Riflettiamo a più voci su “Dignitas Infinita”
Riflessioni di Tiziano Fani Braga
È appena uscita la nuova dichiarazione “Dignitas Infinita”. L’ha curata il prefetto Victor Manuel Fernandez; l’ha approvata il Santo Padre. Ha richiesto, secondo notizie da varie fonti, cinque anni di lavoro. E contiene il magistero papale su povertà, guerra, violenza sulle donne, teoria del gender, maternità surrogata, eutanasia.
Molto interessanti tutti i passaggi che parlano della guerra e delle violenze, a partire da quello sulle donne. Finalmente, la Congregazione per la Dottrina della Fede prende posizione su tematiche attuali, come anche la maternità surrogata e il fine vita.
Poi il documento sfuma, ebbene sì. Dignitas Infinita passa da atrocità su scala mondiale, ad argomenti come la condizione dei transessuali e la fantomatica teoria “gender” (teoria ideata da gruppi cattolici fondamentalisti oltretutto), quindi come se ci fosse un paragone tra queste tematiche.
Questi argomenti vengono esposti senza studi adeguati. Le argomentazioni derivano da ricerche di parte, che non hanno oltretutto nessun fondamento scientifico.
Ricordiamo che la scienza dice ben altro sui transgender. Sarebbe bello che la Chiesa ammettesse che la scienza, su determinati argomenti, ha la Sapienza dalla sua parte.
Quello che mi crea un corto circuito è che un documento che ha per titolo la dignità infinita (dell’uomo), a un certo punto accusa implicitamente l’essere umano che, soffrendo per la propria identità, alla fine diventa colui che vuole minacciare la sua stessa condizione al momento del concepimento.
Conclude proprio con questa frase: “una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie. In questo caso, l’intervento non configurerebbe un cambio di sesso nel senso qui inteso.” Casi talmente rari e scontati negli esiti, che forse non ci sarebbe stato neanche bisogno di una specifica.
Non tocchiamo il tasto Gender perché inizia con un paragrafo (bastava solo quello): “La Chiesa desidera, innanzitutto, «ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione” e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza».Per questa ragione va denunciato come contrario alla dignità umana il fatto che, in alcuni luoghi, non poche persone vengano incarcerate, torturate e perfino private del bene della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale.
Ma conclude tutto con un giro di parole contraddittorie. Si passa dal ruolo dell’uomo e della donna solo per procreare, al fatto che questa fantomatica teoria voglia distruggere la differenza e rendere tutti uguali. Ma da anni si dialoga e si discute proprio sul fatto che nessuno è uguale e ognuno ha una sua identità e può esprimere l’affettività nel rispetto reciproco.
Forse è proprio il contrario. Occorrerebbe riportare la fede all’essenza del rapporto individuale ed autentico con Dio, dove ognuno deve sperimentare nella sua personale condizione con il Signore.
Ovvio che tutto questo sa di un incartamento. “Dignitas Infinita” sembra un artificio per tenere buona tutta una frangia di credenti che non riescono ad applicare con carità la loro vocazione battesimale e che si trovano a giudicare e “uccidere” tantissime sorelle e fratelli che sono in una condizione di sofferenza, solo perché non riescono a guardare oltre la propria realtà.
Nessuna novità rispetto determinate tematiche. Ma ricordiamoci che, quando si punta il dito verso un fratello, altre quattro sono puntati verso di noi.
Per una miglior figura, era preferibile più silenzio, più ricerca e più formazione.