Seelsorge. Perché la questione omosessuale agita così tanto la vita della Chiesa cattolica
Riflessioni Antonio De Caro*, prima seconda
Colpisce la forza con cui la questione omosessuale agita la vita della Chiesa cattolica. La linea che divide conservatori e progressisti attraversa questo tema come pochi altri. Sembra che respingere o accogliere l’amore omosessuale sia una scelta decisiva da cui dipende la vita stessa della Chiesa, la sua credibilità e la sua missione. Come se la grazia dell’evento pasquale dipendesse solo da questo.
Come se difendere due versetti del Levitico fosse più importante, per i cristiani, del rinnovamento di vita promosso dalle Beatitudini e dal comandamento dell’amore. Non noto discussioni altrettanto accese su problemi moralmente più incisivi, come la povertà, le ingiustizie, la guerra, la violenza di ogni genere.
Una volta ho chiesto a una donna integralista come mai si accanisse con tanta asprezza sulla questione omosessuale, e non su altre, e la sua risposta è stata: “perché questa è la più scandalosa!”. Sembra quindi che la Sacra Scrittura, la tradizione e il magistero siano opportunisticamente sfruttati come alibi per coprire e giustificare un disgusto profondamente irrazionale, incapace di reggere a un autentico scrutinio morale.
Chiediamoci perché. In altre parole: il tema dell’omosessualità bussa alle porte della coscienza con un’urgenza notevole, che per esempio non si manifesta su altri temi, come la dignità della donna, la pena di morte, gli incidenti sul lavoro, la crisi ecologica. Come mai molti cristiani si sentono così turbati ed interpellati proprio dal tema dell’omosessualità?
Io avrei due spiegazioni, che darò fra poco. Intanto però faccio notare che di solito, per dimostrare che secondo la Bibbia l’omosessualità è peccato, vengono citati i famosi 6 testi che si chiamano “testi del massacro”, 3 nell’AT (Gen 19.1-19; Lv 18.22; Lv 20.13) e 3 nel NT (Rm 1.26-28; 1Cor 6.9-11; 1Tm 1.9-10). Si potrebbe aggiungere Gen 2; nessuna traccia nei Vangeli.
Nel momento in cui, per confermare la condanna dell’omosessualità, vengono citati questi versetti, non si fa mai riferimento al contesto storico-culturale in cui i rispettivi brani sono nati, alla loro intenzione comunicativa, alla loro applicabilità o non applicabilità al mondo di oggi.
Quindi se ne fa un uso fondamentalista, che non spiega il nesso fra la presunta proibizione e il valore morale che quel testo dovrebbe tutelare. E non lo spiega perché nel testo biblico non c’è. Il testo biblico non spiega perché sarebbe immorale per un uomo amare un altro uomo o per una donna amare un’altra donna.
Non lo spiega perché il testo biblico non pensa all’omosessualità in termini di orientamento naturale della persona (una nozione che a quel tempo non c’era) né in termini di progetto di amore serio, responsabile e costruttivo. Quindi alcuni citano e scagliano quei versetti come pietre sulla vita delle persone (ecco perché si chiamano “testi del massacro”), senza conoscerne il contesto redazionale e culturale né il contenuto etico (quale bene intendono tutelare questi passi biblici?). Il magistero della Chiesa Cattolica Romana per secoli ha fatto questo errore in cui ancora persevera (non si sa bene se per ignoranza, insensibilità o malafede).
La domanda è: perché vi ossessiona tanto la possibilità che esistano delle vite omosessuali moralmente serene, in cui la sessualità liberamente scelta sia un linguaggio della gioia, dell’intimità, dell’amore e della cura reciproca fra i due partner?
Se siete eterosessuali, nessuno vi sta costringendo a cambiare orientamento, natura, stato di vita. Quale minaccia percepite, di che cosa avete paura? Io credo che ci siano tre possibili risposte: 1) per secoli la Bibbia è stata adoperata come pretesto per giustificare il personale e irrazionale disgusto per l’omosessualità; se gli esegeti smontano adesso questo erroneo fondamento, vi sentite mancare il terreno sotto i piedi perché vi scoprite privi del sostegno per un disagio che è solo dentro di voi e per il quale non trovate altra giustificazione; 2) questo disagio nasce in alcuni dal fatto che NON sono omosessuali e l’idea di questo tipo di rapporto li disturba. Ma è ovvio!
Se non sei omosessuale, non devi nemmeno immaginare di esserlo, la cosa non ti riguarda, vivi tranquillo la tua vita di relazione, di intimità e di amore. Solo, rispetta chi è diverso da te. Se io non sono vegano, mangio tranquillamente la carne senza pensare che chi è vegano sia contro natura. 3) questo disagio nasce in altri dal fatto che sono omosessuali, ma si reprimono perché non sanno vivere questa situazione in armonia né hanno gli strumenti per difendere quello che sono; hanno quindi paura e tendono a soffocare con aggressività ogni situazione di libertà che possa farli sentire sconfitti.
Nessuno di questi casi riguarda la Parola di Dio, che rimane a splendere lì dov’era. A me omosessuale cristiano quella Parola reca solo una bella notizia: sono amato da Dio così come sono (come pure gli altri dovrebbero farlo) e posso costruire la mia vita, anche matrimoniale, nel segno dell’amore come dono di sé all’altro. Dio mi benedice per prendersi cura della mia anima e per fare sì che anche io possa prendermi cura dell’anima degli altri.
* Mentre traducevo la lettera dell’arcivescovo di Berlino, ho notato che vi si ripete molte volte una bellissima parola tedesca, dal suono particolarmente dolce: Seelsorge, che vuol dire “cura dell’anima”.
Antonio De Caro (Palermo 1970) collabora con La Tenda di Gionata per promuovere il dialogo fra condizione omosessuale e fede cristiana. Ha già tradotto dal tedesco i seguenti contributi: Teologi, biblisti e liturgisti cattolici si confrontano su “La benedizione delle unioni omosessuali (2020), “Mit dem Segen der Kirche?” La chiesa cattolica tedesca e le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale (2019). Sul tema ha pubblicato anche i seguenti saggi: La violenza non appartiene a Dio. Relazioni omosessuali e accoglienza nella Chiesa (2021) e Cercate il suo volto. Riflessioni teologiche sull’amore omosessuale (2019).