Il ruolo della Coscienza per i cristiani omosessuali
Riflessioni bibliche tratte dal sito della CEGLA, Cristianas y Cristianos LGBT de Argentina (Argentina), libera traduzione di Giada Atzeni
Nel terzo capitolo della Prima lettera a Timoteo, San Paolo Apostolo cita coloro la cui coscienza è stata cauterizzata. Sappiamo che per molti cristiani fondamentalisti, l’omosessualità e il cristianesimo sono incompatibili. Infatti questi ultimi vedono l’omosessualità come un peccato gravissimo (se non come una malattia), come un qualcosa capace di cauterizzare la coscienza di chi lo commette. In altre parole, secondo loro gli omosessuali cristiani sono persone che si autoingannano.
È necessario chiederci che cos’è la coscienza e che posto occupa nella vita del cristiano e soprattutto in quella del cristiano omosessuale.
Se accettiamo il fatto che siamo stati creati con uno scopo, di conseguenza accetteremo anche che la coscienza occupa un posto importante nella nostra vita. In realtà la coscienza umana si è sviluppata ed evoluta nel corso della storia, soprattuto perché si tratta di uno strumento prezioso per la vita in comunità.
La coscienza fornisce agli individui uno strumento di sostegno molto utile per poter vivere all’interno di un gruppo, dando loro la possibilità di crescere e prosperare.
Tuttavia la coscienza è anche un processo mentale che può rovinarsi o “ammalarsi”. Ciò accade quando ad esempio si arriva a credere che determinate azioni o comportamenti spesso insignificanti possano essere altamente cattivi o peccaminosi e addirittura degni di essere puniti con la morte. Nel corso dei secoli della storia cristiana sono molti gli esempi di credenti morti in un’agonia di tormento spirituale per via di questioni che oggi verrebbero considerate irrilevanti nella maggior parte dei casi.
Nei casi più estremi come in determinate psicopatie, ci si può trovare di fronte a una totale mancanza di consapevolezza dell’errore o del peccato. Sappiamo che la coscienza è un meccanismo insito dell’essere umano, che è stato utile allo sviluppo della società aiutando le comunità nella coesione e nell’evoluzione.
Bisogna tenere bene a mente che la coscienza non è una guida infallibile. Per il cristiano si tratta di una capacità conferitagli da Dio che funziona a mo’ di “allarme” di fronte a certe situazioni: se non abbiamo la coscienza a posto, allora è opportuno prestarle attenzione, esaminare la questione in maniera approfondita, chiedere consiglio se necessario e infine prendere una decisione al riguardo.
Non dobbiamo neanche credere che la coscienza sia “la voce di Dio”: ovviamente non lo è, anche se in un certo senso Dio ci parla solitamente attraverso quest’ultima. Va sottolineato che la coscienza morale dell’uomo si è evoluta e continuerà a evolversi nel corso del tempo.
Duemila anni fa, San Paolo non aveva proferito una benché minima parola relativa al carattere scandaloso e peccaminoso della schiavitù. Al contrario, come una creatura della sua epoca, la accetta così com’è cercando solamente di trovare una “soluzione” cristiana ai problemi che causava tra i membri della comunità.
Tuttavia, al giorno d’oggi nessun individuo sano di mente potrebbe difenderla, tanto meno un cristiano. Oggi riusciamo a vedere la schiavitù per com’è in realtà: un crimine. Dobbiamo esaminare continuamente le nostre coscienze con l’aiuto dello Spirito Santo cercando sempre di essere aperti alla verità di Dio.
Il passaggio sopracitato si può applicare anche agli atteggiamenti e ai comportamenti relativi alla sfera sessuale. Dobbiamo analizzare attentamente il messaggio (che può provenire da altre persone o dalla nostra coscienza) prima di decidere se l’omosessualità “cauterizza le coscienze” di coloro che la praticano, come tanti sostengono.
Il problema con cui dobbiamo misurarci è che sin da bambini siamo stati educati a credere che l’omosessualità sia negativa e peccaminosa. A prescindere dal fatto di averlo appreso presto a tardi nella vita, il lato positivo è l’essersi resi conto che la nostra omosessualità è una condizione che Dio benedice quanto l’eterosessualità.
Ma purtroppo, anche se la mente e il cuore di tante persone condividono questa affermazione, per le coscienze educate in maniera scorretta accade il contrario. Questo è il tormento a cui molti cristiani omosessuali sono soggetti ancora oggi: la mente e il cuore dicono una cosa, mentre la coscienza dice l’opposto.
Una volta identificata la causa del nostro conflitto interno, riusciamo a comprendere che Dio ci accetta ancora come figli legittimi, non malati, pervertiti o strani, semplicemente come figli omosessuali. Se un cristiano eterosessuale osasse fare sesso con qualcuno del suo stesso genere, commetterebbe peccato. Tuttavia, nella natura dell’omosessuale cristiano, questo è l’unico modo per farlo sentire realizzato e soddisfatto.
La maggioranza dei cristiani impara dal proprio pastore che l’omosessualità è un abominio agli occhi di Dio. Grazie a Dio molti cristiani omosessuali hanno avuto il coraggio di aprire gli occhi e liberarsi dal peso di una coscienza educata in maniera sbagliata.
In realtà hanno scoperto che il Signore continua a benedirli e a riempire di gioia i loro cuori. Sanno che l’omosessualità è molto di più che un’attività sessuale con un’altra persona, in quanto tocca ogni aspetto della loro personalità fornendo ricchezza e diversità come succede agli eterosessuali.
D’altronde, è verissimo che se una persona osa commettere azioni che entrano in conflitto con la coscienza, la stessa ne può risentire in modo particolare.
In realtà lo facciamo sempre: quando sparliamo, critichiamo o denigriamo gli altri, quando siamo gelosi o avidi, quando odiamo o quando idolatriamo altre persone o cose. Tutte queste azioni si ripercuotono sulle nostre coscienze e sul senso di giustizia stabilito da Dio, ma fortunatamente lo Spirito Santo ci esorta continuamente a ritornare sulla buona strada.
Ringraziamo il Signore che non ci lascia annegare nei nostri stessi peccati: Lui sta sempre vicino a chi si perde per offrirgli la salvezza. In quale altro modo potremmo essere stati salvati?
Qual è allora il ruolo della coscienza per il cristiano omosessuale? Nonostante sia un prezioso strumento di trial and error, forse non è quello che conta di più al momento di classificare le questioni di moralità che dividono i cristiani.
Prima della coscienza, al primo posto c’è la Bibbia e dopo l’esperienza degli altri cristiani, l’insegnamento di altre chiese, e, tra le altre cose, la scienza e la ragione. Tutti questi elementi sono degli aiuti per individuare e capire la corretta linea d’azione da intraprendere caso per caso.
Tuttavia c’è chi mette la propria interpretazione della Bibbia su un piedistallo, al di sopra dell’opinione di chiunque, insistendo in maniera dogmatica e ostinata sull’essere padrone della verità a livello etico e morale.
Proprio in questo campo, i cristiani dovrebbero essere molto prudenti e stare molto attenti fra loro, tenendo conto del fatto che generalmente esistono diverse posizioni in merito a ciò che è “giusto” in ogni caso. Inoltre, è vero che la nostra comprensione del giusto non è statica ma si evolve in continuazione.
I cristiani omosessuali dovranno sempre cercare di contenersi di fronte a quei fratelli nella fede che ancora sostengono una posizione anacronistica sull’omosessualità e che non riescono a spezzare il giogo di una coscienza che è stata educata a credere che sia un abominio.
Dobbiamo accettare che se sono onesti, crederanno che siamo noi ad avere torto, allo stesso modo in cui noi pensiamo che ce l’abbiano loro.
Testo originale: El Lugar de la Conciencia en el Cristiano Gay