Un Sanremo “eterofobo” e “anti-cristiano”? Ma per favore!
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Riflessioni di Massimo Battaglio
Tra i tanti commenti che si leggono e sentono su Sanremo, ce ne sono un paio che mi hanno particolarmente colpito. Uno è di un noto politico di destra, da sempre schierato a modo suo “per la vita” e cioè contro l’aborto, il divorzio e le persone omosessuali. Un po’ limitante come concetto di “vita” ma tant’è. Non gli farò mai pubblicità nemmeno a pagamento citandolo per nome ma non posso fare a meno di riportare un suo twitt. Dice:
“Dunque ricapitoliamo: Benigni ci spiega che un libro della Bibbia esaltarebbe (a suo dire) l’amore omoerotico. Fiorello si dà una pomiciatina con Tiziano Ferro per fare pace dopo il litigio (devo ricordarmi di non litigare mai con nessuno dei due). Lauro si presenta in nude look e nel gran finale si dà una pomiciata col suo barbuto chitarrista. Dimentichiamo niente? Dopo questa indigestione arcobaleno, per l’anno prossimo dovremo introdurre al festival le quote azzurro-rosa, così, tanto per evitare discriminazioni”.
Il politico in questione, di cui ognuno avrà capito l’identità, è già stato condannato una volta per cose come questa. Aveva sostenuto che le associazioni LGBT incitano alla pedofilia. Ora, invece di essere più prudente, torna all’attacco con frasi che definire volgari è un’offesa alla volgarità. Si vede che ha qualcosa dentro, una specie di demonio più forte di lui che gli fa dire cose a sua insaputa.
Altri noti personaggi mediatici, parlando da una delle radio più potenti del mondo, sentenziano di “cristianesimo calpestato“.
“La religione cristiana – scrivono – ne esce svilita, vilipesa, strumentalizzata, falsificata e derisa, pur senza malanimo. È un furto dei gioielli di famiglia in una casa lasciata vuota. Se spari contro i cattolici vai sul sicuro dato che questi, nella maggior parte dei casi, ti applaudiranno”.
Che strano! Come diceva il precedente twitter, Benigni ha occupato mezz’ora per elogiare il Cantico dei Cantici. Son cose religiose, no? A prescindere da quel che ha sentito lui, mi pare che ne abbia fatta un’analisi corretta, seria eppure appassionata. Ma forse ha commesso un grave errore: lo ha fatto con gioia. E questo, secondo alcuni, è peccato grave perché la Parola di Dio va annunciata con fare ingrugnito.
Anche Tiziano Ferro, per cinque sere consecutive, ha sempre sottolineato, pur con discrezione, la propria religiosità. All’ultima sera è arrivato a proclamare: “Dio non commette errori e io non sono sbagliato”. Che bello! Ma già: Tiziano Ferro non conta come cristiano. E’ un “pubblico peccatore“, lui. Se parla di Dio, lo “svilisce“.
Ora: pazienza per le frasi omofobe (abbiamo le spalle larghe). Pazienza per le manie di protagonismo di certi commentatori (ne abbiamo viste tante anche da parte degli stessi protagonisti di Sanremo). Quello che trovo veramente offensivo è parlare di “discriminazione” e di “cristianesimo calpestato”.
Sono parole che questi signori non dovrebbero permettersi! Uno perché siede in Senato. Può, e dovrebbe, combattere la discriminazione di altri; non certo inventare la propria. Gli altri perché le loro parole insultano, senza pensarci, tutti quei milioni di cristiani che, in altre parti del mondo lontane da Sanremo, sono davvero discriminati e calpestati, spesso fino alla morte. In un Paese in cui i politici di tutti i partiti fanno a gara a chi è più cattolico, fare i vittimisti ha qualcosa di disgustoso.
Ma sì: è stato un bel Sanremo. Si sono dette belle parole a difesa delle donne, contro il femminicidio, contro il maschilismo imperante. Si è parlato e cantato d’amore. Le voci cornacchiose si sentono sempre meno. Tutt’al più aggiungono un po’ di comicità.