Sei omosessuale? In Iran basta questo per essere condannato a morte
Articolo tratto da www.nessunotocchicaino.it
Nei paesi arabi l’omofobia da sempre è un crimine innominabile. In Iran, uno stato dove la teocrazia religiosa è forma di governo, basta essere gay per finire sul patibolo.
La pena di morte è prevista per omicidio, rapina a mano armata, stupro, blasfemia, apostasia, cospirazione contro il Governo, adulterio, prostituzione, omosessualità, reati legati alla droga. Per l’impiccagione viene normalmente usata una gru o una piattaforma bassa al fine di provocare una morte lenta e dolorosa.
Una corda sottile ma resistente oppure un cavo d’acciaio viene messa intorno al collo a mo’ di cappio fino a strozzare la gola provocando il dolore più atroce e rallentando il più possibile la morte del condannato.
In caso di lapidazione, il condannato viene avvolto da capo a piedi in un sudario bianco e interrato (la donna fino alle ascelle, l’uomo fino alla vita); un carico di pietre viene portato sul luogo e funzionari incaricati o in alcuni casi semplici cittadini autorizzati dalle autorità, compiono l’esecuzione.
L’art. 104 del Codice Penale stabilisce che “le pietre non devono essere così grandi da provocare la morte con uno o due colpi”, in modo che la morte sia lenta e dolorosa. Se il condannato riesce in qualche modo a sopravvivere, resterà imprigionato per almeno 15 anni, ma non verrà giustiziato.
27 luglio 2007: fonti iraniane in esilio hanno detto che alcuni tra i 16 impiccati della scorsa settimana in Iran, etichettati come “i più famosi Hooligans di Teheran”, sono in realtà stati giustiziati perché omosessuali.
La legge islamica dichiara che ogni atto sessuale al di fuori del matrimonio eterosessuale, è proibito. “In Iran, le leggi sulla sodomia sono raggruppate con quelle sulla violenza sessuale come lo stupro di minori,” ha detto Hossein Alizadeh, della Commissione Internazionale per i diritti umani di gay e lesbiche.
All’interno di un ampio provvedimento repressivo sui ‘comportamenti indecenti’ la polizia, a maggio, ha arrestato 1000 uomini nei distretti più poveri di Teheran.
L’attacco annuale all'”indecenza” solitamente inizia in estate quando le forze di sicurezza iraniana ammoniscono, arrestano e picchiano donne per violazione del rigido codice sull’abbigliamento. Secondo Alizadeh e Poore, l’etichetta ‘indecenza’ è spesso usata per screditare chi critica il regime. (Fonti: PinkNews.co.uk, 27/07/2007)