Scoprirsi gay. I miei uno o più coming-out?
Riflessioni pubblicate sul sito Za-gay.org (Francia) il 23 ottobre 2010, liberamente tradotte da Domenico Afiero
Rendersi conto di essere gay, omosessuale o frocio non ci rende la vita facile: sin da piccoli, i genitori ci dicono che anche noi avremo una moglie con dei bambini e che loro diventeranno, con immensa gioia, nonni. E se non fosse quello che vogliamo ? Cosa fare in questo caso?
Sono l’unico figlio maschio della famiglia. Come dire, mi “configurano” per aver almeno un figlio maschio e non deludere mai la famiglia. C’è da andar fiero per tanta fiducia accordatomi! Provo ad uscire con parecchie ragazze ma senza grande successo.
Un giorno, poi, quando sono al penultimo anno di scuola media, il dramma. Mi rendo conto che la persona che mi interessa non è la mia vicina di banco, ma il mio vicino. Mi dico che la cosa non è possibile, che ho un problema e che non sono normale. Ecco quello che si pensa di primo acchito,soprattutto sapendo che la scuola media non è un posto che può aiutarti in queste situazioni.
Inoltre, non si può neanche immaginare cosa significa trovarsi in casa con un padre omofobo e razzista! Che roba! Col tempo, poi, si comincia a capire e a riprendere fiducia in sé. E con la crisi adolescenziale, infine, si manda tutto al diavolo.
Poi mi documento, sono fiero di quello che sono, lo dico e faccio il mio coming-out. Ed ecco che il cielo mi casca addosso! Come posso pensare che mia madre mi accetti senza dir niente? Come si è ingenui!
Non si tratta di un bel momento della nostra vita, ma bisogna superarlo. I genitori sono il grande ostacolo da superare nella vita di noi gay , ma il resto della nostra esistenza non è una passeggiata. Arrivo alla fine dell’ultimo anno delle superiori, infatti, per dire della mia omosessualità ai miei compagni di classe. Ed ecco l’incomprensione da parte loro. ”Perche’non ce l’hai detto prima?”, “Non hai fiducia in noi?”e giù di questo passo.
Non è facile dirlo, ma da quel momento in poi non si è più soli, ci costruiamo una sorta di pilastro solido su cui poggiare. Il che aiuta. Dopo gli anni della scuola, poi, si assiste ad una lotta quotidiana, in quanto , arrivati all’università, bisogna ricominciare. Non si finisce mai di dover parlare della propria omosessualità! Ma vi è un punto di arrivo?
Comunque, tengo a dire al mio migliore amico, presente su questo sito, che mi ha sostenuto anche senza saper niente di me. Come fa a dirlo a tutti come se fosse niente? Non so niente in proposito, ma mi congratulo con lui.
Testo originale: Un ou des coming-out?