Ritorno al passato. Quando gli insegnanti di religione si confrontavano sull’omosessualità
Riflessioni di Pasquale Nascenti della Rete IRC Arcobaleno
Dal 1972 al 2006 la rivista Religione & Scuola, edita dalla Queriniana di Brescia, fu un punto di riferimento essenziale per i docenti di religione, accompagnandoli nella loro attività professionale e nella loro formazione umana e cristiana di laici impegnati.
Negli ultimi anni di vita, precisamente a partire dal 2003, cioè da quando la direzione era stata assunta dal compianto prof. Giuseppe Tacconi, la rivista intraprese spesso e volentieri dei sentieri inesplorati, che tendevano la mano ai cambiamenti e ai molteplici contesti in cui si verificavano, con approfondimenti coraggiosi e sereni su argomenti, spesso di frontiera, pubblicati nell’intento di offrire ai lettori, principalmente insegnanti di religione, un punto di vista che li potesse supportare nella loro pratica scolastica.
Nel n.3 pubblicato nel gennaio-febbraio del 2006 apparve un contributo di don Domenico Pezzini, scomparso un anno fa, che aveva già collaborato alla rivista con qualche articolo di taglio biblico, che si proponeva di commentare l’Istruzione della Congregazione dell’Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini Sacri, datata 5 novembre 2005.
Non entro nel merito delle vicende giudiziarie in cui fu coinvolto don Pezzini, nel pieno rispetto delle decisioni della magistratura, con le parole già espresse a suo tempo in questo comunicato, ma sono rimasto colpito dal fatto che il sacerdote aveva deciso di collaborare con una rivista destinata agli insegnanti di religione.
Dal commento del sacerdote emerge l’intenzione di voler partire dalle prassi e dai singoli vissuti, evitando – è questa la principale criticità evidenziata nel documento – di rifarsi a momentanee teorie psicologiche, e fondando il discorso sul Vangelo.
L’invito è quindi quello di continuare il dialogo, evitando di chiudere definitivamente le porte prima alle persone e poi alla riflessione, naufragando verso derive ideologiche. E nel farlo porta alla conoscenza del lettore una serie di esperienze pastorali, non ultime quelle relative proprio alla sua attività di ascolto e accoglienza delle persone omosessuali, che conduceva ormai da diversi decenni.
Il risultato è un tentativo di mantenere viva la possibilità di continuare a dialogare sul tema nella svariata diversità dei contesti concreti, non ultimo il mondo della scuola, come lo stesso autore ci ricorda proprio sulle battute finali del pezzo.
La congiuntura della collaborazione fu probabilmente data dal fatto che entrambi – prof. Tacconi e don Pezzini – fossero docenti all’Università di Verona, l’uno di Pedagogia e l’altro di Linguistica inglese. Il sottotitolo dell’articolo, però, non sembra lasciare dubbi sulle ragioni dell’invito: «L’autore, tra i primi in Italia ad occuparsi di pastorale con persone omosessuali, a partire dal commento ad una recente Istruzione vaticana, offre una riflessione critica e coraggiosa su un tema, quello dell’omosessualità, che, in ambito ecclesiale, è spesso affrontato con imbarazzo e difficoltà. In questo periodo l’argomento ha assunto un carattere di particolare attualità (omosessualità e orientamento vocazionale, Pacs…) e viene fatto oggetto di discussioni anche nelle aule scolastiche. E gli Idr si sentono spesso interpellati».
La rivista aveva colto, forse dietro sollecitazione di qualche docente di religione, la necessità di offrire una riflessione accogliente su un tema delicato, che cominciava a essere sempre più frequentemente motivo di dibattito in classe. Ieri come oggi.
Ci restano, oltre la stima per una coraggiosa rivista che su questo, come su molti altri argomenti (fu il principale periodico di settore che auspicò un sostanziale cambiamento della disciplina in occasione del dibattito sulla revisione del Concordato nel 1984), si mostrò decisamente all’avanguardia, proprio gli spunti di riflessione offerti la cui saggezza – mutatis mutandis – resta un prezioso arricchimento per gli insegnanti di religione di oggi.