Scapoli e zitelle li creò: quali eunuchi per il regno dei cieli?
Riflessioni di Andrea da Crema, parte prima
“Non dica l’eunuco: Ecco, io sono un albero secco!” (Is. 56,3b)
Egli rispose loro: “Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca”. (Mt. 19,11-12)
Nella Bibbia la figura degli eunuchi compare sia nell’AT che nel NT e particolarmente note sono le parole di Gesù nel Vangelo di Matteo e l’incontro del diacono Filippo negli Atti degli Apostoli.
L’eunuco (dalla composizione dei due termini greci, “letto” e “custodisco”) è solitamente un uomo che in età pre-puberale o puberale subisce una mutilazione (o evirazione o castrazione fisica) dell’apparato genitale (asportazione di pene e testicoli o solo quest’ultimi) con conseguente sterilità e/o impotenza sessuale, a seconda dell’età dell’intervento. Tale pratica, era diffusa in molte culture (cinese, musulmana, ecc.) ma era vietata in Israele con conseguente emarginazione dalla vita sociale e religiosa di queste persone. In epoche successive, tali mutilazioni genitali toccarono il mondo Ottomano e l’Europa stessa (tristemente note le c.d. “voci bianche” per la coristica religiosa o meri “oggetti sessuali” delle matrone romane) e tutt’oggi presenti in alcune culture, come quella indiana.
Lo scopo di tali interventi demolitivi, nel mondo antico, aveva principalmente la funzione di garantirsi uomini fidati che si occupavano di donne regali, gestire alte funzioni amministrative, protettive e di grande responsabilità (non avendo né eredi né donne gravide e dunque incombenze famigliari).
Ma Gesù non si ferma a nominare solo questa tipologia di eunuco (“e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini”), per quanto questa sia quella più conosciuta e comprensibile, ma delinea anche altre due condizioni. Ci sono infatti uomini nati con difetti genetici/organici come chi nasce sterile/infecondo, con malformazioni dell’apparato riproduttivo (uno su tutti, gli ermafroditi) o con problemi di erezione del pene (“sono nati così dal grembo della madre”); il grande mondo delle disabilità, senza tabù (sessualità attiva & disabilità).
Allargando lo sguardo, in questa situazione potrebbero esserci tutte quelle persone in cui la componente maschile e femminile si mischiano e si confondono (nel mondo greco-romano, si sarebbe parlato di ruoli attivi e passivi); si pensi alla comunità omosessuale tutta, in particolare bisessuale, transessuale, transgender, intersessuale e asessuale. E Gesù nomina (e rende reale) questa condizione e ha parole di grande attenzione e comprensione (“Non tutti capiscono questa parola”). Si può dunque intuire una dimensione strettamente fisico-biologica e una dimensione psico-comportamentale, che tocca questa condizione.
Infine c’è una scelta per fare la volontà, il progetto di Dio nel mondo, salvandosi (“si sono resi tali per il regno dei cieli”); chi decide di farsi eunuco (non in senso letterale come fece qualcuno in epoca tardo antica, come Orìgene di Alessandria, ma metaforico/simbolico) per le necessità della Chiesa, della carità profusa e spezzata verso tutti i fratelli e le sorelle.
Il non generare figli, e tutto quello che ne consegue, può essere dunque una scelta libera e consapevole della persona, generando non in modo biologico ma in modo simbolico, dall’Io profondo, nella contaminazione forte e generosa con e per gli altri.
E il regno dei cieli, ha delle immagini suggestive nei vangeli, dove il piccolo e la moltitudine, sono esaltate: il seminatore, il granello di senape, il lievito, il tesoro nascosto, la perla preziosa, la rete, il banchetto di nozze, le dieci vergini, ecc. tutte immagini in cui l’eunuco può e deve esserne co-protagonista.