Sappiamo ospitare e prenderci cura dello straniero? (Gn 18:1-10a)
Riflessioni bibliche* di Joseph Tolton, Judith Hoch Wray e Rich McCarty tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2007, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
In Genesi 18:1-10a rimaniamo colpiti dall’ospitalità della famiglia di Sara e Abramo. Sappiamo cosa verrà dopo, in Genesi 19: la violenta inospitalità di Sodoma. Ma qui abbiamo un ottimo esempio da imitare: utilizzare il meglio dei nostri doni per accogliere la gente nella nostra casa.
Quando estendiamo tale ospitalità ci mettiamo nella posizione di udire la buona novella. Innumerevoli volte la Chiesa ha mancato di estendere la sua ospitalità alla comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender, e l’Evangelo è andato perso!
Che gli stranieri siano o meno degli angeli, non dobbiamo trascurare con leggerezza l’opportunità di estendere l’ospitalità a loro.
La mancanza di accoglienza non ha colpito solo la comunità LGBT. L’inospitalità ideologica tra denominazioni cristiane e la mancanza di ospitalità tra le varie fedi sono tra le prime cose che sabotano l’ascolto e la proclamazione della buona novella dell’amore di Dio.
– Quale buona novella potrebbe farci difetto a causa della nostra mancata accoglienza dello straniero?
Una riflessione di Rich McCarty: “Dopo aver ascoltato il Salmo 14 (15), ho visualizzato l’immagine di una grande sala piena di gente. Ci sono tutti. Ci sono le persone LGBT e coloro che si sono dichiarati nostri nemici pur essendo il nostro prossimo: le persone che ci hanno ferito economicamente licenziandoci dal lavoro e che ci hanno calunniato in ogni modo.
Ci guardiamo dritto negli occhi. Poi si sente risuonare la domanda ‘Signore, chi abiterà nella tua tenda?’ e poi arriva la risposta: ‘Chi dimorerà sul tuo santo monte? Colui che cammina senza colpa… (lunga pausa), non fa danno al suo prossimo… (lunga pausa), e non lancia insulto al suo vicino… (lunga pausa)’.
Chi verrà accolto? Chiunque oda la risposta. Chiunque ci abbia calunniato e ferito verrà rinnovato e reso capace di camminare senza colpa con noi. Chiunque sia stato incapace di agire con giustizia verrà liberato e reso capace di fare ciò che è giusto.”
Nella nostra conversazione, noi che scriviamo abbiamo condiviso delle esperienze dure e penose legate alla promessa del versetto 4, che il giusto “anche se giura a suo danno, non cambia” e abiterà nel santuario di Dio.
Abbiamo il massimo rispetto di coloro che dicono apertamente la loro verità sull’identità di genere e/o sull’orientamento sessuale e che persistono nella loro integrità anche a loro danno. Siamo addolorati per il modo in cui alcuni hanno utilizzato questa dichiarazione per obbligare le persone al vincolo matrimoniale e ferire le loro anime assieme a quelle dei mariti o delle mogli.
– Cosa significa essere fedeli al proprio giuramento, anche a proprio danno? Portate esempi sia positivi che negativi.
Colossesi 1:15-28: stabiliamo le priorità! La proclamazione cristologica stabilisce ciò che è pre-eminente: il primogenito della creazione tutta, prima di tutte le cose, il capo, il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, il primato su tutte le cose. Cristo è il primo! Allora tutto il resto trova il suo posto: in Cristo tutta la pienezza (in greco: pleroma) si è compiaciuta di abitare. L’idolatria alza la sua orrenda testa quando le persone e le istituzioni vogliono porsi come le primogenite, come la Parola e la Saggezza di Dio incarnate e perciò reclamano il diritto di dominare e opprimere gli altri.
Dopo aver stabilito un solido fondamento in Cristo, chi ha ascoltato quella Parola non può più impantanarsi nel processo intellettuale. Il ministero consiste nello svelare il significato di Cristo, il fondamento. Ascoltiamo, in Colossesi 1:24-28, il richiamo a incarnare lo svelamento dell’Evangelo nel nostro corpo e nel nostro sé.
In che modo mi relaziono agli altri corpi e agli altri sé? Apro la mia tenda per mostrare ospitalità agli stranieri? Lo svelamento dell’Evangelo non consiste nel proselitismo o nel dire agli altri cosa devono fare; l’Evangelo si svela mentre viene alla luce in te e in me.
– Esprimete alcuni dei modi in cui volete che l’Evangelo venga rivelato ed espresso nella vostra vita. Cosa accadrà alla Chiesa quando parleremo della gloria di questo mistero, di Cristo in te, nel nostro corpo, nel nostro sé, perfino nell’intimità sessuale?
Luca 10:38-42 ci invita con Gesù nella casa delle sorelle Marta e Maria. Cosa significa invitare Dio e chi è stato fatto a sua immagine nelle nostre case ospitali? Ma noi conosciamo il riposo? Chi tra noi ha una posizione da dirigente, sempre impegnato come Marta, ode la chiamata a prendersi cura della sua relazione personale con Dio.
Abbiamo molto bisogno di equilibrio tra lavoro e riposo in presenza di Dio. Forse dovremmo ogni tanto chiamarci l’un l’altro Marta, per poterci poi richiamare all’essenziale relazione di discepolato con Gesù.
La scelta di Maria – la relazione di intimo discepolato – non le sarà tolta. In questo tempo di rapidi cambiamenti politici, in cui il duro lavoro delle persone può letteralmente essere spazzato via in un attimo, questi momenti di intima comunione non possono esserci tolti.
La nostra preghiera
Chiamaci ancora, o Dio, al ministero dell’ospitalità.
Tu che ci hai presi,
dacci la grazia di estendere la stessa accoglienza agli altri
e concedici la saggezza di tornare sempre
a ristorarci alla tua presenza.
Venga il tuo regno in noi e tra noi.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Testo originale: Ordinary Time through Reign of Christ Sunday Year C