Sentinelle in piedi e il reato di omofobia, limitazione della libertà?
Risposta di Christian Albini a una lettera pubblicata sul mensile cattolico “Jesus” del gennaio 2015
Caro direttore, sono rimasta molto male nel leggere l’articolo di Christian Albini sulle “Sentinelle in piedi” (Jesus di novembre). I media hanno fatto davvero un ottimo lavoro nel presentare in modo negativo la protesta delle Sentinelle, e dispiace vedere come siano riusciti a persuadere anche persone come il collaboratore di Jesus.
Certo, le Sentinelle sono “contro”: contro lo stravolgimento del matrimonio, contro la possibilità che un bambino possa ritrovarsi con due “padri” o due “madri”, contro la diffusione dell’ideologia gender nelle scuole ma soprattutto contro ogni limitazione alla libertà di opinione e di parola.
Per punire la violenza contro i gay o contro qualsiasi altra persona o gruppo non serve una legge contro l’omofobia”: esiste già il Codice penale, con le aggravanti per motivi futili o abbietti. Ciò che in realtà si mira a ottenere con questa legge è il soffocare le voci critiche verso gli atti omosessuali e le opinioni contrarie al matrimonio gay e all’equiparazione del rapporto omosessuale a quello uomo- donna. È già accaduto in Gran Bretagna (dove vivo): la legge originariamente introdotta con l’intento di eliminare le discriminazioni viene ora regolarmente usata per soffocare e punire le voci di dissenso e critica verso comportamento omosessuale, matrimonio e adozione gay.
Si sono verificati casi di persone che sono state licenziate o sono state escluse da attività di volontariato per aver espresso pubblicamente parere contrario al matrimonio gay; è perfino accaduto che alcuni abbiano ricevuto le attenzioni della Polizia per aver affermato pubblicamente il pensiero biblico sugli atti omosessuali. Davvero vogliamo questo anche in Italia? Non ci è bastato un ventennio di dittatura? La libertà è un bene prezioso, se vivessi in Italia sarei anch’io in piazza con le Sentinelle.
Matilde Giulianelli
Reading (Uk)
.
Risponde Christian Albini:
.
Voglio assicurare la lettrice che non mi sono lasciato condizionare dai media, ma mi sono basato su quello che le Sentinelle dicono di sé. Il giudizio su una norma è una valutazione personale e non una questione di fede su cui si possono avere opinioni diverse. Personalmente, non concordo con la sua lettura.
Ma al di là di questo, c’è un aspetto che mi sembra molto più importante: nella comunicazione delle Sentinelle non ho mai riscontrato, mi si corregga se sbaglio, parole di simpatia verso le relazioni omoaffettive, di riconoscimento di una loro dimensione positiva, di apprezzamento per un desiderio di vita e di felicità.
A prescindere dai dibattiti sul matrimonio. Invece, si parla solo di una battaglia da combattere e di un fronte di nemici. Ecco perché parlo di un silenzio chiuso, che non si apre all’incontro. Come dire, «chi non è con noi, è contro di noi». Il Vangelo mi sembra puntare altrove.
Cito solo il cardinale Schönborn: «A Vienna, ho conosciuto due uomini di tendenza omosessuale che convivono da tempo, hanno fatto un patto civile. E ho visto come si sono aiutati quando uno di loro è caduto gravemente malato.
È stato meraviglioso, umanamente e cristianamente, come uno si è occupato dell’altro, restandogli accanto. Sono delle cose da riconoscere. Gesù ha detto: i pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno di Dio. E questo lo dice anche a noi, noi cardinali, vescovi, preti. Tante volte, anche se non approviamo questa forma di sessualità, possiamo inchinarci davanti a comportamenti umani esemplari» (Corriere della Sera, 14 ottobre 2014). Ecco, mi sembra manchino parole così.