Riscoprire le fonti della grazia. Le persone Lgbt e i sacramenti cristiani
Riflessioni di Antonio De Caro*, socio de La Tenda di Gionata, pubblicate su INSIEME mensile delle missioni cattoliche di Berna (Svizzera), anno XXIX, n.1 del gennaio 2024, pag.9
Alcuni anni fa una mia cara amica mi ha chiesto di fare da padrino per il battesimo del suo primo figlio. «Sei sicura?» -le ho chiesto- «so che ormai i parroci, per disposizione del vescovo, sono tenuti ad accertare che i padrini non vivono in situazioni considerate irregolari dalla Chiesa Cattolica. E io, come sai, sono sposato con un uomo».
La risposta è stata: «Ho già parlato con il parroco e l’ho informato di tutto. Lui mi ha risposto: se avete fiducia in quest’uomo come esempio di fede e spiritualità, della scelta siete responsabili voi come genitori cristiani. Chi sono io per giudicare?».
E così ho portato il piccolo al fonte battesimale. Ero già stato diverse volte padrino di cresima e testimone di nozze cristiane. Lo scorso 31 ottobre il nuovo prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, V. M. Fernández, ha risposto ufficialmente ad un vescovo brasiliano su questioni del genere.
Una persona omosessuale o transessuale può ricoprire questi ruoli nei sacramenti cattolici? Una persona transessuale può̀ ricevere il battesimo? Se viene battezzato un bambino generato o adottato da una coppia omoaffettiva, i due uomini o le due donne possono essere registrati entrambi come genitori? Le risposte sono state firmate anche da papa Francesco.
Per alcuni aspetti, sembra che non cambi nulla. La Chiesa non ha mai impedito, giuridicamente o moralmente, alle persone LGBT di figurare come testimoni di un matrimonio.
In fondo, i testimoni devono solo confermare ufficialmente che il matrimonio è avvenuto né assumono in tal modo alcun ruolo educativo. Ma ne siamo davvero sicuri? Quando ho fatto da testimone di nozze, come omosessuale in relazione con un uomo, gli sposi mi avevano scelto non solo per profonda amicizia, ma anche per il dialogo spirituale che avevo sempre avuto con loro.
Sono gli sposi i ministri del matrimonio, sacramento che comporta un’effusione di grazia e quindi un dono per la comunità̀. Esserne testimoni significa partecipare intensamente a questo progetto cristiano ed essere disposto a sostenerlo. Significa testimoniare alla comunità̀ la gioiosa responsabilità̀ assunta dagli sposi e agli sposi la vicinanza e la comunione della famiglia di Dio.
Se guardiamo alle altre risposte, ci accorgiamo, da un lato, che esse sembrano allineate con il tradizionale magistero della Chiesa. A genitori, padrini, madrine viene assegnato il dovere di essere autentici esempi della fede in Gesù Cristo: è quindi essenziale che siano consapevoli di questa missione, adeguatamente formati. È inoltre essenziale che le persone coinvolte non suscitino scandalo nella comunità̀, cioè̀ non confondano i fedeli con una condotta di vita contraria agli insegnamenti della Chiesa. Sembra, quindi, che non cambi nulla.
Ma se si legge bene il documento, si percepiscono spiragli di apertura prima impensabili. I sacramenti sono segni di «un’alleanza irrevocabile» fra Dio e i suoi figli, quindi doni della Grazia che opera la salvezza in tutti: la loro forza è tale che non possono essere negati. Le persone transessuali e omoaffettive possono fare da padrini e madrine di battesimo, a condizione che manifestino una sincera adesione al Vangelo e alla missione di accompagnare nel cammino di fede.
Il richiamo al ruolo educativo è fatto non per motivare l’esclusione, come avveniva in passato, ma per esortare gli adulti ad una gioiosa consapevolezza della loro fecondità̀ spirituale. Tra l’altro si parla di persone “omoaffettive” e non “omosessuali”: cioè̀ l’accento cade sull’amore che unisce due persone.
Risuona, in queste risposte, lo stesso linguaggio di Amoris laetitia, e non è solo un fatto esteriore. È il linguaggio del discernimento, che con prudenza ma anche con fiducia esorta le comunità̀ cristiane a valorizzare i carismi delle persone e le loro intenzioni di bene.
La comunità̀ può̀ essere coinvolta nell’incontrare le persone LGBT che spesso svolgono un servizio ecclesiale e si distinguono per dedizione e sensibilità̀; pertanto non sono più chiama- te a vivere nella vergogna e nel nascondimento, ma a offrire in modo trasparente e generoso i doni che hanno a disposizione per il bene degli altri.
Queste risposte non aprono né chiudono definitivamente alcun accesso; se mai, avviano un processo in cui tutti sono in- vitati a interrogare la propria coscienza per comprendere che cosa è un’autentica vita cristiana, fondata sull’amore e non sulla legge.
Antonio De Caro (Palermo 1970) collabora con La Tenda di Gionata per promuovere il dialogo fra condizione omosessuale e fede cristiana. Ha già tradotto dal tedesco i seguenti contributi: Teologi, biblisti e liturgisti cattolici si confrontano su “La benedizione delle unioni omosessuali (2020), “Mit dem Segen der Kirche?” La chiesa cattolica tedesca e le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale (2019). Sul tema ha pubblicato anche i seguenti saggi: La violenza non appartiene a Dio. Relazioni omosessuali e accoglienza nella Chiesa (2021) e Cercate il suo volto. Riflessioni teologiche sull’amore omosessuale (2019).