Se anche il cardinale di Vienna plaude alla drag queen con la barba
Articolo di Giovanni Panettiere tratto dal Blog Pacem in terris del 17 maggio 2014
La dottrina non si tocca e nemmeno l’accoglienza alle persone. Così come sono. Etero, omo o drag queen con la barba come Conchita Wurst, all’anagrafe Thomas Neuwirt. Può essere questo il senso del commento dell’arcivescovo di Vienna, Cristoph Schoenborn, alla vittoria della cantante austriaca al festival musicale Eurovision. <Mi sono rallegrato per il trionfo – ha detto il cardinale all’agenzia di stampa cattolica locale, Kathpress -.
Nel colorato giardino del Signore vivono anche persone che si sentono parte dell’altro sesso. Anche queste meritano il nostro pieno rispetto>. Ne va della tolleranza che, a detta di Schoenborn, significa <rispettare l’altro, anche quando non si condividono le sue idee>.
L’Arcivescovo di Vienna non è nuovo a gesti e parole eclatanti sulle sessualità altre, per usare una dizione cara a una certa scienza canonistica, Giuseppe Caputo in testa.
Due anni fa fece scalpore la decisione del cardinale, fra gli allievi prediletti del papa emerito Joseph Ratzinger, di confermare al vertice del consiglio pastorale di Stützenhofen, a nord di Vienna, Florian Stangl, un gay che conviveva con il suo compagno.
Nel 2010 sempre Schoenborn aveva affermato che <in tema di omosessualità si deve considerare anche la qualità di una relazione> e che, se questo elemento c’è, <se ne può parlare con apprezzamento>.
Sulle ultime dichiarazioni dell’arcivescovo il portavoce della diocesi, Michael Prueller, sentito dalla tv pubblica austriaca Orf, ha voluto puntualizzare che le parole non vanno lette come un cambiamento di rotta nelle posizioni della Chiesa cattolica verso l’omosessualità>.
Non a caso la stessa televisione ha ricordato un altro intervento di Schoenborn, datato 2012, in cui il cardinale auspicò la <via della conversione> per i gay e le lesbiche, oltre che per i divorziati risposati, i quali vanno <aiutati> a comprendere come la vita che stanno conducendo <non sia nei piani di Dio>.
La linea di confine resta così tracciata dal Catechismo che bolla gli atti carnali fra persone dello stesso sesso quali <intrinsecamente disordinati> (art. 2357) e considera la condizione omosessuale quale <oggettivamente disordinata> (art. 2358), fermo restando l’attenzione e l’accoglienza da riservare a gay e lesbiche.
Due condotte da non dare per scontate, nella Chiesa come nella società, e che si evincono dall’ultima sortita del cardinale Schoenborn.