Scoprire davvero cosa significa essere ultimi
Riflessioni bibliche* di Gordon Creamer** pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 19 settembre 2021, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Ogni anno, quando arriva l’autunno, una grandissima gioia mi prende. Il prossimo martedì sarà l’equinozio d’autunno, le ore di luce diminuiranno, e questo ha ripercussioni anche a livello spirituale. È un tempo di transizione, che ci invita a fare un bel repulisti di tutto ciò di cui non abbiamo più bisogno.
Molto di ciò che ruota attorno all’autunno evoca le realtà spirituali che sono dentro di noi: il ricordo affettuoso di ciò che è passato, il raccolto di ciò che abbiamo seminato, l’esperienza malinconica di ciò che abbiamo perduto a causa dei cambiamenti, e della morte.
Nel calendario liturgico cristiano, i mesi di questa stagione ci invitano a ricordare i nostri cari che si sono staccati da noi per l’eterno riposo, in particolare nel giorno del 2 novembre.
Per i nostri fratelli e le nostre sorelle LGBTQ+, le nostre famiglie e i nostri alleati, questa stagione è un tempo perfetto per comprendere meglio e godere della grazia che generosamente Dio ci concede durante il cammino spirituale che compiamo con Lui.
Questo è il tempo in cui possiamo essere svuotati, e riempiti con quello di cui avremo davvero bisogno per il prossimo inverno, la stagione in cui ciò che è morto può essere trasformato, in modo quieto ma potente, in nuova vita, in qualcosa di bello per Dio.
Le letture liturgiche di oggi*** sono un’occasione perfetta per cogliere l’attimo e contemplare la grazia che ci viene donata.
Nella prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, troviamo il giusto che incontra i suoi persecutori: “Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni” [2:12a].
Certamente ci ritroviamo nel duro trattamento riservato al giusto, perché abbiamo visto molte persone comportarsi così con noi, e perseguitarci per aver coraggiosamente osato essere autenticamente noi stessi.
Questi pochi versetti ci parlano profeticamente delle frequenti discriminazioni che Gesù ha patito durante il suo ministero pubblico, in particolare per mano dei farisei e delle altre autorità religiose del suo tempo, che lo provocavano per vedere se le sue parole erano vere (2:17), ma alla fine Gesù è rimasto fedele a ciò che diceva di essere, e Dio si è preso cura di lui (2:20).
In questo passo noi, comunità LGBTQ+, possiamo leggere l’emarginazione che subiamo a causa della nostra identità. Anche noi, come Gesù, siamo messi alla prova per saggiare la nostra mitezza e rassegnazione (2:19); siamo messi alla prova come lui per capire se siamo quello che diciamo di essere: individui favolosi e pieni di dignità, creati da Dio come esseri umani LGBTQ+.
Ma dato che, in quanto cristiani, cerchiamo di essere come Gesù (amorevoli, con uno scopo preciso nella vita, e non capiti dalla società), dobbiamo anche credere fermamente che Dio sarà con noi e si prenderà cura di noi, come ha fatto con Gesù.
Nella seconda lettura, tratta dalla lettera di Giacomo, vediamo la necessità di vivere secondo la “pura” sapienza (3:17), che viene dall’alto. Tutto il messaggio della lettera di Giacomo parla del cercare la volontà di Dio per vivere con gli altri, mettendo ordine nelle nostre passioni e producendo il frutto di giustizia, seminato nella pace (3:18). Si chiede Giacomo “Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra?” [4:1].
Il modo più significativo di comportarci come cristiani e persone LGBTQ+, Giacomo ce lo rivela all’inizio della sua serie di direttive: dobbiamo essere facitori di pace, miti, obbedienti ai comandi del Signore, e coerentemente pieni di misericordia e dei buoni frutti che vengono dalla sincerità (3:17). Questi consigli sono estremamente utili a chi dedica la sua vita al Signore, e portano senz’altro a una comunione più profonda con Dio e con tutti gli esseri che Egli ha creato in questo mondo.
Quando ci poniamo nel vangelo di Marco, e attraverso il vangelo, al fianco di Gesù, capiamo sempre meglio cosa è compito nostro fare: accogliere ciò che significa essere ultimi. Gesù spiega ai suoi discepoli (e a noi) che il primo deve essere l’ultimo e il servitore di tutti; lui stesso era l’ultimo e il servitore di tutti, e ovviamente era estremamente importante agli occhi di Dio.
Cosa vuol dire questo per noi, persone LGBTQ+? Essere ultimi non è certo negativo come può sembrare, perché un giorno, dopo essere stati per molto tempo ultimi nella Chiesa, capiremo finalmente che Gesù ci ha condotti al primo posto, sempre più vicini al posto occupato da lui.
Ciò che tiene insieme il tutto, quindi, è il concetto del “servitore”. Ciascun* di noi è chiamat*, come Gesù, a dare la vita per servire lui e il Regno di Dio che si sta costruendo.
Questo non vuol dire sottovalutare il giusto obiettivo di essere pienamente inclusi (e celebrati) nel Corpo di Cristo come suoi membri LGBTQ+; non vuol dire certo trascurare il buon combattimento! No di certo.
Significa semplicemente che poniamo la nostra attenzione, e il canto di liberazione che risuona nella nostra anima, sempre pronti a cogliere ciò per cui siamo stato originariamente creat*, vale a dire servire amorosamente Dio e avere rispetto dell’interconessione che abbiamo con ogni persona, anche con coloro che sembrano esserci contro, o coloro che, per paura, si rifugiano in dottrine anacronistiche.
Che questo autunno sia perciò fruttuoso per voi! Possa essere un tempo sacro, in cui cercare e ottenere l’equilibrio tra il servire Dio e il lottare per la nostra inclusione.
Non dimentichiamoci che un giorno, grazie al nostro atteggiamento umile e il nostro indefesso servizio alla causa LGBTQ+, accompagneremo Gesù al primo posto, dove sederemo per sempre.
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
** Gordon Creamer organizza laboratori e ritiri per adulti, anziani e persone LGBTQ. Ha conseguito un master in cura spirituale e pastorale presso la Loyola University del Maryland, e sta studiando per un dottorato per esercitare il ministero presso l’Istituto Ecumenico della St. Mary’s Seminary & University di Baltimora.
*** Letture liturgiche per il 19 settembre 2021:Sapienza 2:12, 17-20; Salmo 54 [53]:3-4, 5, 6, 8; Giacomo 3:16-4:3; Marco 9:30-37
Testo originale: Embracing The Real Meaning Of What It Means To Be Last.