Se il nostro cuore è rotto e pieno di ferite, non è perché abbiamo fallito, ma perché abbiamo amato! (Luca 11:37-41)
Riflessioni di don Fabio
Luca 11:37-41: “Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria”.
Oggi san Luca ci offre la “caricatura” della persona religiosa che è brava, bravissima, pia, devota, osservante in tutto e per tutto delle minime regole, precetti e consuetudini, ma che non conosce né l’amore di Dio né l’amore del prossimo. Il cuore di questa persona non si è mai realmente innamorato. Forse neanche di se stessa! Il suo essere bravo/a serve per condannare gli altri e per dire a Dio: “Vedi come sono bravo/a, ringraziami, caro Dio, perché faccio cose belle!”.
Tutta la predicazione di Gesù, ma anche tutta la predicazione profetica dell’Antico Testamento, è contro una religiosità che nella pratica e nell’esteriorità è perfetta, ma solo per paura, per difendersi da Dio. Un Dio spietato che non aspetta altro che punirmi. Tutto da rifare!
Il nostro Dio, il Dio di Gesù, invece è Padre, e il nostro essere bravi non è perché Dio ci ha imposto delle leggi, una dottrina immutabile che va osservata pedissequamente, se no andiamo all’inferno. Se noi siamo capaci di amare è perché Dio, che è Amore ed è Padre, ci ha resi capaci di Amare e di Amore.
Con affetto, Fabio!