n. 150 – perché offrono la possibilità di condividere un itinerario di vita cristiana a partire dalla situazione di vita di ciascuno; oltre ad essere un pungolo per l’attenzione della comunità cristiana alla situazione di questi nostri fratelli e sorelle. Anche le loro vite sono un “documento scritto sulla carne di Cristo”, testimonianza della sacralità delle loro esistenze e della fatica della loro esperienza di fede.
L’approccio del corso alla questione è parso adeguato e capace di valorizzare i cammini spirituali personali delle esperienza di fede narrate; senza tralasciare le possibili frizioni tra la dimensione pastorale che promuove l’accoglienza, e la dimensione teologica – morale soprattutto – che chiede un discernimento attento e responsabile in vista della possibile integrazione ecclesiale. Il tema della vita sacramentale richiede una riflessione più attenta.
Una proposta è quella di intendere la vita di fede delle persone Lgbt come un “luogo teologico”, per quanto complesso e potenzialmente ambiguo; un vissuto di fede, cioè, dove la presenza e l’azione di Dio potrebbe mostrarsi in modo inedito, illuminando in modo nuovo altri aspetti dell’esperienza umana; chiaramente in un dialogo fecondo con le fonti della Rivelazione: la Scrittura e la Tradizione, oltre al vissuto di fede delle persone e della Comunità.
Come sottolinea il Documento finale dell’ultimo Sinodo dei vescovi: “Esistono questioni relative al corpo, all’affettività e alla sessualità che hanno bisogno di una più approfondita elaborazione antropologica, teologica e pastorale, da realizzare nelle modalità e ai livelli più convenienti, da quelli locali a quello universale” (n. 150). A partire da questo ci si è chiesti se non sia possibile avviare una riflessione teologica che apra a soluzioni pastorali capaci di integrare l’esperienza affettiva delle coppie omosessuali senza mettere in discussione istituti fondamentali dell’esperienza cristiana (per es. l’istituto del matrimonio).
Si è sottolineata la necessità di una vera formazione al Discernimento e quindi della Coscienza personale come luogo del dialogo intimo con Dio. L’esercizio del discernimento spirituale e morale – che ha come criterio fondamentale la carità – permette di giungere ad uno sguardo sintetico sul vissuto delle persone Lgbt, che sappia coniugare l’esperienza di fede individuale con la vita e la riflessione ecclesiale, in vista di un concreto atteggiamento pratico.
Per tutto questo risulta urgente riportare questi discorsi, queste nuove sensibilità nelle nostre comunità parrocchiali e diocesane: è necessario promuovere comunità accoglienti che manifestino una Chiesa-Madre che abbia a cuore la crescita integrale dei suoi figli; favorire le testimonianze e i racconti di chi concretamente vive e condivide tali esperienze di vita cristiana; proporre agli operatori pastorali, in particolare sacerdoti, momenti di ascolto e approfondimento su queste tematiche nella loro formazione sia iniziale che permanente.
Infine, in generale uno sguardo più sereno sugli omosessuali credenti, in un percorso di vera e originale integrazione all’interno della Chiesa, potrà favorire indubbiamente anche uno sguardo più obiettivo – senza reticenze, né censure gratuite – al fenomeno dell’omosessualità dei sacerdoti e delle religiose.
In conclusione, l’atteggiamento di fondo necessario per continuare la riflessione della Comunità Cristiana sulla vita delle nostre sorelle e fratelli Lgbt, in vista di forme di integrazione ecclesiale, rimane quello dell’amore e della comunione.
Nelle situazioni esistenziali complesse come queste, che necessitano nuove e coraggiose elaborazioni e rinnovate scelte pastorali, l’amore e la comunione prendono anche la forma della pazienza pastorale e della prudenza sapienziale; queste sono le qualità necessarie di un cammino ecclesiale che, tuttavia, perseverante, convinto e coraggioso, rimane in ascolto di quanto lo Spirito dice alla Chiesa nella storia.