Unitariani. ‘Non dobbiamo pensare allo stesso modo per amare allo stesso modo’
Intervista di Silvia Lanzi a Roberto Rosso della Comunione Unitariana Italiana, 8 febbraio 2013
Roberto Rosso è reverendo della Comunione Unitariana Italiana. La Chiesa Unitariana, benché poco conosciuta in Italia ha una storia plurisecolare. Nasce nei primi decenni del ’500 in Europa e poi si diffonde anche in America. Ma per capire meglio di che cosa si tratta, lasciamo la parola al reverendo Rosso.
“In ambito cristiano la Chiesa unitariana nasce dal rifiuto della trinità e degli altri dogmi e dal riconoscimento della piena umanità di Gesù, promotore di una dottrina di ricerca morale e spirituale che ci proponiamo di seguire. Il nostro motto è ‘non dobbiamo pensare allo stesso modo per amare allo stesso modo’.
Interpretato in senso pratico questo è un invito a riconoscere nell’altro un fratello al di là dell’orientamento teologico (o sessuale nel nostro caso) e dunque promuovere la fratellanza e l’integrazione.
Questo atteggiamento porta la tradizione cristiana a collaborare ed essere aperta sia ad altre esperienze cristiane liberali, sia all’esperienza della tradizione unitariana universalista americana per cui sono altrettanto imprescindibili l’impegno sociale e la concordia spirituale pur nell’appartenenza a tradizioni diverse”-
Ultimamente, in ambito cattolico, commentando la decisione francese di approvare le nozze omosessuali, il cardinal Bagnasco a detto che ‘siamo vicini al baratro’. Gli unitariani la pensano così? Oppure è qualcosa di diverso e non l’incastro magico pene-vagina ciò tiene in piedi una relazione.
“Direi di no, appunto, Si tratta di una condivisione di sentimenti, di valori e di esperienze di vita che prescinde dal sessualità delle persone che intendano condividere parte della vita assieme”
L’omosessualità, allora, fa parte del disegno di Dio?
“Io credo che del disegno di Dio facciano parte la libertà umana e la responsabilità umana in ambito etico e sociale. Come questi valori si declinino è compito dell’uomo decidere. Ovviamente tra le possibilità accettabili c’è anche quella omosessuale”
Se sì, perché è così ostracizzata?
“Questa domanda va collocata storicamente. Per diversi secoli non lo è stata. In questi ultimi tempi ha pagato una interpretazione sessuofoba e troppo letterale di un testo. La sensibilità odierna permette però di comprendere che ciascun testo è frutto della sensibilità dell’autore e del momento storico in cui viene redatto. Dai tempi in cui la Bibbia fu redatta fortunatamente si sono fatti dei passi avanti decisivi e per ogni levitico 20:13 si ha un 2 Sam 1:26 da cui immagino il nome del vostro sito.
In duemila anni la nostra sensibilità è indubbiamente progredita su tematiche come l’accoglienza del diverso, la lotta per le minoranze, la disponibilità all’accoglienza. Mi piace evidenziare come questi valori di cui discutiamo non siano solo a beneficio della particolare causa omosessuale, ma riguardino aspetti a priori che toccano la modalità di relazione dell’uomo con i suoi simili”-
Cosa diresti ad un giovane lacerato tra la sua omosessualità e la sua fede?
“Che una dottrina spirituale per essere utile al percorso di ciascuno deve avere due caratteristiche: deve farti sentire accolto; deve promuovere il percorso spirituale basato sul tuo intimo essere. Credo che dunque la lacerazione derivi da una dottrina sbagliata, che viola queste due condizioni. Inviterei dunque quel giovane a cercare meglio, aderendo a una dottrina più consona”
Accoglienza. Questo è il punto. In ambito cattolico il cammino è lungo, ma chissà…