Sessualità: Amoris laetitia o la gioia dell’amore?
Sintesi di Antonio De Caro dei contributi pubblicati sulla rivista francescana Tau-Wetter (Germania), n.2, agosto 2016
Nell’annuncio ecclesiale e nella pratica pastorale, la valenza liberatoria e vivificante della sessualità è stata, con tutta evidenza, lasciata in ombra; prevale un messaggio fatto in prevalenza di norme e divieti. Ma il sesso è la cosa più naturale del mondo; una sessualità felice è la cosa più bella del mondo – di conseguenza, gli abusi sessuali possono diventare l’esperienza più crudele del mondo.
La sessualità fa parte della persona e ne plasma le relazioni; essa raggiunge davvero il suo apice solo quando è un’esperienza integrata, cioè olistica ed autenticamente interpersonale. Solo quando entrambi i partner mirano al benessere vicendevole e accrescono la propria gioia rendendo felice l’altro, la sessualità può raggiungere il suo scopo ed integrarsi nella personalità e nella relazione.
L’enciclica Amoris laetitia è stata pubblicata il 19 marzo 2016, dopo i due sinodi sulla famiglia. A partire dalle affermazioni della Scrittura, il testo esamina il significato del matrimonio e della famiglia, a cui si collega quello dell’amore. In effetti, il tema centrale è proprio la famiglia come contesto dell’amore: è il motivo per cui il tema della sessualità viene presentato ma non approfondito.
Il papa intende affrontare i pericoli, le tensioni e le sofferenze cui sono esposte le famiglie di oggi, senza trascurare il rapporto con l’ambiente e con il mondo del lavoro. Prendersi cura della famiglia equivale a prendersi cura della società.
Il Papa riconosce che i vescovi appartengono a contesti socio-culturali molto diversi, per cui le posizioni espresse vanno da un estremo molto innovativo a un estremo molto conservatore. Occorre tenere conto di questa eterogeneità di fondo e demandare alle realtà locali la soluzione di specifiche esigenze pastorali, senza attendere necessariamente i dettami unificati del Magistero.
Un elemento costante del documento è la misericordia: nessuno può essere condannato in eterno, poiché questa non è la logica del Vangelo. L’approccio pastorale, misericordioso e comprensivo, serve però per riaffermare gli ideali e i valori della tradizione.
Occorre evitare di imporre un ideale astratto e perfetto del matrimonio, lontano dalle molteplici e concrete sfumature della realtà. Il matrimonio è un percorso dinamico di crescita e sviluppo. Questa premessa di fondo, però, non viene rispettata con coerenza, poiché in altri passi si parla sempre del matrimonio come sacramento indissolubile e immagine dell’amore fra Cristo e la Chiesa. Il rapporto fra uomo e donna viene considerato come immagine del progetto di Dio. Si coglie, cioè, una costante oscillazione fra posizioni conservatrici e posizioni innovative -anche nel campo dell’esegesi biblica.
Ampio spazio è dedicato all’amore come passione erotica. In generale, si parla positivamente della sessualità, più che nei precedenti documenti della Chiesa. La sessualità viene presentata come generoso regalo di Dio; si riconosce che ci sono gradi dell’amore, e un percorso di crescita che si sviluppa con la Grazia di Dio. Da un lato, però, si afferma che lo scopo dell’amore non è il piacere; dall’altro si afferma che il suo scopo è il piacere, ma in forma umana e con rispetto per l’altro.
Non si vuole imporre uno stereotipo di famiglia ideale, ma raccogliere le diverse esperienze di gioia, dolore e speranza. È positiva la percezione delle complesse e diverse situazioni delle famiglie, che non rendono possibile una normativa univoca. Viene riconosciuta la pluralità delle situazioni e dei contesti: vanno evitati quindi i giudizi che non ne tengano conto. La realtà viene considerata come sfida e stimolo a sviluppare una creatività missionaria.
Pur mantenendo la visione tradizionale dei ruoli di genere, il Papa ammette che le donne devono potersi realizzare culturalmente e professionalmente, senza perdere la loro vocazione alla maternità, e che gli uomini possono aiutare le donne nei lavori domestici senza perdere la loro identità virile.
Occorre un costante dialogo fra genitori e figli, in vista di una graduale educazione all’autonomia e alla responsabilità.
Sui temi delicati dei divorziati risposati e degli omosessuali, la presenza di posizioni inconciliabili all’interno del Sinodo ha prodotto formulazioni ambigue e indeterminate. Lo stesso vale per i temi del genere e dell’educazione sessuale. Le relazioni finali del Sinodo si oppongono all’ideologia gender. Gli studi di genere pongono però una questione di giustizia e devono essere adoperati come metodo critico per comprendere quanta parte dei ruoli di genere siano costruiti dalla storia socio-culturale.
Papa Francesco propone una pastorale animata dalla misericordia, capace di gradualità e discernimento. Le leggi morali non sono pietre da scagliare sulla vita delle persone; e coloro che si trovano in situazioni irregolari non vanno considerati necessariamente in peccato mortale e privi della Grazia salvifica. Si percepisce, però, talvolta un atteggiamento di paternalistica degnazione, che non sempre trasmette piena accoglienza verso tutte le persone.
Di fronte alla complessità delle situazioni reali, solo il discernimento pastorale, caso per caso, può generare aperture lì dove la dottrina rimane immutata. Occorre avere fiducia nella coscienza delle persone, per integrare i singoli nella vita della Chiesa in base alla loro specifica situazione.
Non prescrivere norme, ma offrire valori: la Chiesa non deve controllare, bensì promuovere la Grazia. Questi assunti però non rimangono coerenti, a proposito della morale sessuale, che mantiene i suoi divieti: per questo la Chiesa rimane per molti un’interlocutrice inaffidabile.
I fedeli, soprattutto giovani, percepiscono una grande distanza, quando non un contrasto, fra la dottrina della Chiesa e la sessualità vissuta, o fra la dottrina della Chiesa e i valori oggi percepiti come essenziali. Si avverte, quindi, la forte esigenza di una chiarificazione morale, di una motivazione etica delle norme, orientate al mondo della vita reale e in grado di condurre ad una esperienza libera e responsabile della sessualità.
Per parlare di sessualità è essenziale adottare un linguaggio positivo, fatto non di divieti ma di valori; principi di fondo devono esserne la dignità della persona e il primato dell’amore. La sessualità investe identità, relazione, piacere e fecondità (che quindi non è l’unico scopo della sessualità). Quando è sana, la sessualità rafforza e cura le relazioni, come linguaggio interpersonale dell’amore.
Le persone possono crescere gradualmente verso una dimensione via via superiore dell’amore e della sessualità, come espressione di intimità, fiducia e dono di sé: va, quindi, rispettata e riconosciuta la coscienza dei singoli. Forme sane di sessualità possono esistere anche al di fuori del matrimonio; forme perverse di sessualità possono esistere anche all’interno del matrimonio.
Aspetti negativi e distruttivi della sessualità sono, se mai, la manipolazione, lo sfruttamento, la violenza. Occorre quindi una valutazione etica motivata e differenziata. Se la Chiesa cambia la visione della sessualità, deve di conseguenza cambiare la dottrina.
Si tratta di rendere possibili l’autonomia, la partecipazione e la corresponsabilità. Si tratta di offrire uno spazio comprensivo e libero per la formazione di una cultura della relazione improntata a empatia, misericordia e riconciliazione.
Testo originale: Sexualitat. Amoris Laetitia. Uber die Freude der Liebe (PDF)