Rileggendo il De Profundis di Oscar Wilde. Una lettera dal fango
Recensione di Angela Siciliano pubblicata sul blog letture-e-riletture il 2 settembre 2008
Oscar Wilde ( 1854- 1900), ha prodotto diversi lavori teatrali, romanzi e poemi tra cui il De Profundis, che altro non è che una lunga lettera di Oscar Wilde al suo amato Bosie. Si dice che la lettera non fu mai consegnata, in realtá Bosie non la lesse mai. Ma cosa c’era in quella lettera? C’era un Oscar che nessuno conosceva: non l’elegante Oscar sdegnoso dei comuni problemi, non il signore eccentrico dalla conversazione ammaliante, ma un uomo spezzato dal carcere, dalla coscienza di tante cose mai viste nè pensate prima. Un altro uomo.
Nato a Dublino, nel 1854, era figlio di un oculista di fama europea, e di una poetessa che aveva appoggiato l’indipendenza irlandese. Vinse una borsa di studio per il Magdalene College di Oxford e lo lasciò con un’ eccellente laurea, nel 1878.
Dopo la laurea, con la sua piccola ma giá esistente reputazione di poeta, si stabilisce a Londra. Nel 1884 sposò Costance Lloyd, figlia di un avvocato di Dublino, con cui fece due figli, ma il matrimonio finì intorno al 1893, pochi anni dopo l’incontro con Alfred Douglas, un aristocratico, poeta, di cui si era innamorato e che gli fu fatale.
Che Wilde si dedicasse all’omosessualità, fin dagli anni del college e durante il matrimonio, lo sapevano in molti, ma era una delle tante eccentricità che gli si perdonava o si sopportava, in cambio della sua conversazione, della fantasia, cultura e fascino…ma quando nella vita di Wilde arrivò il Douglas detto ”Bosie”, figlio di un Lord, le cose cambiarono.
Il padre di Bosie insultò pubblicamente Wilde, dandogli del sodomita, e Wilde si lasciò coinvolgere nella lotta tra padre e figlio già esistente, denunciando il Lord per diffamazione. Causa che perse, perchè di prove della sua omosessualità ce ne erano parecchie: non era una diffamazione! Gli diedero il massimo della pena, per sodomia, due anni di carcere, di lavori forzati, e conseguente rovina finanziaria.
I suoi libri furono ritirati dalle vetrine, i suoi beni venduti all’asta per pagare le spese processuali, i figli gli furono tolti. Scontata la pena, nel 1897, si rifugerà nel continente con un falso nome. Nonostante tutto, i due uomini saranno ancora insieme, e cercheranno di convivere, in Italia, apertamente, ma le rispettive famiglie si opporranno anche con le restrizioni economiche.
Una nobildonna inglese gli procurò un vitalizio ma Wilde non fece in tempo a goderne: morirà a Parigi, il 30 novembre del 1900, a causa di una meningite, in un modesto albergo, convertendosi sul letto di morte al cattolicesimo (era stato educato nella religione protestante). La sua tomba al Cimitière du Père Lachaise è quotidianamente visitata da estimatori della sua opera e da cultori del suo mito: l’esteta, lo stravagante, il privilegiato ma anche lo sfortunato.
Wilde ha prodotto diversi lavori teatrali, romanzi e poemi, fra tutti ricordiamo L’importanza di chiamarsi Ernesto e Il ritratto di Dorian Gray ma soprattutto, per me, il De Profundis che altro non è che una lunga lettera di Oscar Wild a Alfred Douglas, dal carcere.
Lettera che fu affidata a fine detenzione ad un amico, con lo scopo di farla pervenire al destinatario, il quale, si dice, la distrusse dopo aver letto poche righe. Ma era una copia!
Infatti otto anni dopo la morte dell’autore, l’originale verrá affidata al Britsh Museum di Londra. Si dice anche che la lettera non fu mai consegnata, in realtá. Bosie non la lesse mai, in ogni caso. La veritá è difficile da rintracciare.
Ma cosa c’era in quella lettera? C’era un Oscar che nessuno conosceva: non l’elegante Oscar sdegnoso dei comuni problemi, non il signore eccentrico dalla conversazione ammaliante, ma un uomo spezzato dal carcere, dalla coscienza di tante cose mai viste nè pensate prima. Un altro uomo.
Trascrivo brevi brani della lettera che prendo dalla traduzione di Patrizia Collesi per la Tascabili Economici Newton (1994), cioè dal mio scaffale, e con l’introduzione di Guido Bulla, dalla quale ho tratto alcune informazioni, ma attualmente credo ci sia in commercio soltanto il De Profundis della Feltrinelli, con la traduzione di Camilla Salvago Raggi:
La nostra tanto malaugurata e deprecabile amicizia si è conclusa per me con la rovina e il pubblico disonore, tuttavia il ricordo del nostro antico affetto…
Il vero pazzo, colui che gli dèi deridono o rovinano, è colui che non conosce se stesso. Io lo sono stato per troppo tempo, tu lo fosti per troppo tempo. Non esserlo più. Non aver paura. La superficialità è il vizio supremo.”… Mi biasimo per aver permesso che un’amicizia non intellettuale, un’amicizia il cui scopo primario non era la creazione e la contemplazione di cose belle, dominasse completamente la mia vita. Ammiravi il mio lavoro quando era compiuto: godevi dei brillanti successi delle mie prime e dei magnifici banchetti…ma non riuscivi a capire quali fossero le condizioni necessarie per produrre un’opera d’arte…durante l’intero periodo in cui fummo insieme non scrissi neppure un verso.
…La base del carattere è la forza di volontà e la mia divenne completamente sottomessa alla tua…quelle scenate incessanti che sembravano esserti quasi fisicamente necessarie, e durante le quali…tu diventavi una cosa tanto terribile da guardare quanto da ascoltare…la mania di scrivere lettere disgustose e ributtanti…improvvisi attacchi di furore quasi epilettico…Mi sfinisti.
…era soltanto nel fango che ci incontravamo…È necessario che io dica che vidi chiaramente che sarebbe stato un disonore per me il portare avanti anche solo un rapporto di conoscenza con una persona come quella che tu avevi dimostrato di essere? Attraverso tuo padre tu vieni da una razza con la quale unirsi in matrimonio è orribile; l’amicizia è funesta, e che mette le sue mani violente sia sulla propria che sulle vite degli altri… E se vuoi sapere quello che una donna prova veramente quando suo marito, il padre dei suoi figli, porta la divisa da carcerato, scrivi a mia moglie e chiediglielo. Te lo dirá.
… Solo ciò che è delicato, e concepito con delicatezza, può dare nutrimento all’Amore. Invece all’Odio tutto dà nutrimento. Non c’è stato un solo bicchiere di champagne che tu abbia bevuto in tutti questi anni che non abbia nutrito e ingrassato il tuo Odio. E, per gratificarlo, tu hai giocato d’azzardo con la mia vita, come hai giocato con il mio denaro, in modo incauto, sconsiderato, indifferente alle conseguenze. Se perdevi immaginavi che la perdita non sarebbe stata tua. Se vincevi, e lo sapevi, l’esultanza e i vantaggi della vittoria sarebbero stati tuoi.
…Pensavo tuttavia che sarebbe stato bene, sia per te che per me, se tu avessi protestato contro la versione della nostra amicizia fatta da tuo padre, non meno grottesca che velenosa, e tanto assurda nelle sue allusioni a te quanto disonorevole in quelle a me. Quella versione è ora passata di fatto alla storia: viene citata, creduta, e narrata; il predicatore l’ha presa come suo testo, e il moralista come suo sterile tema…
Devo accettare francamente il fatto di essere stato un comune prigioniero di una comune prigione e, per quanto curioso ti possa sembrare, una delle cose che devo insegnare a me stesso è non vergognarmene…mi sembra di aver dimostrato…che tra la fama e l’infamia non c’é che un passo, se pur c’é.
…Cristo, attraverso qualche divino istinto che è in lui, sembra aver sempre amato il peccatore come possibile punto di massima vicinanza alla perfezione dell’uomo…Il suo scopo non era trasformare un ladro interessante in un noioso onest’uomo…Ma in un modo che il mondo ancora non comprende, egli considerava il peccato e la sofferenza belli in se stessi, cose sacre, e espressioni della perfezione. Sembra un’idea molto pericolosa. In effetti lo è. Tutte le grandi idee sono pericolose. Che essa fosse il credo di Cristo non lascia adito ad alcun dubbio. Che sia il vero credo non lo dubito nemmeno io.
Ti ho spiegato che dire la veritá è cosa dolorosa. Essere costretti a dire bugie è molto peggio
Il passato, il presente e il futuro non sono che un unico momento agli occhi di Dio, alla cui luce dovremmo cercare di vivere. Tempo e spazio, successione ed estensione, sono semplici condizioni accidentali del Pensiero.
…Ciò che è davanti a me è il mio passato. Devo costringermi a guardarlo con occhi diversi, a farlo guardare dal mondo con occhi diversi, a farlo guardare da Dio con occhi diversi. Questo non posso farlo ignorandolo, sprezzandolo, lodandolo o rinnegandolo. Posso farlo soltanto accettandolo pienamente come una parte inevitabile dell’evoluzione della mia vita e del mio carattere: chinando il capo di fronte a tutto ciò che ho sofferto…Tu venisti da me per imparare il Piacere della Vita e il Piacere dell’Arte. Forse sono stato scelto per insegnarti qualcosa di più splendido: il significato del Dolore e la sua bellezza.
Ulteriori informazioni sulla vita e l’opera di Wilde si possono trovare in wikipedia. La moglie di Wilde morí nel 1898, mentre Douglas morì nel 1945 (nel 1902 si era sposato ad un’ereditiera con la quale aveva avuto un figlio).
.
Oscar Wilde, De Profundis, Feltrinelli editrice (Il libro è acquistabile presso la Libreria Claudiana di Firenze con lo sconto del 10% per i lettori di Gionata.org)