Se l’amore non è eccessivo, non è l’amore di Dio (Lc 15:1-10)
Riflessioni bibliche* di Marti J. Steussy, Helene Tallon Russell e Charles W. Allen tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Alcuni brani del nostro lezionario suggeriscono che Dio è di gran lunga più amorevole di quanto noi possiamo immaginare. Ma in altri brani, come Esodo 32:7-14, Dio non sembra così amorevole, e nemmeno così giusto. Sentir associare questi brani è una sfida per chi ascolta. Luca 15:1-10 propone due parabole che parlano della prodigalità dell’amore di Dio.
Il pastore con la pecora e la donna con la dramma ricorrono a mezzi eccessivi e poco pratici per trovare quello che hanno perduto. Una volta trovato, danno il via a festeggiamenti un po’ eccessivi. Questo, afferma Gesù, è il modo con cui Dio accoglie i peccatori pentiti (versetti 7,10).
Ma le parabole in sé non parlano di peccatori; la pecora e la dramma sono perdute ma sono i loro proprietari a perderle. La pecora e la dramma non si pentono: la prodigalità dell’amore di Dio non è condizionata dalla nostra risposta e rimane non misurabile.
– Avete mai fatto qualcosa di eccessivo per trovare qualcosa che avevate perso? Stavate agendo in maniera “irrazionale” o stavate reagendo a qualcosa di non misurabile? Riuscireste a valutare il valore di un’altra persona o di voi stessi?
1 Timoteo 1:12-17 è una eco di quelle parabole. Pur non essendo scritta da Paolo secondo la maggior parte degli studiosi, essa vuole riflettere la reazione dell’Apostolo all’incontro con il Cristo risorto. Paolo viene ritratto mentre considera se stesso “il primo” tra i peccatori (versetto 15), non solo perché ha mancato di adempiere alla legge, ma perché era “un bestemmiatore, un persecutore e un violento” (versetto 13). Era colpevole di crimini legati all’odio. Anche se Paolo agiva per ignoranza, rimane comunque sconcertato dal fatto che Dio lo cerchi attivamente attraverso Cristo. L’amore di Dio per lui “ha sovrabbondato” (versetto 14); egli lo trova prodigo, non misurabile: potremmo chiamare tutto questo il debole di Dio per i suoi oppositori. Il Salmo 50 (51):1-10 conta anch’esso sulla “grande bontà” di Dio (versetto 3) perché agisca al di là dei deserti del ragionevole.
– Come rispondete a coloro che vi escludono, magari in maniera violenta, a causa della loro ignoranza e autogiustificazione? Oltre alle misure che dovremmo mettere in atto per la protezione delle persone vulnerabili, in che modo noi e le nostre congregazioni facciamo spazio alla prodigalità dell’amore di Dio, anche verso coloro che vogliono farci del male?
Il Salmo 13 (14) assume un tono diverso, che si avvicina alla disperazione di Geremia 4:11-12, 22-28. Il salmo sembra iniziare come una denuncia degli stolti che negano Dio, ma rapidamente si muta in una denuncia universale: “nessuno più agisce bene” (versetto 1). Vi sono dei saggi? No, tutti hanno traviato (versetti 2-3). Tutti, apparentemente, sono stolti. Poi, senza spiegare il perché, il salmo comincia a menzionare le vittime dei malvagi, che si rivelano essere il popolo di Dio, la stirpe del giusto, il misero il cui rifugio è in Dio (versetti 4-6). Da dove vengono queste vittime misere e giuste? Il salmo non lo dice e dobbiamo ipotizzare che forse il salmista sta esagerando. Geremia 4:11-12, 22-28 è ancora più minaccioso.
A causa della stoltezza del suo popolo, Dio appare come una forza implacabile, un vento alzatosi per nient’altro che per distruggere (versetti 11-12). Al contrario delle letture della settimana scorsa, il terribile piano di Dio non può essere modificato in nessun modo (versetto 28). Vi sono dei piccolissimi barlumi di compassione (versetto 11 “il mio povero popolo”) e speranza (versetto 27 “ma io non lo finirò del tutto”), ma il tono generale è di disperazione. La reazione di Geremia a questa visione non è inclusa nel lezionario, ma la riportiamo perché getta un ponte tra lui e Mosè nelle letture di oggi.
Nel versetto 10 Geremia osa dire “Ah, Signore Dio, hai dunque del tutto ingannato questo popolo e Gerusalemme quando dicevi: Voi avrete pace, mentre una spada giunge fino alla gola”. Se pure Geremia si ritiene impotente a prevenire il disastro imminente, non esita però ad accusare Dio di violare il suo patto, proprio come ha accusato anche il popolo di violarlo. Il risultato non cambia, ma la sua protesta a favore del popolo viene registrata.
– Quando il disastro sembra inevitabile, come reagite? È una perdita di tempo urlare la propria protesta? A chi vi rivolgete?
Lo scambio tra Mosè e Dio in Esodo 32:7-14 forse è per alcuni il passo più difficile di tutti. O forse il più affascinante, dipende da come guardiamo alla Bibbia e a Dio. Mosè ha una concezione della fedeltà tipicamente ebraica, che si esprime nel discutere con Dio e nell’averla vinta! Dio si lamenta: “il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d’Egitto, si è pervertito” (versetto 7) e si prepara a distruggerlo. Ma Mosè fa presente a Dio che quello è il popolo del Signore, che il Signore ha fatto uscire dal paese d’Egitto (versetto 11); gli fa presente che la sua reputazione ne soffrirà se lo distruggerà (12) e gli ricorda tutte le promesse fatte in passato (13). Con quale risultato? Dio cambia idea (14). Uno scambio a dir poco drammatico.
Se leggiamo il racconto superficialmente, Mosè ci fa più bella figura di Dio. Ma forse il nocciolo del racconto è che, dato che Mosè si rifiuta di prendere Dio alla leggera, noi possiamo almeno rifiutarci di prendere alla leggera i racconti di Dio, anche quelli della Bibbia, se presentano Dio come un Dio meno che prodigalmente accogliente: il Dio che Mosè, Gesù e Paolo hanno conosciuto.
– Quando la gente invoca il nome di Dio per svilire voi e le vostre relazioni, dove riuscite a trovare la forza per mettervi davanti a loro e dire “Non è così!” Siete stati capaci di farlo in passato? C’è qualcosa che vi trattenga dal farlo ora?
La nostra preghiera
Dio esageratamente amorevole
tu valuti la nostra compagnia più di quanto possiamo misurare,
più di quanto noi possiamo valutare noi stessi;
fa’ che il tuo amore straripi in noi e attraverso noi
così che nulla possa farci dubitare della tua lieta accoglienza.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI e dalla versione Nuova Riveduta
Testo originale: Ordinary Time through Reign of Christ Sunday Year C