Secondo il Vaticano, il ddl Zan va rivisto perché viola il concordato! Ma davvero?
Riflessioni di Massimo Battaglio
Sicché, secondo il Vaticano, il ddl Zan sarebbe scritto male e violerebbe il Concordato perché limiterebbe la libertà di espressione dei cattolici. Una balla talmente enorme che dovrebbero vergognarsi di pensarla. Invece, impuniti, i ministri della Santa Sede ce lo mandano a dire ufficialmente.
Lo fanno attraverso una nota spedita nientemeno che al Governo italiano in cui si chiede, con una faccia tosta mai vista, di rivedere il disegno di legge.
C’è una valanga di enormità in questo atto politico, a partire dalla sostanza dell’obiezione. Ci dicano le loro eminenze: dov’è che, secondo loro, la contro l’omofobia violerebbe la libertà di espressione dei cattolici? C’è persino un articolo che dice che tale libertà dev’essere comunque garantita. Tirano in ballo la questione delle scuole cattoliche, che, secondo loro, dovrebbero essere esentate da azioni di educazione al rispetto. Ma siamo seri? Insomma: nei sacri palazzi hanno letto il ddl Zan? E se no, come si permettono di ingerire su un atto politico che non hanno nemmeno preso in esame?
Ma non vale la pena discutere nel merito. Quella lettera inaudibile va rigettata molto prima di essere presa in esame. Un atto politico del genere, in cui il ministro degli esteri di uno Stato si permette di dettare la linea al Parlamento liberamente eletto dai cittadini di un altro Stato sovrano, è non solo grave nella sostanza ma pericoloso per gli equilibri internazionali. E’ esattamente così che iniziò la prima guerra mondiale.
Il fatto che tale atto non porti la firma del capo dello Stato in questione (cioè il Papa) ma solo quella di un suo ministro, è altrettanto grave. Così come è grave che non si rivolga al Presidente della Repubblica italiana ma al Governo, che non ha titolo alcuno di ingerire sul Senato. Praticamente, in Vaticano, il primo che si alza la mattina può prendersi la briga di ostacolare il corso di una legge di un Paese terzo “chiedendo” al potere esecutivo di quel Paese di compiere un illecito istituzionale.
C’è poi una questione di competenza pastorale. I signori cardinali credono infatti di poter esigere obbedienza non solo in materia di fede ma anche di scelte politiche? E’ una questione antica, che ritornava continuamente ai tempi della DC. Oggi però è più grave, innanzitutto perché la DC non c’è più e poi per le ragioni sociali e culturali per cui non c’è più, ovvero il fatto che l’Italia non è più, nemmeno come composizione sociale, un Paese unicamente cattolico.
E i cittadini italiani che non si riconoscono nella religione cattolica hanno gli stessi identici diritti di quelli che obbediscono ai dettati di Oltre Tevere.
Voglio rivolgere quest’ultima osservazione a tutti i miei amici cattolici. Facciamoci sentire! Non dobbiamo permettere che un gruppetto di cialtroni porporati, in nome di una libertà di espressione totalmente malintesa, si permettano di limitare la nostra libertà di cittadini e di figli di Dio. E non possiamo accettare che ci facciano fare una figuraccia di queste proporzioni di fronte al mondo.
Domenica prossima, proviamo a superare la giusta indignazione. Andiamo tranquillamente a messa ma sfoggiando una mascherina e una borsa raimbow. A chi provoca con le minacce diplomatiche, rispondiamo provocando col sorriso.