Senza fissa dimora. Quando gay e lesbiche vengono rilegati nel confessionale
In questo periodo dell’anno, ritorna a preoccupazione per le “persone senza fissa dimora” e proprio ieri leggevo che se ne contavano ufficialmente più di 2.000 a Bruxelles. Una situazione davvero deplorevole, soprattutto all’avvicinarsi della grande operazione commerciale delle feste di fine anno.
Oserei dire che, in termini spirituali, è probabile che molti omosessuali cattolici si trovino in una situazione simile: che abbiano la sensazione di aver perso la loro casa spirituale o di non averla mai trovata.
Tuttavia, per venire al punto di questa nota, ci sono stati dei momenti in cui i cattogay hanno creduto che fosse stato fatto loro posto. Ho vissuto a Los Angeles, al momento del lancio del Ministero con Lesbiche e Gays Cattolici dal cardinale Roger Mahony (con una particolare insistenza sul “con”). Era il febbraio 1986 e sembrava normale immaginare un avvenire luminoso per le minoranze sessuali nella Chiesa Cattolica. Addirittura sembrava che i Cattolici fossero all’avanguardia in questo campo. Ahimè, che regressione!
A ricordarmi questo periodo californiano è stato l’eccellentissimo sito cattogay italiano Gionata. Dico “eccellentissimo” di proposito, visto che loro hanno avuto la buona idea di farmi l’immenso onore di tradurre e di pubblicare sul loro sito alcune mie note. Ancora grazie, per me è un grande onore. E il meno che io possa fare è di parlarvi regolarmente delle loro pubblicazioni.
In particolare della traduzione di un articolo piuttosto vecchio (agosto 1998), nel quale il Carmelitano Peter Liuzzi presentava la pastorale delle minoranze sessuali a Los Angeles. Alcune delle sue frasi lasciano un gusto amaro, in modo retrospettivo.
Ecco alcuni esempi: “Tutti ricorderanno che in passato, il solo indirizzo al quale doveva risiedere un omosessuale, era il confessionale. Si trattava di un peccato particolarmente vergognoso. Ma tutto questo è ormai passato!” (sospiro del sottoscritto)
“In futuro, continua padre Liuzzi, si potrà parlare chiaramente dell’omosessualità anche se alcuni troveranno che sia un argomento un po’ superato, visto il posto pubblico che prenderanno i gays e le lesbiche nelle parrocchie. Ma forse oggi alcuni non sanno che ci sono sempre più parrocchie che negli USA si aprono alle minoranze sessuali.
Qualcuno oggi dice che la pastorale per gli omosessuali è il risultato di un’ignoranza e di una paura residue da parte delle autorità cattoliche. Se conoscessero bene la situazione, non farebbero una pastorale particolare. Questa dunque non dovrebbe nemmeno esistere, ma essere compresa nella pastorale generale.
Anche altri sono del parere che essa non dovrebbe esistere. Ma sono quelli che pensano che la sola casa che debba accogliere degli omosessuali sia il confessionale. O addirittura il divano dello psichiatra.
Per fortuna la tensione tra fede cattolica e conoscenza personale dei gays sta scomparendo. Qualunque possa essere la tensione vissuta da genitori di omosessuali o loro amici. Senza che ce ne sorprendiamo, l’omofobia viene soprattutto da coloro che non conoscono personalmente persone omosessuali.
Io ho conosciuto e sono stato al servizio di persone omosessuali durante la maggior parte della mia vita sacerdotale. Dirigo questo dipartimento diocesano da nove anni e per me l’omosessualità non è un concetto astratto.
Il contesto dell’omosessualità, è in primo luogo la famiglia, questo luogo in cui ci si ama, in cui ci si preoccupa gli uni degli altri. E la Chiesa si mette diecisamente dalla parte degli omosessuali, ad esempio quando offre loro il battesimo. Ecco perchè è attualmente impossibile escludere dalla Chiesa i gay o le lesbiche.
Certamente, un vero conservatore deve far di tutto per conservare e proteggere i grandi misteri della fede. Da parte sua, un vero progressista deve dimostrare che la fede cristiana è sempre attuale e nello stesso tempo è sempre da reinventare per l’epoca in cui ci si trova ora.
Una Chiesa che fosse governata solo da conservatori o da progressisti andrebbe verso la sua rovina. C’è dunque una specie di “radicalismo centrista” che risulta molto adatto a definire quello che deve essere il nostro atteggiamento.
Un radicalismo incentrato sul richiamo urgente della Scrittura e della Tradizione a rivolgere lo sguardo a Cristo e a farne oggi il nostro Signore e il nostro Maestro. Da qui anche l’innovazione o lo sviluppo nella dottrina, una volta che la tensione tra progressisti e conservatori sarà passata.
Ecco un esempio di tensione estrema: da una parte quelli che dicono che non sarà possibile parlare di accettazione degli omosessuali da parte della Chiesa se non quando essa accetterà il matrimonio gay. E dall’altro quelli che affermano che, essendo l’omosessualità un peccato, non dovrebbe esserci una pastorale per gli omosessuali”.
Ma io ritengo che il passaggio più importante sia quando padre Liuzzi ricorda, per i lettori dell’articolo, qual’è la posizione della Chiesa sull’omosessualità. Chi tra voi conosce ciò che avviene oggi capirà subito perchè parlo di regressione.
Ecco ciò che dice il buon Carmelitano nel 1998: “Chiaramente, la Chiesa riconosce che ci sono persone di orientamento omosessuale. Questo è un dato di fatto, per la Chiesa, anche se le origini di questo orientamento non sono ancora scientificamente stabilite. Da allora, poichè la Chiesa Cattolica accetta questo fatto evidente, non si è più nella logica del peccato e della confessione. E questa diversità in termini di orientamento spiega perchè è necessaria una pastorale diversa ed adattata.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna che l’omosessualità si riferisce a delle relazioni tra uomini o tra donne che fanno l’esperienza di un’attrazione sessuale esclusiva o principale per persone del loro stesso sesso. Questa definizione è importante poichè utilizza dei termini dal contenuto positivo, come “relazione”, “esperienza”, “esclusivo”.
Non è d’altronde fatto cenno ad un’attività sessuale. Ecco quello che è un chiaro messaggio positivo da parte della Chiesa: l’omosessualità è una questione di relazione tra persone, e non di relazioni genitali o sessuali tra corpi umani. La Chiesa insegna chiaramente (sic) che l’omosessualità non è una cosa che si sceglie, ma che viene scoperta dentro di sè. La sola cosa che rientra nel concetto di scelta, è lo stile di vita che si desidera”.
Oggi, ahimè, vedendo l’attuale dottrina della Chiesa, questa ottimistica interpretazione del padre Liuzzi sembra quasi comica. Tuttavia anche il cardinale Mahony utilizzava un linguaggio simile. Regressione, vi dico. Oppure vuol proprio dire che che per uno o due decenni ci siamo cullati nelle illusioni.
Se padre Liuzzi dovesse fare oggi questi discorsi, verrebbe letteralmente arso vivo da Roma. D’altra parte, a quanto ne so, la pastorale degli omosessuali a Los Angeles è praticamente moribonda (ufficialmente a causa di restrizioni finanziarie), a parte la bella cerimonia per i 20 anni del dipartimento. Una cerimonia nella quale il cardinale Mahony ha brillato per la sua assenza, al contrario di quella di lancio, nel 1986.
Quanto allo stesso padre Liuzzi, si è trovato sul groppone una campagna di calunnie anonime, tra le quali anche voci riguardo alla pedofilia. Il tribunale l’ha discolpato più di una volta, ma sapete bene quali sono i danni provocati dalle dicerie.
Per ora, dunque, gli omosessuali sono ridiventati “senza fissa dimora”, a meno di non voler considerare che una frequente presenza nel confessionale equivalga ad un posto a tavola. E’ un po’ come se si dicesse che i topi e gli scarafaggi hanno il loro posto nella casa.
La sola cosa buona di questo accesso di nostalgia è che in materia di pastorale per le minoranze sessuali, basterà poco per riprendere le cose dal punto in cui eravamo stati costretti a lasciarle…
Testo originale: Reloger au confessionnal