Senza nascondersi. La vita incredibile di Bayard Rustin, un gay in lotta per i diritti civili
Articolo di David Smith pubblicato sul sito del quotidiano The Guardian (Stati Uniti) il 21 novembre 2023, liberamente tradotto da Innocenzo Pontillo
“Probabilmente non avete mai letto di Bayard Rustin nei libri di scuola”, ha ricordato l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama in una recente proiezione del film Rustin a Washington DC. Perché? Forse perché Rustin visse apertamente e sfacciatamente come persona gay negli anni ’50.
“Immaginatelo, pensateci”, ha affermato Obama rivolgendosi al pubblico dello Smithsonian National Museum of African American History and Culture. “Rustin è qualcuno che è stato abbastanza coraggioso da essere quello che era, nonostante il fatto che (negli anni ’50) sarebbe stato sicuramente ostracizzato, licenziato dal lavoro, messo da parte. Ed è quello che è successo, la maggior parte delle volte”.
L’attivista per i diritti civili e pacifista Rustin è il soggetto del primo lungometraggio narrativo della società di produzione di Barack e Michelle Obama, Higher Ground. Intitolato “Rustin” il film è in streaming su Netflix e racconta l’organizzazione della Marcia su Washington del 1963 per il lavoro e la libertà, durante la quale Martin Luther King pronunciò il suo discorso “I Have a Dream”.
Il film, interpretato da Colman Domingo e diretto da George C. Wolfe, è un ritratto dell’attivismo e dell’impegno di Rustin che affronterá i pregiudizi di alcuni leader dei diritti civili, ma che non si arrende: “Il giorno in cui sono nato nero, sono nato anche omosessuale. O credono nella libertà o nella giustizia per tutti, o non ci credono”.
Nato a West Chester, in Pennsylvania, nel 1912, Rustin fu un convinto sostenitore della protesta pacifica, in parte a causa della sua educazione quacchera, e contribuì a introdurre il concetto gandhiano di resistenza nonviolenta. Fu un consigliere chiave di Martin Luter King durante il boicottaggio degli autobus di Montgomery e tra gli organizzatori della Southern Christian Leadership Conference.
Come uomo gay, Rustin è stato costretto a convivere con le limiti e i pregiudizi della sua epoca (verso le persone gay), tra cui pestaggi e arresti. Nel 1953 trascorse 50 giorni in prigione e fu registrato come molestatore sessuale dopo essere stato scoperto a fare sesso in un’auto parcheggiata a Pasadena, in California (fu graziato postumo). Ma lui si rifiutò sempre di nascondere la sua sessualità.
John D’Emilio, autore di Lost Prophet: The Life and Times of Bayard Rustin, afferma che: “Gli anni ’40, ’50 e ’60 possono essere ragionevolmente descritti come i più apertamente omofobi nella storia degli Stati Uniti, dove l’oppressione delle persone LGBTQ era al suo apice e praticamente tutti coloro che avevano quella identità vivevano in silenzio o nascosti. Le persone conducevano quelle che venivano descritte come doppie vite, o indossavano una maschera e fingevano di essere eterosessuali, o si conformavano al genere eterosessuale.
“Rustin non ha mai preteso di essere eterosessuale. Se un’organizzazione o una rete di cui faceva parte stava organizzando un grande evento sociale o un ricevimento e lui aveva un fidanzato in quel momento, portava sempre anche il suo ragazzo anche se non lo indicava come tale, era ovvio per le persone che gli erano vicine e lavoravano con lui che era gay”.
Quando si trattò di realizzare (…) la marcia (per i diritti civili dei neri) su Washington, 60 anni fa, Rustin ebbe il sostegno sia di Randolph che di Martin Luter King (per contribuire ad orga izzarla), ma dovette anche superare l’omofobia di alcuni leader dei diritti civili che temevano che avrebbe fatto arretrare la loro causa.
Clarence B. Jones, avvocato e autore di discorsi di King, ricorda: “con Philip Randolph, il dottor King, io e un paio di altre persone ci siamo resi conto che avevamo una battaglia in salita perché c’era un gruppo di ecclesiastici conservatori neri che si opponevano al fatto che Bayard avesse un ruolo di leadership molto importante a causa del suo essere gay e a causa della sua condanna per sodomia“.
Jones, Randolph, King e i leader sindacali “complottarono meticolosamente” su come superare in astuzia i loro avversari conservatori ed assicurarsi che Rustin ottenesse il compito di coordinare la marcia su Washington. Jones mise in campo la sua profonda conoscenza delle Robert’s Rules of Order, una guida rispettata alle procedure parlamentari e organizzative.
Parlando al telefono dalla sua casa di Palo Alto, in California, Jones, 92 anni, ricorda: “… non avevamo né il tempo, né la probabilità di convincere le persone che si opponevano a Bayard a causa della sua omosessualità. In pratica non avevano il tempo per cercare di convincerli del nostro punto di vista. Ciò che abbiamo fatto è stato mettere in atto una procedura che impedisse loro di bloccare ciò che volevamo che faccesse”
(…) Jones diede un altro consiglio al famoso e loquace Rustin prima della riunione che avrebbe deciso il destino della marcia: “L’unica cosa che devi fare è tenere la bocca chiusa. Non sta a te pronunciare una sola parola per difenderti… Se vogliamo che qualcuno sia impressionato dalle tue credenziali, fai parlare Martin Luther King a tuo nome. La cosa migliore che puoi fare è stare zitto. Non c’è bisogno che tu dica niente”.
Jones ricorda come alcune figure illustri che avevano dedicato la loro vita all’uguaglianza razziale non ci vedessero quando si trattava di sessualità. “Ora, ciò che è veramente triste è che c’erano questi pastori neri ed un paio di leader sindacali che, da un lato, ti parlavano di quanto fossero dediti alla causa (…) nel movimento per i diritti civili.
“Eppure erano disposti a mettere da parte tutto questo perché non riuscivano a superare il fatto che, qualcuno che conoscevano come una persona capace, era omosessuale.
“… Rustin ha riunito una legione di giovani attivisti per pianificare la marcia, per far salire i manifestanti su autobus e treni ed assicurarsi che la marcia rimanesse pacifica. Ha attirato un quarto di milione di persone, tra cui star del cinema e musicisti, ed stato ampiamente accreditato per aver fatto pressione sull’amministrazione di John F. Kennedy affinché agisse sui diritti civili, portando infine all’approvazione del Civil Rights Act nel 1964 e del Voting Rights Act del 1965.
Ma a Rustin è stato a lungo negato l’inportanza che merita. Jones, che ha recentemente pubblicato un libro di memorie, L’ultimo dei leoni, dice di accogliere con favore il nuovo film su Rastin per aver corretto tardivamente questa situazione.
“Finalmente, dopo tutto questo tempo, si celebra il genio organizzativo e il successo della Marcia su Washington.
“Bayard Rustin non poteva predicare come Martin Luther King Jr. Non sapeva cantare come Peter, Paul e Mary o Bob Dylan. Ma non ci sarebbe stato nulla di cui cantare, non ci sarebbe stato nulla su cui Martin Luter King avrebbe potuto predicare se la marcia non avesse avuto successo. Ciò è stato possibile grazie alle capacità organizzative di Bayard Rustin, sostenuta dalla base dei sindacati e della gente di chiesa”.
Dal 1966 al 1979 Rustin è stato presidente del Philip Randolph Institute, un’organizzazione per i diritti civili di New York. Più tardi ha rivolto la sua attenzione all’attivismo LGBTQ+ e alla sua intersezione con la lotta per i diritti civili. Fu il primo a portare la crisi dell’Aids all’attenzione della NAACP (National Association for the Advancement of Colored People).
(…) In un’intervista per StoryCorps, Walter Naegle ha ricordato di aver incontrato Rustin nel 1977 mentre si recava a Times Square a New York: “Eravamo nello stesso angolo in attesa che la luce del semaforo cambiasse. Aveva una meravigliosa folta chioma bianca. Immagino che fosse della generazione dei miei genitori, ma ci siamo guardati ed è scoccato un colpo di fulmine”.
(…) Il matrimonio egualitario non era ancora stato raggiunto, così Rustin adottò legalmente Naegle come figlio per proteggere i loro diritti e assicurarsi che Naegle ereditasse il suo patrimonio. Naegle, ricorda che “Bayard non era certo a disagio con la sua sessualità ma la società del tempo era a disagio con la sua (omo)sessualità.
“Non si è mai nascosto o è stato nell’armadio per nascondersi, ma era certamente più facile camminare per la città, magari con il braccio intorno a me o tenendosi per mano, negli anni ’70 e ’80 di quanto lo era negli anni ’50 e ’60”.
Secondo Naegle, Rustin non portava rancore nei confronti degli attivisti per i diritti civili che lo avevano discriminato. “Stava bene. Sapeva chi era. Aveva una forte identità. Aveva un enorme sostegno da parte delle persone che contavano di più, vale a dire Philip Randolph, Alma Thomas, gente del genere. Non era così preoccupato per le altre persone e di quello che pensavano di lui. “
La coppia stava insieme da un decennio quando Rustin morì improvvisamente e inaspettatamente all’età di 75 anni nel 1987. Quando nel 2013 è stato insignito postumo della Medaglia presidenziale della libertà, Naegle ha ricevuto l’onorificenza a suo nome da Obama alla Casa Bianca.
(…) Naegle non ha dubbi sul fatto che a Rustin sia stato negato il riconoscimento che meritava durante la sua vita. “È abbastanza facile valutarlo e capire perché non è stato riconosciuto, sicuramente nei libri di storia e cose del genere”, riflette. “Ma chiunque legga le storie veramente serie del movimento (per i diritti civili), le impronte digitali di Bayard sono dappertutto. Non puoi evitarlo, per quanto ci provi.
… Cosa penserebbe Rustin degli Stati Uniti di oggi, dopo le elezioni di Obama e Donald Trump? Naegle riflette: “Sarebbe contento dei progressi, ma sarebbe cauto, molto cauto sulle cose che abbiamo attraversato negli ultimi due anni e che continuiamo ad affrontare.
“Non si sarebbe scoraggiato e depresso. Sarebbe stato là fuori a organizzare, sfidare e cercare di trovare un modo per riportare le cose nella giusta direzione. Ha capito che la storia è come un pendolo: oscilla avanti e indietro e avrai delle sconfitte, ma non significa che se ti arrendi te ne vai. Devi solo ripensare le tue strategie e uscire per continuare a combattere”.
(…) “La marcia (per i diritti civili) è stata un grande giorno nella storia degli Stati Uniti. È stato un trionfo e senza di lui non sarebbe successo”.
Testo originale: He never hid himself’: the incredible life of gay civil rights leader Bayard Rustin