Scopriamo alcune realtà internazionali per l’accompagnamento dei cristiani LGBT+
Testo tratto dal libro LGBTQ Catholics: A Guide to Inclusive Ministry di Yunuen Trujillo (Paulist Press, 2022), capitolo 3, pagine 38-42, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
I seguenti gruppi (per cristiani LGBT+) hanno un respiro internazionale. È difficile porli nella stessa categoria perché diverse sono le loro storie, i loro approcci e le loro relazioni con il resto della Chiesa. Questa lista non è esaustiva.
Global Network of Rainbow Catholics (Rete globale dei cattolici arcobaleno)
Il GNRC “raggruppa associazioni e individui che offrono cura pastorale e operano per la giustizia a favore [delle persone LGBTQ cattoliche] e delle loro famiglie”. “È stato fondato nell’ottobre 2015 […] oggi rappresenta venticinque gruppi LGBTQI cattolici di tutti i continenti, compresi famiglie e amici […] Opera per l’inclusione, la dignità e l’uguaglianza di questa comunità nella Chiesa Cattolica e nella società.” Il GNRC comprende vari livelli e tipi di ministero, e anche alcuni membri che aderiscono e agiscono individualmente.
Dignity
Dignity è stata fondata nel 1969 dallo psicologo e padre agostiniano Patrick X. Nidorf. All’inizio le posizioni e gli scopi dell’associazione erano esplicitamente in contraddizione con alcuni punti della dottrina cattolica (1). Nel 1971 l’arcivescovo di Los Angeles Timothy Manning proibì a padre Nidorf di avere più a che fare con il gruppo: il fondatore si dimise. I membri di Dignity hanno continuato la loro opera, sempre incontrando opposizioni. Nel 1986 e 1987 i capitoli [gruppi locali] di Dignity vennero espulsi dalle sedi di proprietà ecclesiale.
La storia di Dignity è stata molto accidentata. È importante riconoscere la sua opera profetica e il suo servizio a una parte del Corpo di Cristo che avrebbe abbandonato la Chiesa da molto tempo non fosse stato per Dignity, che ha offerto a tante persone uno spazio protetto per nutrire la propria relazione con Gesù e la Chiesa.
Courage/Encourage
Courage è un apostolato internazionale, approvato dalla Chiesa Cattolica, per persone “che provano attrazione per lo stesso sesso”. Encourage è un apostolato per “genitori, coniugi, fratelli, sorelle e amici di chi si identifica come persona LGBTQ”. Fin dai loro inizi hanno avuto il pieno appoggio della Chiesa Cattolica, e hanno costituito una risorsa preziosa per alcune persone LGBTQ cattoliche, mentre per altre gli spazi offerti da questi apostolati non sono stati abbastanza accoglienti.
La missione e i metodi di Courage sono evoluti nel corso del tempo. È stata fondata nei primi anni ‘80 come gruppo di sostegno spirituale per aiutare le persone omosessuali cattoliche ad aderire alla dottrina della Chiesa in tema di sessualità e comportamento sessuale. Oggi Courage propone cinque obiettivi ai suoi membri: (1) vivere una vita casta; (2) dedicare la propria vita a Cristo; (3) coltivare uno spirito di fratellanza; (4) essere consapevoli della verità secondo cui le amicizie caste sono possibili e necessarie; (5) vivere una vita che possa servire da modello ad altri. Per aiutare ad astenersi dal sesso, Courage utilizza un programma a dodici passi modellato su quello degli Alcolisti Anonimi. Oggi l’associazione non sostiene le terapie riparative, ma lo ha fatto in passato. Le terapie riparative si sono dimostrate inefficaci e dannose, e sono state proibite in tutto o in parte in parecchi degli Stati Uniti.
Se alcune persone LGBTQ cattoliche hanno trovato utile lo spazio offerto da Courage, per un periodo più o meno lungo di tempo, la grande maggioranza di coloro che lo consideravano l’unico ministero disponibile ha abbandonato la Chiesa, e spesso viene ripetuto che Courage non è uno spazio protetto né sano.
A mio avviso Courage si focalizza molto sul sesso, il che può mettere molto a disagio i membri. Per esempio, solo perché una persona è LGBTQ non significa che sia sessualmente attiva o impegnata in una relazione, e anche se ha una relazione, non significa che abbia difficoltà a controllare i suoi impulsi sessuali, o che abbia una dipendenza dal sesso tale che necessiti di un programma a dodici passi. Le persone vanno trattate come esseri umani a pieno titolo, non come esseri esclusivamente sessuali. (Personalmente ho vissuto il mio orientamento in primo luogo come connessione romantica ed emotiva, più che sessuale, quindi tutta questa ossessione per il sesso la trovo fuori luogo e particolarmente fastidiosa.)
Molte delle persone LGBTQ cattoliche che vogliono avvicinarsi a un ministero spesso cercano una comunità in cui possano approfondire la loro relazione con Gesù, conoscere meglio Lui e il Vangelo e trovare uno spazio protetto dove fare un discernimento della propria vita: tutto questo è essenziale per il nostro sviluppo spirituale e personale, e per poter costruire su solide fondamenta.
La sessualità è una parte importante della vita di ciascuno di noi, ma è solo una parte. Le persone LGBTQ cattoliche hanno le medesime esigenze degli altri cattolici, e devono anch’esse crescere negli altri aspetti della vita e della spiritualità. Per esempio, nei ministeri giovanili i membri ricevono una formazione religiosa integrale, che va a toccare tutto il loro essere. Ricordo quando ero giovane e frequentavo un ministero giovanile: ero sempre su di giri perché ad ogni incontro parlavamo di varie tematiche, che mi hanno aiutato ad essere una persona migliore e ad approfondire la mia fede. Parlavamo certo anche di castità, ma più di spiritualità integrale e crescita personale. Se in quegli incontri avessero parlato esclusivamente o primariamente di castità, dubito che avrei continuato a frequentarli, perché credo che la castità sia una dottrina molto bella e importante, e che sia necessario conoscerla e praticarla, ma io avevo piuttosto bisogno di crescere nella fede e nella relazione con Gesù, e di essere trattata come un essere umano a pieno titolo. Programmi integrati come quelli sono necessari per accogliere le persone LGBTQ in un gruppo.
Ci sono tuttavia delle persone, sia LGBTQ che etero, che trarrebbero beneficio da un programma cattolico a dodici passi per combattere la dipendenza da sesso. Il fatto che un programma così importante ed utile sia rivolto soltanto alle persone LGBTQ, e non reso disponibile anche alle persone eterosessuali, dice molto sui pregiudizi e sulla discriminazione di cui soffrono ambedue i gruppi, e impedisce alle persone eterosessuali di beneficiarne.
L’approccio di Courage ha anche alcuni aspetti positivi; per esempio, sono attraenti il senso di comunità e l’incoraggiamento a stringere amicizie sante. Alcune persone apprezzano moltissimo tali aspetti di questo apostolato, e trovano la pace nell’astinenza sessuale corroborata da una comunità di mutuo sostegno, che le aiuta nel loro discernimento. Anche i ministeri inclusivi offrono spazi simili, ma non come condizione implicita per esserne membri; chi ha in animo di fondare un gruppo dovrebbe tenere conto di questa esigenza.
Un altro aspetto positivo di Courage è che incoraggia i membri a dedicare la vita a Cristo e al servizio degli altri, e ad essere modelli positivi per le altre persone. Anche i ministeri inclusivi offrono qualcosa di simile, e noi speriamo di continuare a dedicare la nostra vita al servizio degli altri e di maturare la nostra relazione con Gesù e la Chiesa.
Qualsiasi gruppo si trovi più congeniale, è molto importante ricordare che facciamo tutte e tutti parte del medesimo Corpo di Cristo.
Infine, molte persone LGBTQ cattoliche si trovano a loro agio con i metodi di Courage, e trovano la pace nel definirsi “cattolici che provano attrazione per lo stesso sesso”; altri invece trovano la pace nelle definizioni comprensive di “queer” o di “persona LGBTQ cattolica”, senza doversi per forza identificare con un preciso orientamento. I sacerdoti e gli operatori impegnati nella pastorale LGBTQ dovrebbero tenere conto di questa realtà, e rispettarla.
(1) La prima bozza di statuto di Dignity includeva il seguente passaggio: “Crediamo che l’omosessualità sia una variante naturale dell’attività sessuale, e che non sia né una malattia, né qualcosa di immorale. Chi ha questo orientamento sessuale ha il diritto naturale di fare uso del proprio potenziale sessuale in modo responsabile e soddisfacente […] e dovrebbe farne uso con un senso di fierezza”. Se il concetto di orientamento sessuale si è sviluppato nel corso dei decenni seguenti, negli anni ‘70 simili frasi erano rivoluzionarie, se pensiamo che provengono da un sacerdote cattolico.
> Altre riflessioni tratte dal libro LGBTQ Catholics: A Guide to Inclusive Ministry