Saper essere impopolari. «Beati voi quando gli uomini vi odieranno» (Lc 6, 22)
Riflessioni di Emmanuela Banfo, settimanale Riforma, 15 luglio 2011, pag.1
Nelle Scritture la popolarità non è un valore. Gesù stesso avverte i discepoli che non s’illudano di godere di grande consenso. Anzi, il popolo dei credenti dovrà prepararsi a essere perseguitato, a percorrere una strada stretta che difficilmente attirerà le masse! Immagini di questi giorni ci dicono che la voglia di consenso, di popolarità, è quanto mai diffusa. Non solo dei politici sotto elezione.
Fanno riflettere le immagini di centinaia di giovani in fila sotto il sole cocente per partecipare ai provini di Amici, le interviste senza reticenza su Melania Rea, tutte già con la sentenza pronta, il successo straordinario della trasmissione ‘Chi l’ha visto’ con cittadini che partecipano in diretta tivù alle indagini: voglia di schermo, di diventare famosi magari per un’ora.
La popolarità ha due facce: celebrità e compiacimento. I media hanno come regola d’oro il compiacimento, il «diamo quello che la gente vuole». È di questi giorni il crollo di un colosso dell’informazione: il News of the World di Londra che dal 1843 era una scuola, una fucina di talenti giornalistici.
Lo stile Murdoch, «dare quello che la gente vuole», è stato portato all’estremo, al cinismo: gossip su gossip, scandali su scandali, una macchina tritatutto che ha finito per triturare se stessa. C’è nella sua parabola discendente qualcosa di paradigmatico.
È questa una delle possibili chiavi di lettura, ma che induce a pensare, chiese comprese: imparare a non dare sempre quello che la gente vuole, quando occorre saper essere impopolari, fuori moda. E induce anche a far crescere la cultura delle regole e a dire che mettere dei limiti non à sempre censorio.
Nell’ Antico e Nuovo Testamento, c’è una galleria di uomini e donne rimaste anche sole a sostenere la giusta causa del Signore. Davanti al popolo come al potere, Gesù è più di tutti dirompente, scomodo. Disorientante quando dice «non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra» (Mt 10, 34) oppure: la mia famiglia non è quella di Maria e Giuseppe, piuttosto è composta da «chiunque avrà fatto la volontà del padre mio» (Mt 11, 50).
C’è un’insidia: la tentazione oligarchica, elitaria di una minoranza che s’arroga il diritto di giudicare e ammaestrare. È una deriva da tenere a bada. Contrastabile ancora e sempre con la Parola del Signore che ci vuole pronti a confrontarci con le contraddizioni, dentro ciascuno di noi e dentro la storia che viviamo, senza dogmi, ricette in tasca.
Non puri o alla ricerca di purezza che distingue, classifica e divide. Ma decisamente impuri, fragili peccatori che si lasciano continuamente interrogare da lui.