Roma Guy e Diane Jones. Due donne lesbiche in lotta contro le discriminazioni
Articolo di Alicia Barrera pubblicato sul sito delle donne dei Peace Corps (Stati Uniti) il 30 giugno 2020, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Quest’anno, per il mese del Pride, vorremmo puntare l’attenzione su due incredibili ex volontarie dei Peace Corps tornate in patria, Roma Guy e Diane Jones, entrambe insignite del premio Women of Peace Corps Legacy’s Diane Harding [per le donne che più si sono distinte nel loro servizio, n.d.r.].
Roma Guy è nata al confine settentrionale, tra Maine e Canada, nel 1942. In quel periodo, come lei diceva, era “nata criminale” a causa della sua identità sessuale lesbica. Col tempo, Roma imparò a riconoscere questi “marcatori sociali”, farli propri e, infine, integrarli nella sua storica battaglia personale e sociale, nonostante la confusione e le paure della gioventù.
Nel 1962 Roma si unì ai Peace Corps come parte di un primo gruppo inviato a operare in Côte d’Ivoire (Costa D’Avorio), nell’Africa Occidentale. Roma fu assegnata alla città di Bondoukou, lungo l’antica via commerciale tra l’Egitto, il deserto del Sahara e la Costa d’Oro, sull’Oceano Atlantico.
Questo gruppo di volontari, con la guida e il supporto della squadra e del sistema sanitario della Côte d’Ivoire, aprì una comunità di base per l’alfabetizzazione e l’educazione sanitaria delle donne. Durante il suo servizio, Roma si trasferì in una regione centrale, nel villaggio di Tiebissou, dove iniziò e ampliò programmi integrali di educazione sessuale e non solo, ad esempio l’escavazione di pozzi d’acqua e la creazione di legami con il più vicino consultorio nei “giorni di mercato” delle varie regioni.
Roma ha condiviso quanto segue del periodo passato nei Peace Corps: “Un’esperienza vivificante, profonda, ho assorbito la storia, personale e sociale, le convinzioni culturali e quello che serve per realizzare un cambiamento strutturale, soprattutto in relazione a chi definisce la nostra identità, l’attenzione necessaria nel tempo, inclusa l’importanza della leadership e del consenso locale e istituzionale. Ho imparato chi sono durante questo infinitesimo momento che vivo sul pianeta”.
Nel 1967-68 Roma si iscrisse, alla Wayne State University, al programma MSW [un master che forma gli operatori sociali per lavorare nelle agenzie no-profit locali, statali e internazionali, n.d.t.], dove studiò organizzazione comunitaria pianificazione urbana.
Nel 1967 era organizzatrice in una scuola elementare di ragazzi di colore nel bel mezzo della comunità nera. Tra i suoi colleghi c’erano: un preside bianco, un gruppo di vari insegnanti, un sovrintendente che era “un fanatico, nemico accanito dei sindacati, supervisore anticomunista del territorio”.
E poi successe: il 23 luglio del 1967 Detroit esplose, Roma la ricorda come una “ribellione nera (una rivolta per alcuni)… attacco o fuga?”. Aveva bisogno di sapere come comportarsi durante la protesta, con la resistenza e le conseguenze, negative o positive, compreso sfruttare ciò che che lei definiva “l’energia e l’impegno di un movimento ideato per cambiare la storia degli ex schiavi, i cittadini di seconda classe, oppressi dalla legislazione Jim Crow [le leggi segregazionista in vigore all’epoca in molti Stati, n.d.r.]. Mi trovavo con gli insegnanti, terrorizzata dalla polizia, mentre i bisogni sociali ed educativi delle scuole pubbliche venivano praticamente ignorati”.
Nel 1972 Roma incontrò Diane Jones, la sua compagna di vita, da lei legalmente sposata nel 2008. Le due si incontrano nel Togo, in Africa Occidentale, dove Roma era stata reclutata dai Peace Corps per dirigere un programma di formazione.
Dopo essere tornata negli Stati Uniti partecipò a programmi di formazione e valutazione per i Peace Corps. Lavorò anche per l’apertura di nuovi centri in diversi Stati africani: Côte d’Ivoire, Mali, Camerun e Tanzania. Fu durante uno di questi programmi, in Togo, nell’Africa Occidentale, che incontrò Diane.
Mentre le due si innamoravano, tra alti e bassi, confusione, lettere d’amore in partenza e in arrivo, sfruttarono al massimo i momenti passati insieme, apprezzando la gioia e la forza del loro rapporto.
La storia dell’attivismo a San Francisco di Roma è stata raccontata nella miniserie dell’ABC “When we Rise”, diretta da Lance Black, e uscita nel 2017 [anche in Italia, n.d.t.].
Diane era una volontaria dei Peace Corps assegnata in aiuto ad un presidio clinico nel suo territorio, in Togo. Questo incontro ha stimolato la carriera di Diane, che ormai dura da una vita. Oggi Diane è un’infermiera professionista, e per questo ringrazia la sua esperienza in Togo. Ritornò negli Stati Uniti per frequentare una scuola di ostetricia.
Sia Diane che Roma arrivarono ad avere carriere molto soddisfacenti nella sanità pubblica, che risentì molto della comparsa dell’HIV/AIDS. Diane giocò un ruolo medico molto importante nell’avvio del “modello San Francisco”, una realtà ospedaliera centrata sulla comunità e sulla cura di ogni singolo individuo.
Diane è stata parte integrante del San Francisco General Hospital e della squadra dell’Università della California per 35 anni. In aggiunta al suo lavoro a San Francisco, tra 2009 e il 2020 ha tenuto diversi corsi sull’HIV in Côte d’Ivoire. Oggi, lei e il suo team di specialisti di malattie infettive si impegnano a mettere a servizio le loro capacità e i loro valori nella lotta contro la pandemia di coronavirus.
Attualmente, Roma e Diane vivono a San Francisco con la loro famiglia allargata, che comprende anche tre nipotini.
Dopo una lunga e rimarchevole carriera, Roma afferma che il suo obiettivo rimangono “le donne, i diritti della persone cis e trans, il diritto alla salute per tutti, pene alternative per i detenuti delle prigioni di San Francisco”. È anche molto attenta su “come l’ultimo omicidio della polizia, quello di George Floyd, abbia finalmente sgretolato scudi e armature, mettendo a nudo paure, valori e azioni dannosi della polizia fatte in nome della sicurezza”.
Il suggerimento di Roma e Diane alla comunità dei volontari dei Peace Corps ritornati in patria:
“Trovate il vostro posto nel più recente movimento per la giustizia, Black Lives Matter; impegnatevi nel luogo in cui potete mettere più a frutto le vostre capacità, e mettetecela tutta. Superate la paura, la negazione, sostenete un cambiamento culturale e strutturale basato su pratiche di trasparenza e responsabilità pubblica. Sviluppate una linea di base per l’equità, votate per un sistema di tassazione etico, così da poter investire in pene alternative al carcere, nell’edilizia sociale, nella sanità e in una reale educazione per tutti i nostri bambini, e per poter approntare una strategia contro il cambiamento climatico per nostri figli e pronipoti, almeno fino alla settima generazione. VOTATE! Localmente, nel vostro Stato, e a livello federale, in modo da portare benefici per tutti. Sono in gioco i nostri diritti e la nostra libertà”.
Per Roma, il suo “onesto contributo” è lavorare per porre fine all’edilizia sociale discriminatoria, per politiche educative sostenibili e per un accesso sempre più agevole ai servizi di salute mentale e a quelli contro l’abuso di sostanze. È anche impegnata nel porre fine allo stigma dei poveri e senza fissa dimora fermati dalla polizia e incarcerati.
Con le parole di Roma, “Il PRIDE ONORA E RAPPRESENTA le lotte personali e sociali per l’azione, l’ascolto e la riflessione, con un’attenzione continua alle varie proteste. I cambiamenti strutturali hanno bisogno di consenso, di solito prima si parte da un piccolo gruppo di persone volonterose e ispirate da un cambiamento pensato per tutti. Per cambiare le regole e codificare i nostri valori, alcuni di noi devono coltivare una leadership culturalmente matura. Questo è ciò che insegna il nostro movimento più recente, Black Lives Matter, e l’attuale pandemia di COVID-19″.
Testo originale: 2020 Pride Month: A Spotlight on Roma Guy and Diane Jones