“Segnalate le scuole pro gay”. La Diocesi di Milano ordina e poi si pente
Articolo di Silvia Truzzi pubblicato su “il Fatto Quotidiano” il 14 novembre 2014
C’era una volta – qui, nella città con l’ambizione di essere una società aperta – un uomo di fede che ebbe la ventura di guidare la Diocesi per oltre vent’anni. Di Carlo Maria Martini – il cardinale amatissimo – si possono ricordare molte cose. Oggi vengono in mente le sue parole sugli omosessuali: “La Chiesa cattolica promuove le unioni che sono favorevoli al proseguimento della specie umana e tuttavia non è giusto esprimere alcuna discriminazione per altri tipi di unioni”.
E ancora: “Non è male che due omosessuali abbiano una certa stabilità di rapporto e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili”.
Non è sempre vero che il passare del tempo porta con sé il progresso se siamo qui a scrivere un articolo sul tentativo di mappare le attività pro gay nelle scuole, da parte della Diocesi di Milano.
Ne dava notizia ieri Repubblica, cui è stata girata una lettera. La missiva inviata da un collaboratore di don Rota (il responsabile del settore insegnanti di religione cattolica) è stata inviata a circa seimila insegnanti di religione.
E così recita: “Come sapete in tempi recenti gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un’idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale.
Per valutare in modo più preciso la situazione e l’effettiva diffusione dell’ideologia del ‘gender’, vorremmo avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte, sia di quelle in cui sono state effettivamente attuate iniziative in questo senso, sia di quelle in cui sono state solo proposte.
Per questo chiederemmo a tutti i docenti nelle cui scuole si è discusso di progetti di questo argomento di riportarne il nome nella seguente tabella”. Dal censimento alla censura il passo può essere breve.
La lettera era stata messa online su un sito cui accedono i docenti di religione, ma appena si è capito che il contenuto stava per diventare pubblico è sparita. Troppo tardi però: le polemiche erano già iniziate. L’associazione radicale Certi Diritti ha inviato un esposto al ministro dell’Istruzione; undici senatori pd hanno presentato un’interrogazione sempre a Stefania Giannini, chiedendo “chiarezza sull’iniziativa della Curia di Milano che ci appare grave e indebita”.
Sono arrivate, immediatamente, anche le reazioni delle associazioni. Il presidente nazionale di Arcigay, Flavio Romani, ha definito l’iniziativa “un abuso inaccettabile, che accende i riflettori su un tentativo, se non addirittura su una vera e propria pratica di controllo della scuola pubblica da parte della lobby ecclesiastica”.
La Diocesi però ha già fatto un’imbarazzata retromarcia: “La lettera è formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo scusa. L’intento originario era esclusivamente quello di conoscere dagli insegnanti di religione il loro bisogno di adeguata formazione per presentare, dentro la società plurale, la visione cristiana della sessualità in modo corretto e rispettoso di tutti”. Forse le parole di Papa Francesco – “chi sono io per giudicare un omosessuale” – non erano state ben intese alle latitudini meneghine.