Ritrovarsi a Firenze come amiche, compagne, lesbiche e cristiane
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Riflessioni di Letizia, Giusi e Giulia di Kairos, gruppo per cristiani LGBT e i loro genitori di Firenze, sul ritiro di Avvento per lesbiche cristiane (Firenze, 15-16 dicembre 2018)
Il 15 e 16 dicembre 2018 a Firenze si è svolto un ritiro per ragazze e per donne lesbiche cristiane, provenienti da varie regioni d’Italia, presso una struttura religiosa dal titolo “Io faccio nuove tutte le cose” (AP 21,5). Scrive Letizia: “Meditazioni bibliche, un film e diversi momenti di convivialità da condividere tra amiche e compagne di cammino, questo il succo delle due giornate dedicate alle lesbiche cristiane che si sono svolte a Firenze tra il 15 e il 16 dicembre scorsi.
E’ strano ma la parola lesbica accanto alla parola cristiana mi suona ancora come inusuale. Anche se ritengo di aver sufficentemente integrato questi due aspetti della mia vita, l’accostamento mi pare ancora un ossimoro. Forse perchè sono pochi gli spazi e le occasioni di cui ho fatto esperienza in cui potersi ritrovare, confrontarsi e condividere con altre un cammino umano e spirituale? Sta di fatto che noi donne nell’ambito dei gruppi di cristiani LGBT siamo come la cioccolata nel gelato alla stracciatella: sparpagliate e diluite lungo tuttta la Penisola, inglobate e intruppate dentro un gruppo più vasto, che nella mia metafora sarebbe la vaniglia, composto principalmente di numerosi, simpaticissimi, fantastici, strabilianti, splendenti e luccicanti uomini gay.
Il risultato è che anche adesso mentre scrivo sono così abbagliata da tanto fulgore, che mi scordo di mettere le parole al femminile! Scherzi a parte (ma mai a caso), incontri come questo sono utili e preziosi. Le attività hanno riguardato soprattutto la preparazione al Natale. Con l’aiuto di una suora abbiamo ascolto una Parola splendidamente provocatoria se si considerano il contesto e le destinatarie a cui è stata annunciata. Siamo partite dal brano di Apocalisse (Cap. 21,1-8), passando per la visione del film Maria Maddalena (regia di Garth Davis, 2018) siamo approdati al Vangelo dell’Annunciazione (Luca 1,26-56) che si conclude col cantico del Magnificat.
E’ stato bello sentirsi annunciare ancora una volta un Dio portatore di novità, di vita e di amore per ciascuno. Bello ma forse anche difficile da comprendere e da accettare come qualcosa che ha a che fare con le nostre vite. Come posso credere che Dio mi ami e abbia fiducia in me quando i fratelli, le sorelle la mia comunità e diversi suoi ministri (tutti uomini) mi considerano perduta? Eppure come leggiamo nella Scrittura Dio chiama a collaborare al suo Regno coloro che sono considerati dei deboli, inaffidabili, profani. Gesù stesso è venuto al mondo perchè Dio ha chiamato una donna della Galilea a collaborare al suo progetto, e come si diceva al tempo “niente di buono” poteva provenire da quella regione (Gv 1,46 Gv 7,52).
Forse c’è davvero bisogno di una conversione dello sguardo che ci faccia vedere le cose secondo le logiche Divine e non secondo quelle degli uomini. Non uno sguardo negativo ripiegato su di noi e sulle cose che non vanno ma uno sguardo positivo depurato dai giudizi che ci sentiamo addosso, dai nostri peccati, dal non considerarci mai all’altezza e dalle fatiche quotidiane. Uno sguardo rivolto all’orizzonte, come quello della Maddalena del film, che parte alla sequela di Cristo, lasciandosi alle spalle una famiglia e una religione che opprimevano la sua soggettività e il suo Spirito di donna credente, pronta ad abbracciare quella novità liberante e rivoluzionaria del Vangelo.
La rivoluzione però è quella dei piccoli o grandi gesti di carità: tutte le volte che accogliamo un fratello, che ci impegniamo in qualcosa per rendere questo mondo più vivibile e questa chiesa più vicina a come la voleva Colui che l’ha fondata, non è forse come se le promesse del Magnificat si realizzassero? Spero davvero che quest’esperienza si possa ripetere e che si possa creare una rete attraverso cui condividere iniziative, riflessioni ed esperienze. Credo che la consapevolezza che esistono compagne di viaggio che camminano sulla tua stessa strada, anche se ognuna col suo passo, sia fondamentale per aiutarci a rinnovare lo sguardo sulla propria storia e sulla propria esistenza“.
Aggiunge Giulia che questo “per me è stato un momento davvero prezioso, che mi ha donato tanto, e che mi ha fatto riflettere su tante cose della mia vita..la frase che mi ha più colpito è “io faccio nuove tutte le cose”,e spero che questa Parola possa risuonare a lungo nel mio cuore,aiutandomi in una continua conversione del mio sguardo sulla vita mia e degli altri… sguardo che dovrebbe seguire sempre non le nostre logiche umane, talvolta basate su stereotipi, ma la logica “altra” dello sguardo di Dio ,che è uno sguardo di Amore. È il primo ritiro organizzato da e dedicato a lesbiche credenti,e si è tenuto presso una struttura religiosa cattolica, che da moltissimi anni accompagna il gruppo Kairos negli incontri di preghiera.
L’introduzione fattaci da una suora della comunità di eravamo ospiti è stata seguita da un piccolo momento di preghiera personale in silenzio nella cappella,dopo di che abbiamo fatto un momento di condivisione e convivialità nella stanza dove di solito ci troviamo. È stato molto bello ritrovarsi con amiche di vecchia data, e anche con donne nuove, provenienti da varie regioni d’Italia, e fermarsi un attimo a parlare di fronte a delle tazze di thè, offerteci dalle suore.
Poi,abbiamo visto il film su Maria Maddalena, film molto essenziale nei dialoghi, ma che narra in modo molto profondo ed intenso, attraverso gli occhi di questa Santa, gli aspetti più salienti della vita di Gesù, dall’inizio della Sua predicazione, fino alla Croce e alla Resurrezione,di cui Maria di Magdala è stata testimone.. La serata si è conclusa con un Te Deum di ringraziamento per quest’anno, al quale è seguita la cena con tutto il resto del gruppo Kairos. Spero di riuscire davvero a fare memoria di questa bellissima esperienza,e ad avere sempre questo sguardo positivo della fede nella vita di ogni giorno“.
Questa esperienza ha ricordato a Giusi che “la Chiesa è un edificio in continua costruzione, in un processo senza termine di rinnovamento e di contestualizzazione storica. Perché la verità non è qualcosa di rivelato definitivamente, ma si manifesta nel percorso della Storia. Attraverso disvelamenti e nascondimenti del pascaliano Deus absconditus. In questa Casa in perenne edificazione iniziano così ad entrare quelle categorie di persone fino a poco tempo fa escluse per stereotipi culturali. Non sorprenda quindi che un gruppo di donne lesbiche desiderino riunirsi per una due giorni per confrontarsi fra di loro nel segno di un percorso di fede evangelico e cristiano, all’interno di una struttura riconosciuta dalla Chiesa.
Un momento in cui raccontarsi anche come donne oltre che come lesbiche. Un valore aggiunto, perché la questione è destrutturare un po’ alla volta quel modello di potere che vede solo l’uomo, in quanto maschio, avere un ruolo da protagonista.
Il racconto di sé, attraverso anche l’ascolto della Parola, diventa disvelamento e processo di consapevolezza della propria identità che investe ogni aspetto della persona. Il farlo insieme ad altre donne, con vissuti simili, porta a creare una solidarietà e una complicità che danno forza per presentarsi non come singoli, ma come un gruppo in grado di far sentire la propria voce anche in contesti più ampi. Il ritiro è stato scandito attraverso vari momenti, ripercorrerli in dettaglio mi sembra didascalico. L’importante è sottolineare il momento di comunione, in cui, nella reciprocità del dare e dell’avere, ognuna possa essersi ritrovata o trovata. E se anche questo non fosse successo, proprio in tale presa d’atto aver meglio compreso cosa e dove cercare”.